PER TRIESTE ITALIANA
I moti per Trieste Italiana
1 giugno 1953: 3.000 alunni delle scuole triestine formano il tricolore più grande del mondo.
Il 3 novembre 1953 la bandiera italiana, nel 35°
anniversario dell’ingresso degli Italiani a Trieste dal 1918 e festa di
San Giusto, viene issata sul Municipio di Trieste a seguito della
Dichiarazione Bipartita dell’8 ottobre, ma subito dopo viene rimossa
dagli Americani.
Si formano cortei di protesta nella città, e nel
pomeriggio uno studente issa una bandiera italiana sul m onumento a
Domenico Rossetti davanti al Giardino Pubblico.
La folla viene dispersa, e la polizia civile della zona
A, reclutata dagli Inglesi tra gli elementi sloveni o filoslavi, rimuove
la bandiera.
Il 4 il Generale inglese filoslavo Sir Thomas Winterton,
Governatore di Trieste, impone al Sindaco Gianni Bartoli di rimuovere
il tricolore issato in vetta al Municipio di Trieste.
Bartoli coraggiosamente rifiuta, e il vessillo è rimosso
dagli Inglesi. Alla stazione ferroviaria di Trieste si forma un corteo
di mille persone, molte delle quali di ritorno dal Sacrario di
Redipuglia, dove si è svolta l’annuale cerimonia commemorativa.
La folla si ingrossa e un grande corteo arriva in Piazza
Unità e cerca di issare nuovamente il tricolore sul Municipio. Cortei e
incidenti si svolgono in varie zone della città (Via Carducci, Piazza
Goldoni, Piazza San Giovanni e Viale XX Settembre). La polizia disperde i
dimostranti. Hanno luogo battaglie contro la polizia a colpi di pietre.
Il 5 riaprono le scuole. Gli studenti entrano subito in
sciopero e formano un corteo che arriva fino in Piazza Sant’Antonio.
Arriva anche la polizia, che è accolta a lanci di pietre. I poliziotti
reagiscono con idranti e manganelli, e picchiano gli studenti
rifugiatisi dentro la chiesa di Sant’Antonio.
Incidenti scoppiano in tutta la città. Nel pomeriggio,
il Vescovo di Trieste Antonio Santin si reca in processione a
riconsacrare il tempio di Sant’Antonio, massima chiesa della città. La
polizia, giunta sul posto è accolta a pietrate. La polizia, al comando
di ufficiali inglesi, apre il fuoco ad altezza d’uomo e uccide due
persone, una delle quali è il quattordicenne Pierino Addobbati. In città
si verificano tumulti e assalti alle sedi anglo-americane, incendi e
devastazioni di automezzi della polizia.
Il 6 riprendono i tumulti e gli incendi delle auto della
polizia civile. Alcuni poliziotti vengono malmenati e disarmati. La
polizia apre il fuoco per difendere gli edifici del Governo Militare
Alleato. In tarda mattinata un’enorme folla converge in Piazza Unità, e
dà l’assalto alla Prefettura. La bandiera italiana è issata sul
Municipio e sul palazzo del Lloyd Triestino. I Triestini lanciano bombe a
mano sulla Prefettura. Intervengono truppe inglesi in assetto di
guerra.Gli Americani si chiudono invece nelle caserme. La polizia apre
il fuoco ad altezza d’uomo. Quattro Triestini sono uccisi. Nel tardo
pomeriggio la tensione si allenta. Titoli di scatola sui giornali di
tutto il mondo sulla situazione di Trieste.
Dura nota di protesta del Governo italiano ai Governi
inglese ed americano, cortei e manifestazioni in tutta Italia. Gli
Americani prendono le distanze dagli Inglesi, affermando che la polizia
civile triestina ha agito sotto ordini britannici.
I nomi dei caduti, tutti e sei soci della Lega Nazionale Italiana:
• Montano Saverio• Paglia Francesco
• Addobbati Pierino
• Manzi Leonardo
• Bassa Erminio
• Zavadil Antonio
Il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha
concesso la Medaglia d’Oro al Valor Civile alla memoria dei sei Caduti
del novembre 1953. La Lega Nazionale, promotrice di questa richiesta,
esprime viva soddisfazione per il riconoscimento del loro estremo
sacrificio.
