Il
Venezuela può andare in default?
di
Attilio Folliero
In
risposta ad una lettera ricevuta dall'Italia, le mie considerazioni
sul perché il Venezuela non andrà in default. Oggi si parla molto di
debito pubblico e di possibile default per esempio della Grecia,
dimenticando spesso gli USA, secondo me paese destinato al
fallimento; nei media internazionali si parla anche di un possibile
default del Venezuela, anzi certi analisti finanziari "interessati"
danno praticamente per scontato il default del Venezuela. Di seguito
il testo della lettera ricevuta. La lettera è firmata, ma per
correttezza evito di pubblicare il nome dello scrivente. "...
Sono uno studioso indipendente dei problemi dell’America Latina, ho
trovato la sua mail nel blog. Mi permetto di contattarla per avere
una sua opinione sulla situazione venezuelana, molti analisti
finanziari ritengono che il paese non riuscirà a pagare gli
interessi sul debito pubblico e fallirà, l’inflazione si aggira
intorno al 200% e inoltre so che a dicembre ci saranno le elezioni.
Cosa pensa che accadrà? La ringrazio in anticipo e la saluto
cordialmente".
Il Venezuela non andrà in default. Questa è la
mia opinione. E' vero che l'inflazione in Venezuela per l’anno in
corso si aggira attorno al 150-200%, cosi come pure è evidente una
contrazione del PIL e soprattutto delle riserve internazionali, che
un tempo erano il punto di forza dell'economia venezuelana; è vero
che i prezzi del petrolio continuano ad essere bassi e la situazione
economica generale del paese è difficile.
Gli analisti finanziari, di cui si parla nelle
lettera ricevuta che prefigurano il fallimento, il default del
Venezuela perché secondo loro non riuscirà a pagare gli interessi
sul debito, non prendono in considerazione alcuni elementi.
Ovviamente le loro analisi sono interessate, miranti a diffondere
nell’opinione pubblica internazionale proprio l’idea che il
Venezuela stia andando incontro ad un default, cosa della quale io
francamente dubito per i motivi che espongo a continuazione.
Prima di tutto il bilancio del governo
venezuelano, anche quando i prezzi del petrolio erano a 100 dollari
ed oltre, era compilato tenendo in conto prezzi notevolmente
inferiori. Anche il bilancio di quest’anno 2015, approvato a
giugno/luglio dello scorso anno, quando i prezzi del petrolio erano
ancora a 100 dollari, prevede un prezzo del petrolio a 60. Con un
prezzo attuale del petrolio attorno a 55 dollari, il bilancio
venezuelano presenta si un defici, ma non è enorme; per coprire
questa differenza il governo sta utilizzando differenti strategie:
ricorre alle proprie riserve internazionali, che in effetti stanno
diminuendo, essendo passate da 22 miliardi di dollari di inizio anno
ai 16 miliardi attuali (1);
sta impegnando una parte del proprio oro (2),
anche se in realtà le riserve auree del Venezuela sono stabili e
continuano ad essere le più alte dell’America Latina (3);
sta ricorrendo al prestito, soprattutto con i cinesi.
Altro fattore che molti analisti finanziari
dimenticano nelle loro analisi "interessate" sono le risorse
naturali di cui il Venezuela è ricco. Il Venezuela non possiede solo
petrolio, ma anche gas, bauxite (alluminio), ferro, coltan, terre
rare, acqua e assieme a tante altre anche oro.
Tutti sanno che il Venezuela possiede la
riserva petrolifera più grande del pianeta, al momento oltre 300
miliardi di barili, che saliranno sicuramente a 500/600 miliardi nei
prossimi anni. Quando si parla di riserva petrolifera si fa
riferimento al petrolio estraibile con la tecnologia attuale, la cui
estrazione è economicamente conveniente. In realtà la quantità di
petrolio presente in Venezuela è enormemente superiore; nella sola
Fascia dell’Orinoco, la regione con la più grande riserva
petrolifera del mondo, si trovano più di 1.100 miliardi di barili.
Man mano che la tecnologia progredisce si inglobano nelle riserve
effettive anche quei miliardi di barili che prima non potevano
essere estratti o non risultava economicamente conveniente estrarre.
Di questi dati gli analisti finanziari interessati pare proprio che
non ne tengano conto.
