STORIA
Quando gli italiani difesero Buenos Aires
Questa
è una storia poco conosciuta, quasi inedita. Silvino Olivieri era un
militare nato in Italia, discendente da una famiglia di nobili origini.
Partecipò sin da giovane ai successi politici del suo paese arrivando a
comandare un corpo di volontari nella rivoluzione del 1848. Perseguitato,
emigrò a Montevideo, passando da Caseros, a Buenos Aires.
Durante il periodo in cui fu sottomessa questa città nel 1852, il governo
autorizzò agli stranieri la possibilità di armarsi e Olivieri si mise a capo
di 300 compatrioti che integrarono un corpo chiamato Legione italiana.
Questo corpo militare non si limitò ad esercitare un’azione di polizia, ma
si battè eroicamente in varie lotte, meritando grazie a lui il titolo di
Legione Valorosa e una decorazione consistente in una medaglia d’Onore.
Le donne del posto resero omaggio ad Olivieri con una bandiera che gli era
servita per guidare la Legione.
Quando terminò il soggiorno a Buenos Aires il battaglione fu congedato e il
suo capo tornò in Italia per prendere parte ad una nuova rivoluzione.
Scoperto, incarcerato, e condannato a morte, il governo di Buenos Aires
intercesse per lui.
Nel 1855, gli venne affidato un’altra volta il comando di una colonia
agricolo-militare, conseguenza di un suo progetto, nelle prossimità di Baja
Blanca. Il 28 settembre del 1856 fu tradito e assassinato da un gruppo di
suoi soldati subordinati. Alla sepoltura dei suoi resti avvenuta a Buenos
Aires,il generale Mitre pronunciò l’orazione funebre.
Il soggiorno di Buenos Aires
Dopo il suo soggiorno a Caseros, la guerra civile tornò ad accendersi “per
la pressione ardente degli accanimenti del partito”questo secondo uno
storiografo. Il 30 ottobre 1852,fu designato governatore titolare il dottor
Valentin Alsina.
Uno dei suoi primi provvedimenti fu di decretare un’amnistia e di nominare
comandante del dipartimento del centro della provincia il colonnello Hilario
Lagos, che accettò esprimendo il suo riconoscimento per la “ profonda
fiducia” che il governo gli dispensava.
Tuttavia, da parte sua, Lagos si mise in contatto con il governatore di
Santa Fe, Domingo Crespo, per neutralizzare questo fronte mentre otteneva la
collaborazione dei capi militari sul campo e, allo stesso tempo iniziava la
marcia su Buenos Aires, esigendo dal governatore Alsina la rinuncia al suo
incarico. Il 6 dicembre 1852 finì formalmente il suo incarico.
La guardia nazionale sotto l’ordine di Mitre ottenne da subito l’incarico
per la difesa . La disorganizzazione militare di Buenos Aires era tale, che
gli abitanti penetrarono indisturbati isolatamente o in gruppi. Fu disposto
che tutti gli abitanti prendessero il loro posto nelle barricate e nelle
trincee. Queste comprendevano una linea difensiva dal basso del Retiro, a
piazza Lorea fino a Conceptiòn e alla Residencia , rientrando in essa le
piazze Libertad, Parque e Monsterrat.
Conservare l’ordine pubblico
Il 9 dicembre il governo della provincia decretò: “tutti gli abitanti della
città, indifferentemente dalla loro nazionalità, sono autorizzati a prendere
le armi volontariamente, se lo desiderano al solo scopo di conservare
l’ordine pubblico in pericolo”. La popolazione straniera, riunita dalle
varie nazionalità, chiese armi e si organizzò in legioni.
La Legione italiana fu veramente agguerrita, intervenendo in parecchi
combattimenti, mentre le restanti fecero solo un servizio di polizia.
