Maometto e la violenza
di Ida Magli
Il Giornale, allegato "Non perdiamo la testa" | 18.10.2014 L'Italia, l’Europa, l’Occidente, sono sorpresi e sconvolti dall’assassinio messo in atto nei confronti di persone che non hanno fatto alcun male, ma che sono state prese prigioniere e condannate a morte perché appartenenti al mondo degli “Infedeli”. L’uccisione sacrificale avviene per sgozzamento (wa’d) con successiva decapitazione fino dal tempo dei sacrifici degli Arabi preislamici e confermata dal Corano: “Io getterò il terrore nel cuore di quelli che non credono e voi colpiteli sulle nuche” 1. Questo punto – il significato sacrificale dell’uccisione degli infedeli - non è stato preso in considerazione dai nostri politici e commentatori, mentre si tratta di un dato fondamentale non soltanto per cercare di capire gli avvenimenti, ma per studiare una forma di “risposta” fornita di logica. L’assoluta “ritualità” dello scenario che ci è stato presentato in video al momento dell’uccisione, è proprio ciò che l’ha reso terribilmente macabro, insopportabile ai nostri occhi: la veste apposita della vittima, l’inginocchiamento, la frontalità rispetto a coloro per i quali viene sacrificata, la presenza incombente del sacrificatore, sono tutti segni e simboli costitutivi del rito. Noi però siamo da lungo tempo disabituati al linguaggio del Sacro e alla sua Potenza per cui ne siamo stati colpiti senza comprenderlo. “Barbarie! Delirio di fanatici!” hanno esclamato concordemente i commentatori non riuscendo a credere, dato il tono minore che le religioni hanno ormai assunto negli accadimenti della storia, che all’improvviso si rivelino attori di una guerra spietata proprio dei “credenti”, dei fedeli di Allah o di qualsiasi altro Dio. Non ci sembra possibile che sia la religione a muoverli e di fatto siamo disarmati: non abbiamo neanche cominciato a cercare di capire, tanto meno a “ragionare”. Barbarie, certo: si tratta di gesti esclusi dalla moderna convivenza civile fra gli individui e fra le nazioni. È la nostra più alta conquista morale la consapevolezza e l’affermazione che nessun uomo può essere “strumento”. Ci ripugna talmente l’idea del sacrificio umano che vorremmo quasi credere che non sia mai esistito. Ci piacerebbe dimenticare che perfino le guerre sono state causate molte volte nell’antichità dal bisogno di catturare dei prigionieri da sacrificare al proprio Dio. I giornalisti, esperti come sono delle quotidiane follie di cui è capace ogni essere umano, si aggrappano all’idea del “fanatismo” come unica spiegazione di una violenza inammissibile, mentre Obama non ha concesso né a se stesso né ai nemici un solo minuto di riflessione prima di “rispondere” a modo suo: con le bombe. Errore gravissimo, è evidente. Studiare il nemico prima di muoversi, prendere tempo con lunghe trattative, è la lezione fondamentale che ha dato l’autore del De Bello Gallico a tutti i comandanti di eserciti che si sono succeduti dall’epoca romana fino ad oggi. Ma soprattutto errore gravissimo per chiunque abbia a che fare con la mentalità araba, mentalità che è l’opposto di quella americana: lenta, aggrovigliata, sempre alla ricerca di astuzie e di sottigliezze che adombrino per ogni problema almeno dieci soluzioni; mentalità che del resto si rispecchia chiaramente nel Corano. Maometto è un arabo ed è a lui che guardano i suoi credenti essendo Allah un Dio lontanissimo, al quale è impossibile rivolgersi direttamente e neppure pregarlo se non insieme al Profeta. L’obbedienza alla volontà dell’unico Dio-Allah coincide con l’obbedienza al Profeta il quale conosce questa volontà perché gli è stata rivelata con il Corano. Dal momento di questa rivelazione il termine “profeta”, usato largamente in precedenza durante tutta la storia ebraica e in quella cristiana, assume la qualità di “unico” e si identifica con Maometto. L’unicità del Dio è la stessa unicità del suo Profeta. Maometto insomma è il padrone assoluto del mondo islamico