Plutocrazia farisaica
Una corretta inquadratura della storia del Novecento non può
prescindere dal mettere nel giusto rilievo l’accorta regia americana per
raggiungere il predominio economico mondiale, purtroppo ormai
conseguito.
Infatti, a ben vedere, le due guerre mondiali, come ha giustamente rilevato Luigi Saverio(1),
si configurano come due episodi convergenti di un unico disegno che ha
scatenato le due guerre - ormai riconosciute come vere e proprie guerre
civili europee - per ottenere l’abbattimento della supremazia europea ed
il conseguente sfaldamento degli imperi coloniali, che apportavano
ricchezza al Vecchio Continente, lasciando così campo libero
all’affermarsi dell’egemonia economica mondiale di Wall Street.
Questo disegno così articolato e sincronizzato poteva riuscire soltanto
con il coordinamento spregiudicato e cinico della massoneria universale,
che si è avvalsa di ignominiose collusioni e criminali favoreggiamenti
di tanti europei infiltrati nei più alti gradi dell’establishment.(2)
La strategia callida adottata dal “Supremo Grande Oriente Universale” di
Wall Street fu semplicemente quella di spingere gli europei a
combattersi fino al vicendevole annichilimento, e di intervenire poi, a
guerra ormai conclusa, per poter assidersi prepotentemente e
pesantemente al tavolo della pace, determinando ogni volta, a Versailles
ed a Parigi, le condizioni che avrebbero riacceso le rivalità fra
europei.
Si rifletta bene.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
MASSONERIA
Volendo esaminare, in particolare gli eventi a noi più vicini e
brucianti della seconda guerra mondiale, risalta con immediatezza e
chiarezza l’uso strumentale dell’illusorio ideale democratico,
liberaleggiante, “libertario”, nella propaganda per abbattere gli stati
autoritari. Qui è più difficile riconoscere la linea di fondo della
strategia, in quanto l’ideale democratico è stato ormai mitizzato
dogmaticamente; il popolo è stato illuso di essere “l’unico depositario
del potere” secondo le sue “libere” convinzioni. Ma basta riflettere
invece in realtà, sul potere enorme che hanno oggi, in maniera sempre
più crescente gli attori della propaganda, (i cosiddetti ”opinion
makers”, cioè letteralmente “fabbricanti di opinioni”) per suggerire,
diffondere, ribadire e confermare le opinioni del popolo, distratto
oltretutto, con l’antica, ma sempre valida strategia del “panem et
circenses”, dai pur gravi problemi che l’affliggono.
Oggi i mass-media hanno incapsulato i nostri più profondi convincimenti, i nostri più reconditi pensieri.
Il mito della libertà, della democrazia, dell’indipendenza, si conferma
soltanto come un mito, ma l’illusione democratica resta tenacemente
incastrata nelle nostre menti offuscate da un diluvio monocorde di
informazioni suggestionanti.
Infatti la tanto strombazzata libertà di stampa resta limitata ed in
pratica annullata dalla difficoltà di procurarsi i capitali per
sopperire ai carichi finanziari necessari per la realizzazione e per la
diffusione. Centuplicatamene poi la stampa che conta, e non solo la
stampa, ma ancora peggio le radio, le televisioni cosiddette “libere”,
il cinema, l’editoria, hanno bisogno di consistenti impegni finanziari
geometricamente proporzionali all’importanza del mezzo di suggestione
ideologica.
E qui sta il nocciolo della truffa: attraverso un’oculata e attenta
inondazione di sovvenzioni occulte si è padroni della stampa e del resto
dei mass-media più importanti, la minuta informazione si può lasciare
alla libera iniziativa individuale, tanto quel che importa è fabbricare
l’opinione di una maggioranza. E non sarebbe importante neanche arrivare
a catturare le coscienze della maggioranza del popolo, è sufficiente
arrivare a plagiare la maggioranza dei votanti!
Passando alle cifre: in quei paesi, come la stessa America, dove vota
poco più del 50 per cento del popolo, basta arrivare a convincerne un 26
per cento per ottenere una maggioranza che autorizzi anche i più
criminosi disegni di chi abbia avuto la possibilità finanziaria di
asservire mass-media e partiti.
