giovedì 8 settembre 2016

I MARTIRI DI TRIESTE DEL 1953






PER TRIESTE ITALIANA
I moti per Trieste Italiana
1 giugno 1953: 3.000 alunni delle scuole triestine formano il tricolore più grande del mondo.

Il 3 novembre 1953 la bandiera italiana, nel 35° anniversario dell’ingresso degli Italiani a Trieste dal 1918 e festa di San Giusto, viene issata sul Municipio di Trieste a seguito della Dichiarazione Bipartita dell’8 ottobre, ma subito dopo viene rimossa dagli Americani.

Si formano cortei di protesta nella città, e nel pomeriggio uno studente issa una bandiera italiana sul m onumento a Domenico Rossetti davanti al Giardino Pubblico.

La folla viene dispersa, e la polizia civile della zona A, reclutata dagli Inglesi tra gli elementi sloveni o filoslavi, rimuove la bandiera.

Il 4 il Generale inglese filoslavo Sir Thomas Winterton, Governatore di Trieste, impone al Sindaco Gianni Bartoli di rimuovere il tricolore issato in vetta al Municipio di Trieste.

Bartoli coraggiosamente rifiuta, e il vessillo è rimosso dagli Inglesi. Alla stazione ferroviaria di Trieste si forma un corteo di mille persone, molte delle quali di ritorno dal Sacrario di Redipuglia, dove si è svolta l’annuale cerimonia commemorativa.

La folla si ingrossa e un grande corteo arriva in Piazza Unità e cerca di issare nuovamente il tricolore sul Municipio. Cortei e incidenti si svolgono in varie zone della città (Via Carducci, Piazza Goldoni, Piazza San Giovanni e Viale XX Settembre). La polizia disperde i dimostranti. Hanno luogo battaglie contro la polizia a colpi di pietre.

Il 5 riaprono le scuole. Gli studenti entrano subito in sciopero e formano un corteo che arriva fino in Piazza Sant’Antonio. Arriva anche la polizia, che è accolta a lanci di pietre. I poliziotti reagiscono con idranti e manganelli, e picchiano gli studenti rifugiatisi dentro la chiesa di Sant’Antonio.

Incidenti scoppiano in tutta la città. Nel pomeriggio, il Vescovo di Trieste Antonio Santin si reca in processione a riconsacrare il tempio di Sant’Antonio, massima chiesa della città. La polizia, giunta sul posto è accolta a pietrate. La polizia, al comando di ufficiali inglesi, apre il fuoco ad altezza d’uomo e uccide due persone, una delle quali è il quattordicenne Pierino Addobbati. In città si verificano tumulti e assalti alle sedi anglo-americane, incendi e devastazioni di automezzi della polizia.

Il 6 riprendono i tumulti e gli incendi delle auto della polizia civile. Alcuni poliziotti vengono malmenati e disarmati. La polizia apre il fuoco per difendere gli edifici del Governo Militare Alleato. In tarda mattinata un’enorme folla converge in Piazza Unità, e dà l’assalto alla Prefettura. La bandiera italiana è issata sul Municipio e sul palazzo del Lloyd Triestino. I Triestini lanciano bombe a mano sulla Prefettura. Intervengono truppe inglesi in assetto di guerra.Gli Americani si chiudono invece nelle caserme. La polizia apre il fuoco ad altezza d’uomo. Quattro Triestini sono uccisi. Nel tardo pomeriggio la tensione si allenta. Titoli di scatola sui giornali di tutto il mondo sulla situazione di Trieste.

Dura nota di protesta del Governo italiano ai Governi inglese ed americano, cortei e manifestazioni in tutta Italia. Gli Americani prendono le distanze dagli Inglesi, affermando che la polizia civile triestina ha agito sotto ordini britannici.

I nomi dei caduti, tutti e sei soci della Lega Nazionale Italiana:
• Montano Saverio
• Paglia Francesco
• Addobbati Pierino
• Manzi Leonardo
• Bassa Erminio
• Zavadil Antonio

Il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha concesso la Medaglia d’Oro al Valor Civile alla memoria dei sei Caduti del novembre 1953. La Lega Nazionale, promotrice di questa richiesta, esprime viva soddisfazione per il riconoscimento del loro estremo sacrificio.