5 e 6 novembre 1953:
Ricordiamo gli eroi Pietro Addobbati, Antonio Zavadil, Francesco Paglia, Saverio Montano, Erminio Bassa e Leonardo Manzi
Ricordiamo gli eroi Pietro Addobbati, Antonio Zavadil, Francesco Paglia, Saverio Montano, Erminio Bassa e Leonardo Manzi
05/06.11.1953 - Già da tempo, la città di Trieste, a
pochi chilometri dal confine sloveno, era in fermento. La popolazione
era preoccupata sul futuro della città e sul probabile passaggio alla
Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. La situazione degenerò nei
primi giorni del novembre 1953. Il 3 novembre, in occasione del
trentacinquesimo anniversario della Vittoria con l’ingresso degli
italiani a Trieste e festa di San Giusto, patrono della città, sul
Municipio fu issata la bandiera italiana ma subito rimossa e poi data
alle fiamme dalle autorità militari americane nonostante il coraggioso
rifiuto del Sindaco Gianni Bartoli su disposizione del Generale inglese
filo – slavo Thomas Winterton. Il 4 novembre intorno alle quindici e
trenta, un gruppo di circa duecento giovani triestini, la maggior parte
proveniente dalle cerimonie svolte nel cimitero di Redipuglia, uno dei
sacrari militari più grandi d’Italia e del mondo con oltre centomila
caduti della Grande Guerra, si radunò alla stazione ferroviaria
muovendosi verso Piazza Unità intonando l’inno nazionale italiano e
sventolando il tricolore. Durante il tragitto si fermarono proprio
davanti al Municipio chiedendo nuovamente di issare la bandiera
italiana. La polizia civile, guidata dal maggiore
inglese Challagan rispose alle provocazione, caricando la folla.
Incidenti in varie zone della città, da via Carducci a Piazza Goldoni,
da Piazza San Giovanni a Viale Venti Settembre. Il primo episodio grave,
il 5 novembre. Con la riapertura delle scuole, numerosi studenti,
provenienti anche dai paesi limitrofi, aderirono in massa alla rivolta,
ingrossando notevolmente il corteo. Intorno alle nove la polizia decise
di intervenire con l’uso di camionette con idranti per disperdere la
folla. Una carica violenta avvenne davanti alla chiesa di San Antonio
Nuovo. Alcuni dimostranti, per cercare rifugio, entrarono in chiesa. I
poliziotti, dopo aver sfondato il portone con la camionetta, caricarono
la folla con manganelli e esplosero alcuni colpi di fucile. Numerosi
feriti, tra i quali anche fedeli che si erano riuniti per celebrare la
Santa Eucarestia. Con lo spargimento di sangue e secondo un regolamento
ecclesiastico, la chiesa doveva essere di nuovo consacrata. La cerimonia
fu fissata per lo stesso giorno alle ore sedici e trenta. Mentre il
Vescovo, Antonio Santin, si recava in processione per la consacrazione
del tempio, la Polizia giunse sul posto e fu accolta da un fitto lancio
di pietre. Altre fucilate, ma questa volta a cadere sul selciato due
persone, Pietro Addobbati, quindici anni, e Antonio Zavadil,
cinquant’anni, portuale. Il secondo episodio grave, il 6 novembre. La
folla sempre più inferocita si diresse verso il Quartier Generale del
Fronte Indipendentista della Jugoslavia per chiedere l’esposizione
della bandiera italiana a mezz’asta sul Municipio. La
polizia intervenne all’istante aprendo nuovamente il fuoco sulla folla. I
cittadini di Trieste Francesco Paglia, ventiquattro anni, responsabile
del Fronte Universitario di Avanguardia Nazionale ed ex bersagliere
della Repubblica Sociale Italiana,Saverio Montano, cinquant’anni,
Erminio Bassa, cinquantadue anni, portuale, e Leonardo Manzi, quindici
anni, studente ed esule, fiumano furono uccisi. Il giorno dopo si
svolsero i solenni funerali nella Cattedrale di San Giusto alla presenza
di centocinquanta mila triestini ma anche cerimonie in altre parti del
paese come a Roma con la presenza di tutti i ministri di Governo. Cortei
e manifestazioni di protesta si tennero in tutta l’Italia. Il P
residente del Consiglio, Giuseppe Pella, chiese ed
ottenne scuse ufficiali dagli Alleati, anche se le autorità americane
presero subito le distanze dalle autorità inglesi, affermando che la
Polizia triestina aveva agito sotto ordini britannici. La tensione era
alle stelle tra Italia e Jugoslavia. Le truppe italiane furono schierate
sull’Isonzo per difendere il territorio. Lo stesso per la Jugoslavia.
Dopo febbrili consultazioni tra Londra, Washington, Roma e Belgrado la
situazione ritornò alla normalità evitando cosi un probabile conflitto
mondiale. Dopo tre anni dalla rivolta, il 9 novembre del 1956, la città
di Trieste fu insignita della Medaglia d’Oro al Valor Militare. In
occasione del cinquantesimo anniversario fu pubblicato un libro dal
titolo “I Ragazzi del ‘53” presso l’Università di Trieste e una targa
dedicata a Francesco Paglia, studente universitario. Soltanto il 22
ottobre del 2004, su richiesta della Lega Nazionale, Provincia e Comune
di Trieste, il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi,
conferì alle sei vittime degli incidenti la Medaglia d’Oro al Merito
Civile.
ONORE E GLORIA AGLI EROI !
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