Lettera aperta all'Onorevole Kyenge
se Lei fosse un primate, noi,
nell’esiguo spazio di espressione concesso dal regime per il quale
Lei lavora, non avremmo la minima esitazione a indicarla come tale.
Denunceremmo tra le altre cose la singolare presenza di un
quadrupede peloso nel già affollato serraglio del consesso
parlamentare ponendo interrogativi legittimi se non addirittura
esprimendo una vibrante protesta. Lei però è una donna, una donna di
colore Signora Kyenge, una Congolese, una Africana. Una donna colta
secondo i parametri di un continente con il quale noi cerchiamo di
avere un approccio che abbia un senso contemporaneo, geopolitico,
intellettuale. Non troviamo il becero insulto costruttivo e neanche
efficiente come arma di confronto, soprattutto quando parte da un
nemico secessionista della Nazione Italia. Preferiamo l’accusa nuda
e cruda e sempre basata su considerazioni precise e circostanziate.
L’accusiamo quindi di colpe che tenteremo di illustrarLe e
perseguiamo la forma di tale accusa in modo che Lei comprenda tra le
altre cose delle differenze sostanziali sotto il profilo umano nella
Nazione che, oltre ad ospitarla, Le ha concesso una carica
istituzionale, la stessa che Lei oggi usa per colpire in maniera
diretta il nostro Popolo. Lei Signora è un ministro di questa
Repubblica che “subiamo” da quasi sette decenni e in questo
interminabile e penoso lasso di tempo, abbiamo visto cose che Lei
può agevolmente comprendere perché nel suo paese che una volta si
chiamava Zaire, il regime di Mobutu Sese Seko mostrò al mondo quanto
un abuso possa essere eccentrico e quanto un popolo, in cambio di
una ciotola di “Manioca” sia disposto ad accettare. Quando
l’esploratore/giornalista Yankee, Sir Morton Stanley, “Scoprì” a
fucilate il suo Paese, finanziato dal Re Leopoldo, non poteva
immaginare che si sarebbe aperto un lungo capitolo di sfruttamento
delle sue risorse in una colonizzazione durata fino al 1960, anno in
cui una Indipendenza del tutto cartacea consentì l’assassinio di
Patrik Lumumba e di migliaia di altri in una lotta non solo per il
potere e quindi lo sfruttamento teleguidato dall’Europa e dagli
Stati Uniti, ma sopratutto per stabilire una predominanza di fatto
tribale che perdura ancora ai giorni nostri.
La rapida nota storica, Signora, serve
per rammentarLe che nel suo paese, l’etnia, l’appartenenza contano.
Contano nella RDC, così come in tutto il Continente Africano.
Mettere al potere o in posizione comunque decisionale o influente
una appartenenza tribale “Inappropriata” significa ancora oggi un
bagno di sangue. Gli equilibri etnici sono la chiave in Africa di
ogni possibile convivenza (come è stato ampiamente dimostrato in
paesi come la tribale Libia, o in altre tragedie di cui giornalmente
possiamo effettuare la conta dei morti, dove etnia e religione si
mischiano in videogame splatter terribilmente reale che miete
annualmente centinaia di migliaia di vittime). Da decenni e cioè
pressappoco dall’inizio della fase postcoloniale, tranne che nel
caso straordinario Sud Africano, nonostante la presenza di migliaia
di Cittadini Africani di razza Bianca, nessun parlamento sub
sahariano (che ci risulti) conta su una presenza o un contributo
esecutivo extra-razziale. Il dato è forse irrilevante, tuttavia,
nella logica globalizzata di una correttezza politica planetaria ha
un peso che, nella Sua posizione privilegiata ed istituzionale di
Ministro della Repubblica, dovrebbe quantomeno analizzare,
sopratutto perché Lei nel parlamento italiano ha una funzione
assegnatele con precisa determinazione, come il nome dello stesso
Ministero affidatole esplica in maniera più che cristallina.