Anche le riserve di gas sono enormemente
aumentate in questi ultimi anni, diventando il Venezuela anche per
questo prodotto uno dei principali attori del mondo. Attualmente si
stima una riserva di 196.000 miliardi di piedi cubici di gas, che fa
del Venezuela l’ottava riserva di gas del mondo; secondo ENAGAS,
l’Ente Nazionale del Gas, il Venezuela passerà presto ad essere la
terza riserva di gas del mondo (4).
Ciò di cui “ignorano” molti analisti finanziari
è la grande ricchezza di coltan e oro presenti in Venezuela. Dato
che la maggior parte dei dati riguardanti le riserve delle risorse
naturali presenti nel nostro pianeta sono forniti dal US
Geological Survey (USGS),
ovvero l’Agenzia di Geologia del Governo degli Stati Uniti, molti
dati sono manipolati a sua convenienza. Per esempio, prima
dell’avvento di Chavez, al Governo dal 1999, il petrolio della Fascia
dell’Orinoco per l’USGS non era considerato tale, ma bitume
naturale, venduto a prezzi notevolmente inferiori al petrolio.
Oggi succede la stessa cosa con le cifre del
coltan e dell’oro. Il Coltan è una miscela complessa di columbite e
tantalite, due minerali della classe degli ossidi che si trovano
molto raramente allo stato puro. Il coltan si usa nell'industria
metallurgica per la preparazione di leghe metalliche con elevato
punto di fusione, per aumentare la resistenza alla corrosione in
alcuni tipi di acciai inossidabili; è utilizzato nell’industria
elettronica e dei semiconduttori per la costruzione di condensatori
ad alta capacità e dimensioni ridotte, usati in telefoni cellulari e
computer. È un minerale considerato strategico dal Dipartimento
di Stato degli Stati Uniti d'America, pertanto si comprende
facilmente la sua enorme importanza ed il suo elevato prezzo,
superiore a quello dell’oro e dei diamanti. Ebbene si stima che il
Venezuela, come annunciato da Chavez (5)
abbia riserve per oltre 100.000 tonnellate di coltan.
Per quanto riguarda l’oro, USGS stima che ci
siano nel mondo riserve per 55.000
tonnelate. Tali dati
però sono sicuramente sottostimati o per essere più esatti sono
manipolati, se è vero che altre fonti danno dati differenti (6).
La manipolazione riguarda i dati dei due paesi che possiedono le più
importanti riserve di oro, ovvero il Sud Africa ed il Venezuela. Il
Venezuela, secondo stime annunciate da Chavez, su studi di società
iraniane e russe, ha nel proprio sottosuolo riserve in oro per oltre
25.000 tonnellate (7).
Per capire tale dato basta dire che equivale a quasi tutto l’oro
detenuto da tutte le banche centrali del mondo.
Con tutte queste riserve di materie prime il
Venezuela può fallire? Può andare incontro ad un default?
Indubbiamente no! In caso di difficoltà estrema, per esempio potrà
sempre vendere a futuro la produzione di petrolio alla Cina, come in
effetti sta facendo, in cambio dell'anticipo dei pagamenti, ovvero
liquidità per pagare anche eventuali interessi sul debito.
Russia, l’altro importante partner commerciale
del Venezuela, secondo quanto rivelato da Max Keiser in una sua
recente trasmissione di Russia Today (8),
vorrebbe acquistare 5.000 tonnellate di oro che ovviamente non
riesce a trovare,perché nel mercato mondiale non esiste
tale quantità; anche la Cina, pur essendo oggi il primo produttore
mondiale di oro, davanti al Sud Africa, cerca continuamente oro.
Quindi in casi estremi il Venezuela potrebbe proporre a Cina e
Russia la creazione di società miste per la estrazione dell’oro
presente in Venezuela.