5 e 6 novembre 1953: 
Ricordiamo gli eroi Pietro Addobbati, Antonio Zavadil, Francesco Paglia, Saverio Montano, Erminio Bassa e Leonardo Manzi


Onore e gloria agli eroi di Trieste!
05/06.11.1953 - Già da tempo, la città di Trieste, a pochi chilometri dal confine sloveno, era in fermento. La popolazione era preoccupata sul futuro della città e sul probabile passaggio alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. La situazione degenerò nei primi giorni del novembre 1953. Il 3 novembre, in occasione del trentacinquesimo anniversario della Vittoria con l’ingresso degli italiani a Trieste e festa di San Giusto, patrono della città, sul Municipio fu issata la bandiera italiana ma subito rimossa e poi data alle fiamme dalle autorità militari americane nonostante il coraggioso rifiuto del Sindaco Gianni Bartoli su disposizione del Generale inglese filo – slavo Thomas Winterton. Il 4 novembre intorno alle quindici e trenta, un gruppo di circa duecento giovani triestini, la maggior parte proveniente dalle cerimonie svolte nel cimitero di Redipuglia, uno dei sacrari militari più grandi d’Italia e del mondo con oltre centomila caduti della Grande Guerra, si radunò alla stazione ferroviaria muovendosi verso Piazza Unità intonando l’inno nazionale italiano e sventolando il tricolore. Durante il tragitto si fermarono proprio davanti al Municipio chiedendo nuovamente di issare la bandiera 

italiana. La polizia civile, guidata dal maggiore inglese Challagan rispose alle provocazione, caricando la folla. Incidenti in varie zone della città, da via Carducci a Piazza Goldoni, da Piazza San Giovanni a Viale Venti Settembre. Il primo episodio grave, il 5 novembre. Con la riapertura delle scuole, numerosi studenti, provenienti anche dai paesi limitrofi, aderirono in massa alla rivolta, ingrossando notevolmente il corteo. Intorno alle nove la polizia decise di intervenire con l’uso di camionette con idranti per disperdere la folla. Una carica violenta avvenne davanti alla chiesa di San Antonio Nuovo. Alcuni dimostranti, per cercare rifugio, entrarono in chiesa. I poliziotti, dopo aver sfondato il portone con la camionetta, caricarono la folla con manganelli e esplosero alcuni colpi di fucile. Numerosi feriti, tra i quali anche fedeli che si erano riuniti per celebrare la Santa Eucarestia. Con lo spargimento di sangue e secondo un regolamento ecclesiastico, la chiesa doveva essere di nuovo consacrata. La cerimonia fu fissata per lo stesso giorno alle ore sedici e trenta. Mentre il Vescovo, Antonio Santin, si recava in processione per la consacrazione del tempio, la Polizia giunse sul posto e fu accolta da un fitto lancio di pietre. Altre fucilate, ma questa volta a cadere sul selciato due persone, Pietro Addobbati, quindici anni, e Antonio Zavadil, cinquant’anni, portuale. Il secondo episodio grave, il 6 novembre. La folla sempre più inferocita si diresse verso il Quartier Generale del Fronte Indipendentista della Jugoslavia per chiedere l’esposizione 

della bandiera italiana a mezz’asta sul Municipio. La polizia intervenne all’istante aprendo nuovamente il fuoco sulla folla. I cittadini di Trieste Francesco Paglia, ventiquattro anni, responsabile del Fronte Universitario di Avanguardia Nazionale ed ex bersagliere della Repubblica Sociale Italiana,Saverio Montano, cinquant’anni, Erminio Bassa, cinquantadue anni, portuale, e Leonardo Manzi, quindici anni, studente ed esule, fiumano furono uccisi. Il giorno dopo si svolsero i solenni funerali nella Cattedrale di San Giusto alla presenza di centocinquanta mila triestini ma anche cerimonie in altre parti del paese come a Roma con la presenza di tutti i ministri di Governo. Cortei e manifestazioni di protesta si tennero in tutta l’Italia. Il P

residente del Consiglio, Giuseppe Pella, chiese ed ottenne scuse ufficiali dagli Alleati, anche se le autorità americane presero subito le distanze dalle autorità inglesi, affermando che la Polizia triestina aveva agito sotto ordini britannici. La tensione era alle stelle tra Italia e Jugoslavia. Le truppe italiane furono schierate sull’Isonzo per difendere il territorio. Lo stesso per la Jugoslavia. Dopo febbrili consultazioni tra Londra, Washington, Roma e Belgrado la situazione ritornò alla normalità evitando cosi un probabile conflitto mondiale. Dopo tre anni dalla rivolta, il 9 novembre del 1956, la città di Trieste fu insignita della Medaglia d’Oro al Valor Militare. In occasione del cinquantesimo anniversario fu pubblicato un libro dal titolo “I Ragazzi del ‘53” presso l’Università di Trieste e una targa dedicata a Francesco Paglia, studente universitario. Soltanto il 22 ottobre del 2004, su richiesta della Lega Nazionale, Provincia e Comune di Trieste, il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, conferì alle sei vittime degli incidenti la Medaglia d’Oro al Merito Civile.


ONORE E GLORIA AGLI EROI !









I FUNERALI DI UNA DELLE VITTIME



UNITA'
6/7/8/9  NOVEMBRE 1953












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