e ha sistemato alla perfezione i suoi rapporti tanto con Dio quanto con gli uomini. L’Occidente dovrebbe tenere sempre presente questa caratteristica, che fa dell’Islamismo una religione diversa da qualsiasi altra; diversa soprattutto (per quanto l’opinione pubblica sia convinta del contrario) dall’Ebraismo e dal Cristianesimo. Diciamo meglio: l’Occidente deve guardare all’uomo-Maometto e non alla religione che ha costruito, perché è a quest’uomo che i suoi fedeli obbediscono. Se diamo un’occhiata ai pochi dati certi, o quasi certi, della biografia di Maometto, vediamo chiaramente che corrispondono ai costumi delle tribù nomadi, Arabe e Beduine, sparse quasi ovunque nel sesto e settimo secolo d.C. negli immensi deserti della Siria. Prima di tutto l’abitudine a non radicarsi in un territorio, tipica del nomadismo, combattendo di continuo contro le tribù vicine per appropriarsi dei loro terreni e di tutto ciò che di meglio possiedono: cammelli, uomini, donne, bambini, che vengono aggregati al gruppo in qualità di schiavi e costretti ad abbracciare la fede dei loro padroni. Per Maometto il nomadismo e il bisogno di razzia si trasformano nello strumento più utile per imporre con la guerra la sua religione presso le popolazioni che conquista. Non è difficile. A parte l’estrema aggressività dei suoi guerrieri e il valore del bottino sul quale contano (non c’è nessun pericolo di rimanerne privi in quanto spetta a Maometto, che fa le divisioni, la quinta parte di tutto ciò che viene conquistato), Maometto ha scelto i primi cinque libri dell’Antico Testamento come base del Corano. Sono i più antichi, rispondenti al pensiero dei pastori nomadi dell’epoca di Mosè, con la loro giustizia del taglione, il primato del capo famiglia su tutto il gruppo, la poligamia e l’inferiorità delle donne, un insieme di credenze e di comportamenti che i popoli di Siria, di Palestina, di buona parte dell’Africa già conoscono attraverso l’ebraismo e il cristianesimo. Ma è evidente che l’islamismo riesce a diffondersi con facilità perché, contrariamente a quanto succede nelle altre religioni “rivelate” in cui sussiste sempre un ambito di mistero e di dubbio interpretativo, Allah dice con chiarezza ciò che vuole dato che parla attraverso un uomo: è sufficiente obbedirgli alla lettera. La serie di gesti quotidiani di purificazione, di garanzie magiche fornite dall’esecuzione rituale della preghiera, l’aggregazione iniziatica al gruppo del popolo eletto per mezzo della circoncisione, danno forza concreta, tangibile, al sentimento della fede. Altrettanto succede per quanto riguarda l’ordine sociale, basato sul più istintivo concetto di giustizia, quello del taglione. L’occhio per occhio, dente per dente, morte per morte, è facile da comprendere e garantisce un’immediata e reale soddisfazione, quella sul corpo. Nell’islamismo sono in atto, quindi, le strutture universali del Sacro e la loro organizzazione sociale a livello elementare, strutture che vibrano spontaneamente nell’animo umano perché rispondono, acquetandolo, al bisogno di sicurezza che assilla ogni uomo. C’è un fattore in più, però, nella religione di Maometto che domina su tutti gli altri imprimendogli un’inesauribile vitalità: bisogna combattere per la vittoria di Allah. È l’ordine che Maometto ha dato fin dall’inizio e che ha garantito e garantisce tutt’oggi l’espansione dell’Islamismo: combatti e vincerai. Il termine “combattere” è uno dei più frequenti nel testo del Corano: Islam e battaglia vittoriosa sono la stessa cosa perché è Dio che combatte quando i suoi fedeli combattono. “Ricordati come il tuo Signore ti ha fatto uscire dalla tua dimora per la missione di verità” (VIII, 5); “Non voi li uccideste a Badr, bensì Dio li uccise, né tu scagliasti la sabbia nei loro occhi, quando la scagliasti, bensì Dio la scagliò” (VIII, 17); “Quelli che abbandonano il loro paese e combattono nella via di Dio, quelli possono sperare la misericordia di Dio” (II, 215); “Se