Collaborarono con Silvino Olivieri i suoi connazionali, il maggiore Eduardo
Clerici, i capitani Vialardi e Rodini, i tenenti Lorea, Erba, Mombelli e il
sergente Josè Guerrini, ecc-
I legionari si riunirono a lato di piazza Lorea, insieme al reggimento delle
guardie nazionali agli ordini del colonnello Domingo Sosa. Il suo battesimo
di sangue fu il 9 gennaio 1853 contro forze superiori, riuscendo a vincerle.
Parlando del comportamento di Olivieri in quest’incontro,un contemporaneo
riferisce: “la sua audacia si innalzò fino spingerlo in combattimenti corpo
a corpo… con il nobile proposito di proteggere e salvare uno ad uno i suoi
compagni… si precipitò con ammirabile valore mescolandosi tra le lance e le
baionette degli abitanti”.
Una conseguenza di questo combattimento fu la perdita del tenente Erba, il
cui corpo venne ricomposto nella cattedrale. La sua sepoltura fu
indubbiamente la dimostrazione di un forte apprezzamento tributato alla
Legione italiana da parte del popolo della capitale.
Con questa bandiera vincerai
Il 2 febbraio,Olivieri cacciò da piazza Lorea un nutrito gruppo di truppe
formate da cittadini che si erano arroccati in quel luogo. E il 21 aprile,la
legione si distinse per una brillante carica con la baionetta guidata dal
generale Urquiza, liberando la medesima piazza dagli ultimi residui nemici.
Come premio per quest’azione fu consegnata ad Olivieri una splendida
bandiera azzurra e bianca con lo scudo bordato in oro ed un’iscrizione in
italiano: CON QUESTA BANDIERA VINCERAI.
Una targa commemorativa accompagnava il riconoscimento con il seguente
testo:”Offriamo questa bandiera all’invincibile Legione italiana da parte di
Alcuni abitanti”
Corruzione.
La
fama della Legione italiana fece sì che il nemico cercasse di corromperla.
Prima della sua inattaccabile condotta il generale Hornos rivolse a questa
valorosa compagine il seguente discorso: “ Italiani, sono soddisfatto di voi
che fate in modo che il popolo e il governo riconoscano la vostra nobile
condotta e i vostri valori, che alcuni malvagi con infami seduzioni hanno
tentato di corrompere, pretendendo di far dimenticare la gloria che avete
ottenuto. Mi rivolgo a voi e ai vostri valorosi capi i quali vi mandano le
loro congratulazioni: siete degni della stima di questo popolo generoso”.
Il 28 di quello stesso mese ci fu un altro combattimento di pari intensità
contro di abitanti e soltanto dopo tre ore si riuscì a ricacciare
l’incessante fuoco. Il 9 maggio Olivieri si distinse alla testa dei suoi
bravi legionari, nel combattimento del cimitero inglese. Il generale Mitre a
proposito di questa giornata si espresse così: “La Legione italiana, diretta
dal comandante Olivieri, avanzò con coraggio indomabile, caricando con la
baionetta il nemico… costringendolo alla completa disfatta”. E il generale
Hornos, aggiunse: “Mi resta solo da dire che l’ intrepida Legione italiana,
con i suoi valenti capi in testa, è invincibile”.
Galloni per i “ valorosi”
Il 30 maggio la Legione italiana meritò il titolo di “valorosa” per essersi
battuta contro forze sei volte superiori alla propria e ad ogni soldato fu
riconosciuto un titolo onorifico. Il generale Mitre si espresse così in un
paragrafo: “Questi soldati si sono battuti uno a sei ed hanno dato prova di
grande serenità e valore individuale tutti insieme ed ognuno di loro
individualmente ”.
Il nobile comportamento della Legione in questo giorno motivò il seguente
decreto: “Considerando il governo, il valoroso comportamento della Legione
italiana durante la presente guerra e, in particolare la straordinaria
bravura che questa ha dimostrato nell’odierno combattimento, per aver
travolto le postazioni nemiche che tenevano il fronte, e per aver
perlustrato grandi spazi di terreno che occupavano la sua linea resistendo
vittoriosamente a forze sei volte numericamente superiori così abbiamo
accordato e decretato che: la Legione italiana, al comando del colonnello
Silvino Olivieri, abbia nel prossimo incarico il titolo di CORAGGIOSA,titolo
con il quale si distinguerà sempre negli atti ufficiali”.