Infine c’è ancora un altro fattore di cui gli
analisti finanziari interessati non tengono conto: il Venezuela
potrebbe decidere di vendere in Bolivar. Fatto non preso in
considerazione da nessun analista internazionale. Il Bolivar è
la moneta nazionale del Venezuela, oggi debolissima, ma che potrebbe
apprezzarsi moltissimo. Il Venezuela vende petrolio in dollari, ma
potrebbe decidere di venderlo una parte in dollari ed una parte in
Bolivares; ciò costringerebbe i compratori del suo petrolio a
rifornirsi di Bolivares ovviamente dalla Banca Centrale del
Venezuela; l'aumento della domanda di Bolivares, rafforzerebbe il
suo valore rispetto al dollaro; ciò si tradurrebbe in una riduzione
del valore del debito espresso in dollari e quindi anche degli
interessi espressi in dollari; ma il Venezuela potrebbe anche
decidere di passare all’instaurazione del Bolivar d’oro. Ciò non è
utopia proprio perché il Venezuela possiede tantissimo oro, la
seconda riserva di oro del mondo e – ripetiamolo pure - praticamente
equivalente a quasi tutto l’oro che possiedono tutte le banche
centrali del mondo.
Il default di un paese ricco di risorse
naturali come il Venezuela non sembra proprio possibile. Il
Venezuela possiede i principali prodotti richiesti dal mercato
mondiale attuale: petrolio, gas, oro, coltan, bauxite, ferro, terre
rare, uranio (non sfruttato attualmente in Venezuela), senza
dimenticare il cacao “Chuao” la qualità di cacao più pregiata e più
richiesta nel mercato mondiale.
Effettivamente mancano le risorse economiche
per estrarre o aumentare l’estrazione di queste risorse naturali, ma
essendo tutte risorse altamente strategiche ed indispensabili alla
società attuale, non sarebbe difficile reperire gli investimenti
necessari, cosi come avvenuto per lo sfruttamento del petrolio della
Fascia dell’Orinoco; in poco tempo arrivarono investimenti per oltre
100 miliardi di dollari, tra i quali anche 7 miliardi di Euro da
parte dell’ENI.
Fino ad ora il Venezuela, grazie agli alti
prezzi del petrolio di cui ha goduto nell’ultimo decennio non si è
preoccupato di sviluppare gli altri settori o approfittare della
presenza delle altre risorse naturali e questo a mio avviso è stato
il principale sbaglio, ma non è mai tardi per porvi rimedio; anzi,
la caduta dei prezzi del petrolio obbligherà il Venezuela a
svilupparli.
In
quanto alle elezioni parlamentari di dicembre, tra i tanti colpi di
stato scoperti e quindi falliti c’è anche il possibile “colpo
parlamentare”
denunciato dal giornalista Jose Vicente Rangel, già Vice Presidente
della Repubblica con Hugo Chavez (9).
L’obiettivo dell’opposizione venezuelana sarebbe di effettuare un
golpe alla paraguaya, ossia ottenere la maggioranza assoluta alle
prossime elezioni di dicembre e poi votare la destituzione del
Presidente della Repubblica. Ovviamente sarebbe una procedura del
tutto illegale,perché la Costituzione non prevede tale strumento per
destituire il presidente. In ogni caso la vittoria elettorale
dell’opposizione non è certa, anzi la vedo difficile. Indubbiamente
l’opposizione ha una quantità di voti molto vicina a quella del
governo, come ha dimostrato l’ultima elezione presidenziale
dell’aprile 2013, in cui Maduro ha vinto con solo 200.000 voti di
vantaggio.
Alle prossime elezioni parlamentari potrebbe
anche avere un numero di voti superiore a quello dei partiti che
appoggiano il Governo, ma difficilmente potrà ottenere la
maggioranza dei deputati; infatti, bisogna considerare due fattori:
il primo, che in Venezuela vige il sistema elettorale maggioritario,
con l’elezione di un deputato per collegio; il secondo fattore da
considerare è il fatto che il voto dell’opposizione non è omogeneo
in tutto il territorio nazionale, ma si concentra nei quartieri più
ricchi delle grandi città; in tali zone arriva a prendere anche il
90%, come a Chacao o Baruta (nell’est della città di Caracas, tra le
zone più ricche del Venezuela); nella stragrande maggioranza dei
collegi popolari difficilmente potrà ottenere l’elezione del
deputato. Quello che sembra certo è la grande astensione come hanno
dimostrato le elezioni primarie dei partiti di entrambi gli
schieramenti: per l’opposizione hanno votato poco più di 500.000
elettori, ma si è votato solamente in un terzo dei collegi; per il
partito socialista hanno votato poco più di 3 milioni di persone e
si votava in tutti i collegi. In particolare nell’ultima elezione
del Partito Socialista potevano votare non solo gli iscritti al
partito (circa 7,5 milioni) ma tutti i cittadini venezuelani aventi
diritto al voto (circa 20 milioni). In definitiva ha votato il 15%
circa.
