FOIBE ed ESODO:
I responsabili non furono solo i partigiani jugoslavi di Tito
CI FURONO ANCHE I COMUNISTI ITALIOTI
Nuovamente siamo chiamati a ricordare, con una Legge dello Stato,
la “Giornata del ricordo”, dedicata alla tragedia delle Foibe e
dell’Esodo e mi sento chiedere nei convegni e negli incontri con gli
studenti, come mai il “silenzio dei vivi” ha soffocato, per oltre 50
anni il ricordo degli orrori e delle tragedie del nostro confine
orientale.
Oltre 20000 scomparsi, dei quali quasi 5000, secondo i dati del
Governo Militare Alleato, finiti nelle foibe, voragini di origine
carsica, riempite dei corpi di uomini e donne rei di essere italiani,
vittime di un progetto di pulizia etnica, unito al disegno del
comunismo internazionalista di Stalin, condiviso dai “compagni”
comunisti italiani.
Un disegno che siamo in condizioni di provare nei suoi passaggi
fondamentali: gli accordi segreti, i cedimenti inconsapevoli del CLNAI,
l’eliminazione dei nemici, partigiani dell’Osoppo, a Porzus , il 7
febbraio 1945, o dei difensori dei confini della Patria, i militi del
Reggimento “Tagliamento” o i Bersaglieri del “Mussolini” o i marò della
X MAS .
Un disegno perseguito con tenacia ed ambiguità dal PCI e da Palmiro
Togliatti, attraverso la complicità con Padri della Patria, che
vendettero la sovranità nazionale e condannarono ad un esodo senza
ritorno oltre 350000 uomini e donne.
Già nell’Ottobre 1942, come riferito dal Prof. Tone Ferenc, professore universitario sloveno, nella sua pubblicazione La capitolazione dell’Italia
(Maror, 1967), eminenti personaggi friulani trattavano con gli sloveni
per la creazione di formazioni militari unificate…poi nell’ottobre del
1943, convocato dai partigiani veneti, Urban Vratusa, futuro Ministro
della Repubblica Federativa di Jugoslavia, formò a Vicenza la Missione
Slovena, con il compito di stipulare accordi militari tra i partigiani
comunisti del nord est ed il IX Corpus Sloveno del Maresciallo Tito.
La Missione Slovena “Berto”, come da documento dello stesso Vratusa,
prot.2269/77, incontrò LUIGI LONGO, FERRUCCIO PARRI, LEO VALIANI, MARIO
LIZZERO, e riuscì, dopo un lungo colloquio diplomatico, a fare dare
l’approvazione a questo progetto dal CLNAI, come da documento, tenuto
riservato per decenni, e riportato alla luce, dopo lunghe ricerche,
negli archivi preclusi ai ricercatori della VERITA’, datato 17.7.1944.
Nel documento il CLNAI “prende atto con soddisfazione degli accordi
stipulati tra il Comando Generale delle Brigate Garibaldi ed il
Comitato del IX Corpo d’Armata dell’Esercito di Liberazione Nazionale
Jugoslavo (NOVJ)
L’accordo determinerà il passaggio delle Divisioni garibaldine
comuniste “Natisone” e “Triestina” nel IX Corpus e la creazione di un
Comando paritetico, costituito da due Comandanti militari, di cui uno
italiano, “Sasso” Mario Fantin e di due Commissari Politici, di cui uno
italiano, “Vanni” Giovanni Padoan, coinvolto nel processo di Porzus,
scomparso ai primi di gennaio di quest’anno, e darà in qualche modo il
via libera ai gappisti di “Giacca” Mario Toffanin, della Federazione del
PCI di Udine di compiere la strage dei partigiani osovani, a Porzus e a
Bosco Romagno, con l’accusa di essere riluttanti all’annessione non
solo della Venezia Giulia ma anche del Friuli, sino al Tagliamento.
Una serie di passaggi formali, per riconoscere i diritti degli
jugoslavi sulle nostre terre, tra i quali l’ordine del giorno del 18
APRILE 1945, della Divisione Garibaldi “Natisone” che recita “…Trieste
ed il Litorale appartengono per diritto naturale e per decisione del
popolo alla nuova Jugoslavia democratica e popolare e chiunque osasse
tentare di spezzare questa unione sorta dalla lotta comune, sappia che
noi garibaldini del glorioso IX Corpo dell’Armata Jugoslava, la
difenderemo sino alla completa distruzione di ogni forza ostile…”
(Lubiana IZDG.b.251,fasc.I/4)
Il resto lo conosciamo: migliaia di uomini e donne italiani,
percossi, seviziati, infoibati, fatti sparire, trascinati nei campi di
sterminio di Borovnica, Lepoglava, Maribor, Skofia Loka, Aidussina ,
aperti sino al Febbraio del 1950 ( rif: Testimonianza Freddi Luigi ).
Tutta la documentazione, decine di fogli ingialliti, non comunicati al
popolo italiano, sono pubblicati insieme nella ristampa del volume
Sognare una Patria edito dal Centro Studi e Ricerche Storiche “Silentes Loquimur” di Pordenone.
E poi 350.000 esuli, privati con la violenza dei loro beni e del loro
futuro, costretti ad andarsene e a subire il ludibrio dei comunisti
italiani a Bologna, a Venezia ad Ancona ed ovunque arrivarono con le
loro poche cose, raccolte in voluminosi fazzoletti.
Una storia vergognosa, sancita da un vergognoso trattato di pace,
chiamato in ballo, nella data scelta per il ricordo, un ricordo che non
può appartenere solo agli istriani, ai fiumani, ai dalmati ed ai
giuliani, ma che resta una pagina poco conosciuta, per gli aspetti
rimossi dal silenzio dei vivi o dei vincitori.
Marco Pirina
Direttore del Centro Studi e Ricerche Storiche “Silentes Loquimur” di Pordenone
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