Questo sporco gioco finanziario a maggior ragione ha efficacia nel
sostenere qualche partito politico, dove è evidente per chi voglia
rifletterci, l’enormità crescente delle spese per necessità
organizzative, di propaganda e quant’altro. E’ pur vero che ci sono
stati leaders che hanno usufruito di finanziamenti per svolgere un loro
disegno politico indipendente, ma la necessità di ottenere e conservare
un sostegno finanziario finisce per ridurli al vassallaggio.
Ciò premesso, vogliamo esaminare i retroscena delle vicende che più ci toccano da vicino.
La particolare guerra civile che dilaniò l’Itala fu voluta fortemente
dagli angloamericani che la finanziarono largamente e senza rimetterci
una lira, anzi guadagnandoci sopra al cambio, e addebitandone gli
importi alle finanze già esauste del regno del Sud.
Dunque gli “Alleati” assoldarono mercenari disposti ad assassinare quei
compatrioti che, essendo fascisti, non erano disponibili ad accettare il
vassallaggio agli americani. Le sanguinose tragedie della guerra civile
ebbero anche l’effetto - producente ancora per gli americani - di
dilaniare il contesto nazionale italiano, annientandone praticamente la
potenzialità di indipendenza e contribuendo ad incrinare ulteriormente
il lacerato contesto unitario europeo.
In breve anche quegli illusi partigiani che credevano di impegnarsi
nelle lotte fratricide più criminali per ottenere il trionfo del
comunismo, finirono invece ciecamente per favorire il trionfo del
supercapitalismo internazionale di Wall Street.
Ed il vassallaggio assassino continuò e fu farisaicamente tollerato
anche dopo la fine della guerra; e furono tollerate ed avallate le
cosiddette corti di assise straordinarie (le minuscole sono d’obbligo).
Si otteneva così la selezione e poi l’eliminazione cruenta dei fascisti
più convinti ed ideologizzati. Ancora conformemente gli americani non
hanno opposta alcuna remora nel consegnare ai partigiani, o alle CAS che
li richiedevano, quei prigionieri di guerra che erano reclusi nei loro
campi di concentramento. Si otteneva così il doppio effetto di far
trucidare i più irriducibili oppositori al capitalismo e di rinfocolare
il desiderio di vendetta dei fascisti verso quelli che apparivano
idiotamente i responsabili della Mattanza. Ma si generarono inoltre
nella massa non impegnata sentimenti di orrore, di repulsione e
sbigottimento che hanno contribuito a scavare un solco profondo tra
italiani.
Anche questo fece gioco per l’America occupante e padrona. Divide et impera.
Tuttavia, paradossalmente, gli oppositori al regime di occupazione
nel Sud invaso, fascisti clandestini, non venivano sottoposti a
trattamenti altrettanto feroci, nonostante le pene di morte
esplicitamente minacciate dai bandi dell’AMGOT (Allied Military
Governement of Occupied Territory).
Può sembrare strano, ma i Tribunali Militari Territoriali di Guerra del
regno del Sud, strettamente monitorati dal regime di occupazione, in
tutti i numerosi processi di cui ebbero ad occuparsi, furono costretti a
sconfinare nell’assurdo giuridico pur di evitare le pene di morte
previste dal Codice Militare di Guerra per i numerosi fascisti
appartenenti a bande armate.
Gli stessi agenti del CIC, il controspionaggio americano, si occuparono
spesso di relegare in campo di concentramento per la durata della guerra
quei fascisti che potevano costituire una preda per tante corti di
giustizia italiane, sottraendoli così al loro zelo antifascista. Esempio
paradigmatico è il trattamento riservato a una ventina di fascisti
clandestini del Gruppo “Onore” di Roma, inviati in campo di
concentramento, suscitando le ire di qualche zelantissimo funzionario di
polizia in foia di promozione, di cui sono state rintracciate le
testimonianze nell’Archivio Centrale dello Stato. Un altro esempio
sensazionale è la vicenda della leggendaria principessa Maria
Pignatelli, che, inviata nel tempo in vari campi di concentramento, non
fu mai sottoposta a processo.