non uscirete in campo, Dio vi punirà con un castigo doloroso e vi sostituirà con un altro popolo” (IX, 39); “Uscite in campo, armati leggermente e pesantemente, e combattete, colle vostre sostanze e con le vostre persone” (IX, 41). Quanto piace agli uomini sfidarsi! Quanto piace agli uomini combattere! Quanto piace agli uomini vincere! Maometto non ha avuto dubbi: non c’è differenza che tenga, né di razza né di lingua né di storia, di fronte alla voglia dei maschi di combattere e di vincere. Vincere significa che sei il più forte, che le tue idee sono quelle giuste, che la tua religione è quella vera, che tutto ciò che esiste nel mondo ti appartiene e che hai diritto ad impadronirtene. Parte da qui, dunque, la violenza insita nell’Islamismo. L’Occidente l’ha dimenticato; l’Europa soprattutto l’ha dimenticato, vedendo vivere tranquilli all’interno del proprio territorio tanti gruppi musulmani. Ma si tratta di un errore. I nostri maschi stanno morendo. Quelli musulmani moriranno insieme ai nostri? Sicuramente no. Si uniranno ai combattenti che già premono su di noi e vinceranno. Ida Magli 18 ottobre 2014 (allegato a Il Giornale: “Non perdiamo la testa”) _________________________________ 1 Il Corano, sùra VI, 137, nuova versione letterale italiana, Hoepli ed., Milano 1987, terza ediz. riveduta. Tutte le citazioni del Corano contenute nel testo sono tratte da questa edizione. |
lunedì 27 ottobre 2014
Maometto e la violenza -- di Ida Magli --
sabato 25 ottobre 2014
SE IN ITALIA CI FOSSE LA DEMOCRAZIA
SE IN ITALIA CI FOSSE LA DEMOCRAZIA
Premettiamo che a noi la democrazia non piace per
“principio.
Senza scomodare il parere del grande politico del
passato Tallyerand che diceva che “la
democrazia è l’arte di contare i nasi anziché i cervelli” non
ci piace un sistema in cui le decisioni vengono prese a maggioranza da una
maggioranza che rappresenta statisticamente l’insieme dei meno
intelligenti e dei meno preparati e che quindi ha il massimo delle probabilità
di prendere decisioni sbagliate!
Ricordiamoci che in natura la qualità è inversamente
proporzionale alla quantità…!
Se in uno stadio raduniamo a caso 10.000 persone e ne
valutiamo scientificamente le capacità intellettuali, troveremo tre o quattro
geni, un centianio di intelligentissimi, un paio o tre centinaia di
intelligenti, tre o quattromila mediocri e circa 6.000 cretini.
Ebbene, in democrazia a prendere le decisioni
sarebbero quei 6.000 cretini..!!
Se poi andiamo a considerare quale sia effettivamente
il grado di democrazia ( che significa “Governo del popolo” dal
greco “Demos” e “Cratos “ ) in Italia, veniamo a
scoprire che quella che governa NON è una democrazia nel senso compiuto della
parola, ma una oligarchia di poteri che nascondono interessi privati e di
gruppi ( ideologici, economici, finanziari e razziali ) che si nascondono
dietro ai principi democratici per farsi concretamente “gli affaracci
loro “ alla faccia dei cittadini.
Le cronache ripetute e ricorrenti dei decenni del dopo
guerra sono lì a dimostrare con i fatti che abbiamo ragione e, nonostante le
contingenti, ipocrite dichiarazioni d’intenti che ad ogni scandalo escono
dalle direzioni dei vari partiti ( Tutti, nessuno escluso..) i propositi di
cambiamenti hanno poi nella pratica l’efficacia delle famose “Grida
manzoniane” contro i “Bravi” e cioè un bel niente..!
D’altronde, aspettarsi dai protagonisti degli
scandali, delle ruberie, dei soprusi e della malversazione un rimedio che li
colpirebbe, è come mettere le volpi a fare la guardia al pollaio..!!
Sentiamo già ronzare nelle orecchie le proteste e le
critiche a questo nostro dire.
Era scontato così come scontati sono i luoghi comuni
che ad esse si accompagnano.
“ Sebbene imperfetta, la democrazia è ancora il
sistema di governo meno negativo”
“ La sola alternativa alla democrazia è la
dittatura che è molto peggio ..”
“ Senza democrazia non esiste libertà che è il
bene più prezioso dell’umanità..”
E via banalizzando….!!