Immagini per un istante Sigora Kyenge un qualsiasi paese Africano
che vedesse gli immigrati di una Nazione limitrofa acquisire
inaspettati diritti, vantaggi sperequativi, una cittadinanza per sè
e per le proprie famiglie, nel mentre di una lunga crisi ad alto
impatto sociale. Immigrati che semmai, per una decerebrata strategia
politica perseguita in maniera pseudo-ospitale si vedono in larga
percentuale alla più umiliante marginalità e costretti semmai per
necessità o inclinazione allo spaccio di stupefacenti,
all’aggressione, al furto, alla rapina, all’illegalità commerciale,
alla violenza carnale, alla prostituzione. Insomma, una realtà
estranea al tessuto ormai fragile di ogni etnia, fatto di
tradizioni, di immaginario comune, di percezione del Divino, di
impostazioni relazionali, di storia, di orgoglio standard, di
appartenenza e di molto altro. Lei sa bene che questo porterebbe il
paese Africano in questione, indipendentemente dal numero di caschi
blu (come al solitoopportunamente) presenti nella regione, ad un
eccidio, ad una rivolta generalizzata, ad un genocidio. Lei si
renderà conto altrettanto bene che nel suo continente sarebbe
sufficiente che una invasiva comunità immigrata provenisse da oltre
le virtuali frontiere di una regione attigua e quindi con una lingua
in comune, con divinità in comune e l’identico colore della pelle,
che il conflitto si produrrebbe comunque. Certo Signora Kyenge,
l’Italia non è Africa e migliaia di anni di civiltà dovrebbero avere
prodotto non tanto una tolleranza diffusa ma perlomeno un metodo
corretto di gestione della ospitalità e del rapporto inter-culturale
e razziale all’interno di una società evoluta, ma… l’Italia
rappresenta un esempio disgraziato, dove una classe politica
largamente priva di specializzazioni di settore, convinta della
onnipotenza di una casta autolegittimatasi per decenni attraverso il
rito vuoto e patetico dei Ludi Cartacei, gode della prerogativa di
proporre una sciocchezza tattico-economica-antropologica come lo Ius
Soli, usando lei come medico Congolese per legittimare forse
antropologicamente la proposta. Proposta che, a nostro parere, ha un
obiettivo del quale non crediamo Lei sia interamente consapevole. La
Sinistra Italiana Signora, è la più sofisticata del mondo, nel senso
che si tratta delle propaggini salottiere e profumate di una piccolo
borghesia semi-acculturata che di oppressi e svantaggiati ha sentito
parlare a volte dal verduraio. Si tratta di una armata ipocrita di
ex studenti ai quali è stato insegnato un parametro rigido che è
quello del bene e del male in chiave para-progressista, quasi
cinematografica, laccata di un cattolicesimo negato ma interamente
assorbito. Una Sinistra innamorata un pò di Stalin e molto di un
Guevara che non conosceva le delizie dell’Happy Hour e la sciarpe di
Cashmere, sempre in bilico tra un Mantra Tibetano e i flauti andini
di Pan. In tempi nei quali lei era probabilmente una bambina, fu
diffuso in Italia un filmetto generazionale chiamato “Porci con le
Ali” nei quali in una sequenza si discuteva se… la Doccia fosse di
Sinistra e la vasca da bagno di Destra. Le sembrerà incredibile ma
l’aneddoto mostra una tendenza che persiste perché quei ragazzini
riccioluti dalla palpebra cadente per via della cannabis, con un
Marx mai letto su uno scaffale, sono diventati grandi e sono quelli
che oggi la cospargono di incenso fragrante e temiamo per il colore
simbolo della sua pelle più che per le sue capacità terapeutiche.
Quella sinistra Signora si rende conto che lo stato di privilegio
associativo istituzionale si sgretola progressivamente per tutta una
serie di ragioni tra le quali, il disprezzo profondo degli italiani
di ogni ceto e condizione che disertano tendenzialmente le Urne.
Pochi votanti = Poca legittimazione ma sopratutto, la inevitabile
tendenza a sfoltire una armata di nullafacenti di limitatissimo
talento e dagli stipendi stratosferici. A quella Sinistra
nomenklaturale e radical chic si è di recente aggiunta la Sinistra
Transnazionale, una frangia sicuramente più evoluta, già presente
nelle strutture “occidentali” che contano (Bilderberg & Co.), e già
ben inserita in quel binario tradizionale che prende ordini
direttamente dal padrone oltreoceano, e che nel nome di una
rottamazione senza precedenti, persegue in maniera prona e
reazionaria gli interessi (già sufficientemente tutelati) della
“prima democrazia del mondo”; tramite slogan “obamiani” ormai tanto
in voga e nel nome di modernizzazioni, privatizzazioni, e mendaci
speranze, vuole issare la bandiera a stelle strisce e consacrarci
come 51mo stato dell’Unione.
Cordialmente.
Unione per il Socialismo Nazionale.
20/07/2013
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