mercoledì 8 gennaio 2014

POMODORI CINESI !

Modifiche “sostanziali” a pomodori cinesi. Acqua e sale li rendono italiani

Una truffa smascherata fa nascere una polemica causata dalle solite incognite sulle leggi italiane. Per poter applicare l’etichetta italiana basta infatti lavorare il prodotto di importazione in stabilimenti italiani, ed è sufficiente che la modifica apportata al prodotto sia “sostanziale”. E così può persino accadere che un po’ d’acqua e sale italiani abbiano il magico potere di rendere il pomodoro del sol levante un pomodoro nostrano. Occhio. Quanti prodotti “sostanzialmente modificati” provenienti da chissà dove abbiamo sulla nostra tavola, che recano in bella vista l’etichetta italiana? Mah….
Roma. Pomodori di provenienza cinese che arrivano sulle nostre tavole trasformati in super concentrati e passate. È già successo e potrebbe accadere ancora, a causa di un “bug” nella legge.
«È frode», ha stabilito il giudice nel caso di un imprenditore del nocerino, in provincia di Salerno, che importava il prodotto base dalla Cina, aggiungeva acqua e sale, lo trasformava in concentrato e lo rivedeva. Per il giudice questa trasformazione non è «sostanziale», come invece prevede la legge. Da qui la condanna. «Ma siamo nell’interpretazione di una parola che potrebbe anche essere intesa diversamente», ci dice il capitano Vincenzo Ferrara, comandante del Nucleo Antifrodi dei carabinieri di Salerno e Sud Italia.

Proprio il Nucleo ha occhi vigili sul comparto, tenendo presente le maglie larghe della legge. «Il problema potrebbe riguardare latticini e tutti i prodotti trasformati in Italia con materie prime provenienti dall’estero». Il Nucleo  tra il 2010 e il 2012 ha sequestrato 4.173 tonnellate di pomodoro. La Cina è il primo produttore al mondo e l’Italia il primo importatore dal soil Levante.
72milioni di kg. di concentrato di pomodoro in fusti da 200 kg. sono stati importati  in Italia nel 2012 secondo la Coldiretti.
53%di tutto il pomodoro cinese importato in Italia viene preparato in provincia di Salerno, secondo la Coldiretti.



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