Ebbene, noi NON abbiamo la risposta definitiva, ma
diciamo che se si dimostra che un sistema è sbagliato, quanto meno è doveroso,
oltre che onesto, cercare un’alternativa ragionevole anziché respingere
pregiudizialmente ogni discussione in proposito..!
Abbiamo comunque qualche ipotesi da proporre alla
discussione:
-La Meritocrazia che ponga le candidature dei
possibili eletti a governare SOLAMENTE in base a meriti accertati e certificati
di intelligenza, competenza, comportamento sociale, fedina penale immacolata,
e che limiti la durata delle cariche istituzionali ad un periodo relativamente
breve, tale da non assuefare troppo al potere ed alla tentazione della
corruzione.
-Il “Vincolo di mandato” per gli eletti in
modo tale che essi siano mandati a governare per realizzare le promesse fatte
agli elettori i quali, al termine del mandato, giudicheranno l’operato
dei suoi rappresentanti in base alla loro coerenza, all’onestà
intellettuale e morale con cui hanno agito ed in base a ciò li confermeranno o
li bocceranno mandandoli a casa. ( magari anche con un referendum di controllo
e di giudizio a metà mandato ).
-La condizione, per i candidati, di avere frequentato
con successo una apposita scuola di amministrazione analoga alla “Ecole
de l’adminitration publique” istituita in Francia da Napoleone e
tuttora vigente ed obbligatoria per gli addetti alla pubblica amministrazione,
tanto per evitare di vedere parlamentari e funzionari che nelle interviste
dimostrano platealmente un’ignoranza asinina nelle più elementari
questioni..!
E si potrebbe continuare, ma il succo del discorso è
che non troviamo logico dovere scegliere tra il cancro e la polmonite, ma
riteniamo doveroso di cercare una cura che ci guarisca da entrambe queste
malattie..!!
Alessandro Mezzano
giovedì 23 ottobre 2014
RAZZISMO O AUTODIFESA?
RAZZISMO O
AUTODIFESA?
Nell’era che viviamo, le due cose importanti che
determinano il grande potere a livello mondiale per coloro che le controllano
sono: DENARO &
INFORMAZIONE-COMUNICAZIONE.
Se andiamo a cercare chi, nel mondo intero, possiede
il maggiore controllo su questi elementi, scopriamo che essi appartengono alla
razza ebraica.
Da Hollywood, ai grossi concentramenti di media, alle
grandi banche, ai grandi gruppi finanziari che controllano la finanza,
alla direzione della Federal reserve USA troviamo i Goldwin Mayer, i
Mardoch, i Soros, i Rothscild, i Ben Bernanke, i Janet Yellen, ecc. ecc, TUTTI di razza ebraica.
Non è assolutamente detto che questi signori usino del
loro potere nell’interesse generale, anzi, probabilmente lo usano
per scopi personali, di gruppo e per favorire le loro Lobbyes e lo stato
di Israele cui sono legati da un cordone ombelicale.
E’ un potere che sovrasta quello dello politica
e che lo condiziona rendendo vana ogni forma di democrazia..
Non è una affermazione razzistica, ma una semplice
constatazione di fatti reali!
Ed allora la diffidenza verso gli ebrei che possiedono
il controllo sugli elementi che oggi determinano il potere ci sembra più che
giustificata dai fatti..!
Se quel controllo lo possedessero i Francesi o i
cattolici, o gli omosessuali, oppure militari, saremmo diffidenti verso di
loro….
Alessandro Mezzano
lunedì 20 ottobre 2014
DOGMI E CENSURE: FACCIAMO UN INVENTARIO - di Marco Della Luna (IMPORTANTE)
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Dogmi e
censure: un inventario
di Marco Della Luna
Notoriamente,
se un’affermazione, per quanto falsa, viene ripetuta decine di migliaia di volte
soprattutto dalla tv, alla fine la gente la sentirà come vera.
I
regimi inculcano così dogmi, insiemi di dogmi, costituenti un senso comune
artificiale, utile alla gestione del corpo sociale, a far accettare alla gente
come giustificate le operazioni che si compiono sulla sua testa, sulle sue
tasche, sulla sua vita, sui suoi diritti. Ma anche sulla società come tale. Un
senso comune che produce quindi consenso (legittimazione democratica) e
ottemperanza popolare (compliance).