Discorso
Il giorno 5 giugno, fu benedetta la bandiera della Legione. In queL momento,
il colonnello Olivieri si rivolse ai suoi soldati con queste parole: “A
soldati valorosi come voi siete , non ho bisogno di ricordare il vostro
dovere”.
Il giorno 11 giugno, il colonnello Olivieri, nell’ultimo incontro con solo
40 uomin,attaccò un distaccamento nemico numericamente superiore ,
disperdendolo. In questo combattimento furono feriti Olivieri, Clerici e
l’aiutante Calzadilla. Risultò morto con azione valorosa il tenente Mombelli.
La presenza militare di Olivieri durò fino al 13 giugno del 1853, non
subendo altri attacchi.
l Governo volle tributare stima rispetto e gratitudine alla Legione italiana
che si era battuta con il proprio sangue per difendere le istituzioni della
Provincia.Accordò dunque che sulla bandiera vi fosse la seguente iscrizione
in oro ornata da foglie di alloro:
“combatterono con gloria per la difesa di Buenos Aires. Anni 1852 e 1853 “
Il 14 agosto, la Legione italiana restituì le sue armi e il Governo apprezzò
nuovamente incensando i servizi prestati e accordando agli ufficiali l’uso
dell’uniforme e del cordone distintivo.
Olivieri, come sappiamo, tornò in Italia. Rientrato in Argentina nel 1895,
assunse il controllo di un’impresa molto più grande di protezione, che gli
costò la vita e della quale ci occuperemo in un’altra occasione.
Questo articolo è stato pubblicato in “Storia della città-una rivista di
Buenos Aires” (2, dicembre del 1999), che autorizza la sua riproduzione alla
difesa del popolo città di Buenos Aires.
Cuando los italianos defendieron a Buenos Aires
Por Juan Carlos Arias Divito *
Esta es una historia poco conocida, casi inédita. Silvino Olivieri fue un
militar nacido en Italia, descendiente de una familia de nobles. Actuó desde
joven en los sucesos políticos de su país, llegando a comandar un cuerpo de
voluntarios en la revolución de 1848. Perseguido, emigró a Montevideo,
pasando después de Caseros, a Buenos Aires. Durante el sitio a que fue
sometida esta ciudad en 1852, el gobierno autorizó a los extranjeros para
que pudieran armarse y Olivieri se puso al frente de 300 compatriotas que
integraron un cuerpo llamado Legión Italiana.
Este cuerpo no se limitó a ejercer una acción de policía, sino que se batió
heroicamente en varios combates, mereciendo por ello el título de Legión
Valiente y una condecoración consistente en un cordón de honor. Las damas
porteñas obsequiaron a Olivieri una bandera para el cuerpo que comandaba.
Cuando terminó el sitio de Buenos Aires, el batallón fue licenciado y su
jefe volvió a Italia para tomar parte en una nueva revolución.
Descubierto, encarcelado v condenado a muerte, el gobierno de Buenos Aires
intercedió por él. En 1855, otra vez aquí, se le confió el mando de una
colonia agrícola militar, consecuencia de un proyecto suyo, en las
proximidades de Bahía Blanca. El 28 de setiembre de 1856, fue traidoramente
asesinado por un grupo de sus soldados sublevados. Al sepultarse sus restos
en Buenos Aires, pronunció una oración fúnebre el general Mitre.
El sitio de Buenos Aires
Después de Caseros la guerra civil volvió a encenderse "por la presión
ardiente de los enconos de partido", según dice un historiador. Había sido
designado, el 30 de octubre de 1852, gobernador titular el doctor Valentín
Alsina. Una de sus primeras medidas fue decretar una amnistía y nombrar
Comandante del Departamento del Centro de la Provincia al coronel Hilarlo
Lagos, quien aceptó expresando su reconocimiento por la "profunda confianza"
que el gobierno le dispensaba.