Tra l’altro per quanto riguarda l'elezione
dell'opposizione, ad oltre un mese di distanza non sono ancora stati
diramati i risultati e quindi gli eletti! In definitiva risulta che
le persone che non appoggiano il presidente ed il partito del
presidente non appoggiano neppure i partiti di opposizione, che sono
tanti, oltre una trentina, e mai si mettono d’accordo; ognuno è in
lotta con l’altro. I risultati dei vincitori non sono ancora stati
resi noti perché ci sono lotte intestine all’interno dei vari
partiti e quindi è probabile che alla fine si proporranno non i
candidati scelti dal popolo dell’opposizione, ma quelli derivanti da
subdoli accordi.
Ovviamente questo comportamento
antidemocratico influisce sull’astensione dei votanti che non
appoggiano Maduro, che in fin dei conti vanno a votare massivamente
solo quando si tratta di eleggere il Presidente, ovvero votare
contro il chavismo.
Riassumendo, per le prossime elezioni prevedo
una grande astensione, una elezione equilibrata per quanto riguarda
il numero dei voti, ma alla fine otterrà comunque la maggioranza la
coalizione che fa capo al presidente Maduro.
Secondo me, più che guardare a questa elezione
parlamentare bisogna rivolgere l’attenzione al possibile referendum
revocatorio del prossimo anno. In Venezuela esiste la possibilità di
revocare il mandato a tutti gli eletti, quindi anche al Presidente
della Repubblica a metà del periodo presidenziale. In questo caso
l’opposizione deve prima raccogliere un numero di firme sufficienti
per innescare il referendum, ossia il 20% degli aventi diritto al
voto, quindi all’incirca 4 milioni e poi ottenere la vittoria nel
referendum; ma non è sufficiente la semplice maggioranza
dell’opzione a favore della revoca del mandato, occorre che il
numero dei voti favorevoli alla revoca del mandato sia superiore al
numero dei voti ottenuti dal Presidente per la sua elezione; in
questo caso, Maduro avendo vinto con il 52% e circa 7,5 milioni di
voti a favore potrebbe anche perdere e quindi si aprirebbero scenari
completamente nuovi per il Venezuela.
Note
1) I dati delle Riserve Internazionali del
Venezuela reperibili nel sito della Banca Centrale del Venezuela (BCV),
Url: http://www.bcv.org.ve;
2) Vedasi articolo “Reuters: Venezuela
obtiene 1.000 millones de dólares por canje de oro”http://www.aporrea.org/internacionales/n269275.html;
3) Vedasi articolo “Venezuela mantiene las
mayores y más estables reservas en oro de América Latina”, Url: http://www.avn.info.ve/contenido/venezuela-mantiene-mayores-y-m%C3%A1s-estables-reservas-oro-am%C3%A9rica-latina;
4) Vedasi "Reservas gasíferas en Venezuela” nel
sito di PDVSA, Url:http://www.pdvsa.com/PESP/Pages_pesp/aspectostecnicos/gasnatural/reservas_gasiferas.html;
5) Vedasi articolo di Jairo Larotta del
16/02/2015 “Rusia y China irán al patrón oro. ¿Por qué Venezuela no
lo hace?” Url: http://www.aporrea.org/internacionales/a202791.html
6) Per esempio “Bureau
of Mines” degli Stati Uniti o il “South African Mineral Bureau”
danno altre cifre per le riserve del Sud Africa;
7) Vedasi articolo in nota 5;
8) Max
Keiser nella puntata di "Keiser Report" del 27/06/2015 trasmessa da
Russia Today; vedasi video della trasmissione dal minuto 18:30 in
avanti, Urlhttp://actualidad.rt.com/programas/keiser_report/178727-keiser-776;
9) Vedasi
articolo “José Vicente Rangel advierte que la derecha prepara un
golpe parlamentario similar al de Paraguay”, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2014/08/jose-vicente-rangel-advierte-que-la.html.
Nessun commento:
Posta un commento