La menzogna di Ulisse - Il fatto storico del presunto olocausto
Caro Giovane Ragazzo,
intanto per proseguire questo percorso epistolare, partiamo dalla “Menzogna
di Ulisse”. Il fatto “storico” del presunto olocausto, dell’ asserito sterminio
programmato di 6 milioni di ebrei.
All’asilo del diritto insegnano che esistono due verità:
1 - la verità storica, o verità “vera”.
Quella conosciuta solo dal Buon Dio per chi crede. Una astrazione
filosofica;
2 - la verità processuale, ovvero quella raggiunta attraverso il rispetto delle
regole del processo. E qui vi possono essere tante diverse verità (anche
in contrasto tra loro) a seconda dei vari processi (il processo civile, il
processo penale, il processo amministrativo, il processo canonico etc.
etc.).
A Norimberga nel ’45 può dirsi raggiunta la verità processuale
sull’esistenza dell’olocausto? Si può sostenere che a Norimberga si sia tenuto
un processo che rispettasse i principi normalmente adottati nelle aule dei
tribunali del mondo civile? Assolutamente no!
A partire dai Giudici, prescelti individualmente dalle potenze vincitrici,
dalla impossibilità della difesa di poter difendere i propri assistiti. Un
esempio tra mille, l’accusa principale nei confronti degli imputati al “Non
processo” di Norimberga era quella di aver partecipato ad una guerra di
aggressione contro la allora Unione Sovietica.
Al punto 2) della dichiarazione di guerra consegnata dall’Ambasciatore
tedesco a Mosca, al Ministro degli esteri dell’allora U.R.S.S., si dà ragione
di tale dichiarazione di guerra con il fatto che l’U.R.S.S. fosse in procinto
di attaccare la Germania.
Questo fatto dell’imminente attacco sovietico è verosimile perché dalle
informazioni dei servizi segreti tedeschi risultavano 190 divisioni sovietiche
schierate in assetto di attacco sul confine con la Germania. I “servizi”
tedeschi si sbagliavano per difetto, non erano 190 le divisioni sovietiche
pronte ad aggredire l’Europa, ma trecento!
Oggi lo storico russo Suvorov conferma la circostanza che Stalin volesse
conquistare l’Europa spingendosi fino in Portogallo.
In un processo tale circostanza (dell’imminente attacco sovietico) sarebbe
stata dirimente per provare l’infondatezza dell’accusa contro gli imputati.
Alla difesa degli imputati fu negato il diritto di accedere alla
documentazione dei sovietici, così come quella delle altre Potenze vincitrici.
Al contrario al “ Non processo” di Norimberga, alla Pubblica Accusa veniva
consentito di attingere a piene mani dalla documentazione raccolta da parte dei
vincitori. Addirittura questa documentazione raccolta senza alcuna tutela sulla
sua genuinità (senza la presenza di difensori, senza alcuna regola), faceva
piena prova al dibattimento. Comprese le deposizioni rese sotto tortura.
Passiamo poi all’olocausto. A parti pressoché invertite, quando i tedeschi
scoprirono in Polonia le fosse di Katyn con i cadaveri di 2.000 (duemila!)
ufficiali dell’esercito polacco, anche se altre fonti parlano di oltre 9000
ufficiali scomparsi, i tedeschi non si limitarono a raccogliere testimonianze
orali, ma promossero una Commissione medica internazionale alla quale
parteciparono medici patologi anche di Stati neutrali alla guerra in corso (es.
Brasile e Svizzera) e persino (nella Commissione) con rappresentanti della
resistenza polacca in guerra contro la Germania. Per l’Italia partecipò nella
Commissione il professor Franz Pagliani poi dirigente del M.S.I.
Vennero riesumati e numerati tutti i cadaveri trovati sepolti, effettuato
un esame autoptico per accertarne ad uno ad uno le cause e il periodo di tempo
della morte.
La Commissione medica all’unanimità stabilì la responsabilità dell’U.R.S.S.
per quelle morti.
Al “Non processo” di Norimberga niente di tutto questo venne fatto. Le
montagne di cadaveri riportati nelle foto erano disgraziati morti di tifo i cui
corpi vennero riesumati per la propaganda dei vincitori.
Non venne mai fatta nessuna autopsia! Nessuna commissione medica accertò le
cause di quelle morti.
Nella commissione medica avrebbero potuto farne parte Stati neutrali come
l’Irlanda di Eamon de Valera e il Portogallo di Salazar (sono gli unici due
Stati che listarono a lutto le loro bandiere per la morte di Hitler), oppure
medici tedeschi, nessuno venne di tutti costoro venne invece coinvolto per
accertare scientificamente l’esistenza dello sterminio per il quale sono stati
mandati al patibolo quasi tutti i vertici del Reich.
Quasi tutti andarono al patibolo, non il numero due di Hitler l’architetto
Albert Speer, responsabile della produzione bellica nei campi c.d. di
sterminio.
Speer si difese dicendo che sarebbe stato “stregato” da Hitler. Per essersi
difeso con una sciocchezza del genere venne condannato solo ad una pena
detentiva e scampò il patibolo a differenza di tanti altri suoi coimputati con
enormi minori responsabilità.
Appare del tutto verosimile che Speer si sia salvato barattando la vita
mediante il tradimento e la consegna agli USA delle ricerche sull’arma atomica.
Non è certo un caso che solo qualche mese dopo la resa della Germania (maggio
’45) gli USA solo allora furono in grado di perfezionare gli inneschi della
bomba atomica sganciandola nel Luglio del 45 sulle città di Hiroshima e
Nagasaki (obiettivi civili e non militari).
Il “Non tribunale” di Norimberga è ulteriormente confermato dal divieto di
applicare agli imputati la consuetudine di diritto internazionale del “Tu quoque”, (anche Tu l’hai fatto…).
Sempre il “Non Tribunale” di Norimberga si è distinto applicando norme di
diritto penale con efficacia retroattiva. Alla faccia del principio giuridico
applicato in tutti gli stati civili, della irretroattività delle norme penali (nullum crimen sine lege), ovvero il
principio sacro della legalità penale.
Appare del tutto convincente considerare il “Non tribunale“ di Norimberga
un plotone di esecuzione mascherato da una finta legalità.
Da un plotone di esecuzione non può certo pervenire una verità processuale
. Essendo onere di chi afferma la veridicità dell’olocausto provarne
l’esistenza (onus probandi incumbit ei
qui dicit…), possiamo con assoluta tranquillità affermare che non sia stata
offerta la prova dell’esistenza dell’olocausto.
Finire in galera per avere negato l’esistenza dell’olocausto è un ulteriore
conferma della sua inesistenza. Le verità storiche si provano con la
razionalità della ragione e non con le manette. Con le manette si impongono le
falsità storiche.
Caro il mio giovane ragazzo, non temere di negare l’olocausto. Come disse
Ezra Pound agli agenti del F.B.I. che gli chiesero il perché un cosi celebre
Poeta fosse stato dalla parte dei vinti, Pound rispose: ”Se un uomo non ha il coraggio di
sacrificarsi per le proprie idee, o le sue idee non valgono nulla, o è
quest’uomo a non valere nulla.”
Alla prossima lettera.
Luigi Bellazzi
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