Sin embargo, desde su puesto, se comunicó con el gobernador de Santa Fe,
Domingo Crespo, para neutralizar ese frente mientras recababa la
colaboración de los jefes militares de la campaña y, al mismo tiempo que
iniciaba la marcha sobre Buenos Aires, exigía al gobernador Alsina la
renuncia de su cargo. El 6 de diciembre de 1852, quedaba formalizado el
sitio.
La Guardia Nacional, bajo las órdenes de Mitre, tuvo a su cargo la defensa
en los primeros instantes. Pero la desorganización militar de Buenos Aires
era tal, que aisladamente y en grupos, penetraban los sitiadores sin ser
molestados. Se dispuso que todos los habitantes tomaran su puesto en las
trincheras. Comprendían éstas una línea defensiva desde el bajo del Retiro,
plaza Lorea, Concepción y de la Residencia, entrando en ella las plazas
Libertad, Parque y Monserrat.
Conservar el orden público
El 9 de diciembre, el Gobierno de la provincia decretó: "Todos los
habitantes de la ciudad, sea cual fuere su nacionalidad, están autorizados a
tomar las armas, si voluntariamente lo desean, al solo objeto de conservar
el orden público en peligro". La población extranjera, reunida por
nacionalidades, pidió armas y se organizó en legiones.
La Legión Italiana fue la verdaderamente aguerrida, interviniendo en
combates, mientras que las restantes no hicieron más que un servicio de
policía. Colaboraron con Silvino Olivieri sus connacionales, e1 mayor
Eduardo Clérici, los capitanes Vialardi y Rodini, los tenientes Lorea, Erba,
Mombelli, el sargento fosé Guerrini, etc.
Los legionarios guarnecieron el cantón de la plaza Lorea, conjuntamente con
el Regimiento de Guardias Nacionales a las órdenes del coronel Domingo Sosa.
Su bautismo de sangre fue el 9 de enero de 1853 contra fuerzas superiores,
consiguiendo vencerlas. Hablando de la actuación de Olivieri en ese
encuentro, un contemporáneo refiere: "Su arrojo le llevó hasta pelear cuerpo
a cuerpo... con el noble propósito de proteger y salvar a algunos de sus
compañeros... se precipitó con admirable valor mezclándose entre las lanzas
y bayonetas de los sitiadores".
Una consecuencia de este combate fue la pérdida del teniente Erba, cuyo
cuerpo fue depositado en la Catedral, dando lugar su sepelio a una
demostración de aprecio a la Legión Italiana por el pueblo de la Capital
Con questa bandiera vincerai
El 2 de febrero, Olivieri desalojó de la plaza Lorea a un nutrido conjunto
de tropas sitiadoras que se habían hecho fuertes en ese sitio. Y el 21 de
abril, formalizado ahora el sitio por las tropas al mando del general
Urquiza, la Legión se distinguió por una brillante carga a la bayoneta.
Al regresar de esta acción, le es entregada una hermosa bandera azul y
blanca con el escudo bordado en oro, asta forrada con terciopelo verde y
galones plateados, rematada en una moharra de plata, de la cual descendía
una cinta de seda verde con la siguiente inscripción en italiano: CON QUESTA
BANDIERA VINCERAI.
Una tarjeta que acompaña la ofrenda decía: "Ofrecemos esta bandera a la
invicta Legión Italiana. Algunas porteñas".
Soborno
La fama de la Legión hizo que el enemigo tratara de sobornarla. Ante su
intachable conducta, el general Hornos les dirigió esta arenga: "Italianos,
estoy satisfecho de vosotros v pondré en conocimiento del pueblo y gobierno
la noble conducta y valor vuestros, que algunos malvados con infames
seducciones han tentado empañar, pretendiendo haceros olvidar las glorias
que habéis obtenido.. Dirijo a vosotros y a los valientes jefes que os
mandan mis congratulaciones: sois dignos de la estima de este pueblo
generoso".