La spiegazione di tanti paradossi sta nel voler preservare elementi
sicuramente anticomunisti, che avevano dato prova di coraggio, forza
d’animo e spiccato senso dell’onore e quindi fedeltà alla parola data. E
pertanto, tra tanti tiepidi anticomunisti badogliani, ambigui e poco
affidabili, gli unici a poter dare una seria garanzia di impegno
anticomunista, erano proprio quei fascisti.
Analogamente gli americani dell’OSS si comportarono con gli appartenenti
alla Decima, ritenuti giustamente anticomunisti, e in molti casi a
torto anche scarsamente ideologizzati in senso fascista.
Quando, nell’immediato dopoguerra, polizia e magistratura
neo-democratiche cominciarono ad arrestare un po’ dappertutto i reduci
della X Mas che erano tornati alle loro case, il ten. MOVM Luigi Ferraro
andò a protestare al Comando Alleato a Venezia, che inviò
immediatamente dispacci urgenti a tutte le polizie per effetto dei quali
tutti gli arrestati furono prontamente rilasciati. Tutti, tranne il
guardiamarina, agente speciale Gino Kalby, rimasto in carcere per la
pervicace e puntigliosa opposizione dell’inesorabile maggiore dei
carabinieri reali, del C.S. di Napoli, Oreste Pecorella. Atto sovrumano
di caparbia testardaggine poliziesca, perfino in contrasto con i suoi
diretti padroni dell’OSS!(3)
L’astiosa eccezione, un dettaglio che conferma la regola, vale a
dimostrare, ove ce ne fosse bisogno, che gli americani, se avessero
voluto, avrebbero potuto salvare tantissime vittime dalla ferocia
antifascista. Specialmente dalla ferocia di tanti, come Scalfaro, che
avendo operato al servizio della RSI, desideravano allinearsi
zelantemente alla moda spietata della nuova opportunità.
A morte! A morte!
Facendo un salto di sessant’anni, la cronaca attuale ci dà conferme chiarissime dei postulati suesposti e sostenuti.
Quando vennero a mancare i finanziamenti dall’Urss, abbiamo potuto
assistere al pellegrinaggio di un D’Alema a Wall Street. Avrebbe potuto
essere un semplice viaggio da turista, non c’è che dire, nulla autorizza
il lettore a drizzare le antenne; c’è di fatto però che si allinearono
alla politica americana.oltre Tony Blair laburista d’assalto, anche la
smaniosa sinistra europea e l’inclita sinistra italiana.
Ed inconsapevoli soldati inglesi e italiani andarono a morire d’uranio impoverito per Bush.
Più tardi spudoratamente, ma forse sbaglio, un altro leader fece un
analogo viaggio di piacere a Wall Street; è stato un errore parlare di
sdoganamento, si trattava di un semplice, meritato viaggio di svago, di
diporto, di sollazzo se volete, di evasione dopo tanto faticare a tenere
unito un partito, che peraltro aveva cominciato a prendere l’aire
diportista e vacanziero già a Fiuggi. E senza dubbio fu un viaggio di
piacere pure quello in Israele, anche se per uno sfizio “esotico” il
leader si fece fotografare con la Chippa.
Fatto sta che il partito adesso non soffre più delle periodiche crisi
finanziarie di tanti anni fa. E se proprio capita che qualche crisi
locale pur si manifesta, si tratta soltanto di crisi di oppositori, in
quanto i cordoni della borsa li tiene ben stretti il leader: sono il suo
scettro di comando.
E se pure si dovesse manifestare un dissenso in una qualche fastosa e
solenne assemblea nazionale, tutto rientrerà poi a causa della
necessaria, canonica contabilizzazione e ripartizione delle spese…
democraticamente.
E intanto soldati italiani sono mandati a morire in terre lontane per sostenere la politica USA.
E anche a costo di aggravare la crisi economica dello Stato, il popolo
italiano paga le spese perché venga imposta in Iraq e poi magari anche
in Iran la democrazia, farisaico strumento di egemonizzazione
plutocratica.
La democrazia…un mito. Ma ora sappiamo che cos’è.
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