El 28 del mismo mes, sostuvo otro combate desigual contra los sitiadores, a
quienes consiguió rechazar después de tres horas de incesante fuego. El 9 de
mayo, Olivieri se distinguió a la cabeza de sus bravos legionarios, en el
combate del Cementerio Inglés (Hipólito Yrigoyen entre Pasco y Pichincha).
El general Mitre dice en su parte de ese día: "La Legión Italiana, dirigida
por el comandante Olivieri, avanzó con su bravura acostumbrada, cargando a
la bayoneta al enemigo... poniéndolo en completa derrota". Y el general
Hornos, al elevar este parte al Superior Gobierno, dice: "Sólo me resta
decir a VE. que la atrevida Legión Italiana, con sus dignos jefes a la
cabeza, es invencible".
Cordones para los "Valientes"
El 30 de mayo, la Legión mereció el título de "Valiente" por haberse batido
contra fuerzas seis veces superiores y a cada integrante se fe concedió un
cordón honorífico. El parte del general Mitre, expresa en un párrafo:
"Habiéndose batido uno contra seis y dado pruebas de mucha serenidad y valor
individual todos v cada uno de los que la componían".
El notable comportamiento de la Legión en ese día motivó el siguiente
decreto: "Considerando el Gobierno, el valeroso comportamiento de la Legión
Italiana durante la presente guerra y, particularmente la extraordinaria
bravura que ha ostentado en el combate de hoy, en que después de arrollar
los puestos enemigos, que tenía a su frente, ha recorrido triunfante un gran
espacio de terreno, del que ocupaban su línea, resistiendo victoriosamente a
fuerzas séxtuples, ha acordado y decreta: La Legión Italiana, al mando del
coronel Silvino Olivieri, tendrá en lo sucesivo el título de VALIENTE, con
el cual se le distinguirá siempre que se le nombre en actos oficiales".
Arenga
El día 5 de junio, fue bendecida la bandera de la Legión. En ese momento, el
coronel Olivieri dirigió a sus soldados tan sólo las siguientes palabras: "A
soldad valorosi come voi siete, io non ho bisogno di recordare il vostro
dovere" (A soldados valerosos como ustedes, no necesito recordarles su
deber).
El 11 de julio, el coronel Olivieri, en el último encuentro, con sólo 40
hombres atacó a un destacamento enemigo superior en número, dispersándolo.
En ese combate fueron heridos Olivieri, Clérici y el ayudante Calzadilla.
Resultó muerto en acción valeroso el teniente Mombelli. Como el sitio duró
hasta el 13 de julio de 1853, no hubo más acciones.
Considerando el Gobierno el mérito especial que habían contraído al defender
con su sangre las instituciones de la Provincia, quiso darle una muestra de
la estimación que le merecían sus relevantes servicios, como asimismo la
gratitud a que se le habían hecho acreedores. Acordó que llevarían en su
bandera la inscripción siguiente, en letras de oro orlada de un laurel:
"COMBATID CON GLORIA EN DEFENSA DE BUENOS AIRES. AÑOS 1852 Y 1853".
El 14 de agosto, la Legión Italiana devolvió sus armas y el Gobierno
agradeció nuevamente en una proclama los servicios prestados, acordando a
los oficiales el uso del uniforme y el cordón distintivo.
Olivieri, como sabemos, volvió a Italia. A1 regresar en 1855 a la Argentina,
asumió la conducción de una empresa de mucha mayor proyección, que le costó
la vida y de la que nos ocuparemos en otra oportunidad.
* Este artículo fue publicado en "Historias de la Ciudad – Una Revista de
Buenos Aires" (N° 2, Diciembre de 1999), que autorizó su reproducción a la
Defensoría del Pueblo de la Ciudad de Buenos Aires.