Chi osa uscire criticamente dal recinto dei dogmi e della dialettica consentita
tra i paletti, viene etichettato come antagonista, estremista, antisociale,
populista, eccetera, e viene delegittimato culturalmente, emarginato – finché i
fatti e le realtà censurate non rompono l’incantesimo del sistema dogmatico.
Facciamo l’inventario, o l’inizio dell’inventario, di questi dogmi nel nostro
sistema, sempre più scosso e incrinato dalla pressione della realtà rimossa:
1) Dogma dei mercati efficienti: I mercati sono tendenzialmente liberi e
trasparenti, prevengono o correggono inefficientemente le crisi e, realizzano
l’ottimale distribuzione delle risorse e dei redditi, abbassano i prezzi e le
tariffe; puniscono gli Stati inefficienti e spendaccioni mentre premiano quelli
efficienti e virtuosi, perciò la regolazione della politica va ultimamente
affidata ad essi.
2) Dogma della spesa pubblica: la spesa pubblica è la causa dell’indebitamento
pubblico, il quale a sua volta è la causa delle tasse, della recessione e,
dell’inefficienza del sistema; l’obiettivo è dunque tagliare la spesa pubblica
come tale e affidare i servizi pubblici alla gestione del mercato, cioè alla
logica del profitto.
3) Dogma dell’integrazione europea: l’integrazione europea è insieme benefica,
possibile e inevitabile; chi si oppone si oppone a una tendenza naturale e
storica, va contro la realtà e gli interessi di tutti; l’Europa quindi
legittimamente detta le regole a cui tutti devono adeguarsi.
4) Dogma dell’euro moneta unica: l’euro moneta unica produce la convergenza
delle economie europee, quindi sostiene l’assimilazione e integrazione tra i
paesi europei, favorisce la nuova crescita economica e la loro solidarietà.
5) Dogma della preziosità e della scarsità oggettive della moneta: la moneta non
è un simbolo prodotto a costo zero, ma è un bene, una commodity, con un costo di
produzione che giustifica il fatto che coloro che la producono (come moneta
primaria o creditizia), in cambio di essa, tolgano grandi quote del reddito a
chi produce beni e servizi reali.
6) Dogma dell’immigrazione benefica: l’immigrazione va accolta anche sostenendo
grosse spese perché essa è economicamente benefica ed indispensabile per
compensare l’invecchiamento e il diradamento della popolazione attiva, quindi
per sostenere il sistema previdenziale e per coprire i molti posti di lavoro che
gli italiani rifiutano; non è vero che tolga posti di lavoro agli italiani, che
faccia loro concorrenza al ribasso sui salari, che serva come manovalanza alle
mafie, che comporti un apprezzabile aumento della criminalità o dei costi
sanitari o assistenziali.
Carattere comune di questi punti dottrinali e propagandistici, è la censura od
occultamento dei conflitti di interessi e di bisogni, e ancor più della lotta di
classe in atto.
Soprattutto viene sottaciuto il conflitto di interesse tra classi sociali,
specificamente tra classe globale finanziaria improduttiva parassitaria
speculatrice e le classi produttive dell’economia reale, legate ai loro
territori, e sempre più private di potere sulle istituzioni nonché di quote di
reddito in favore delle rendite finanziarie.
Conflitto di interessi tra nord e sud d’Italia, in cui alcune regioni
settentrionali patiscono un permanente trasferimento dei loro redditi in favore
di alcune regioni meridionali onde tenere unito il sistema paese, ma questo
trasferimento sta spegnendo le loro capacità economiche del nord e induce le
loro aziende e i loro migliori lavoratori ad emigrare.
Conflitto di bisogni oggettivi tra paesi manifatturieri come Italia e Germania,
nel quale la Germania ha interesse a tenere l’Italia entro una moneta comune per
togliere all’Italia il vantaggio di una moneta più debole, quindi di una
maggiore competitività rispetto alla Germania, così da prendere anche sue quote
di mercato.
Conflitto
di bisogni oggettivi tra paesi creditori, come la Germania, e paesi debitori,
come l’Italia: i tedeschi, essendo detentori di crediti sia personali,
previdenziali, da investimento, sia anche pubblici, sono interessati a mantenere
forte il ricorso della valuta in cui quei crediti sono dedicati denominati, cioè
l’euro – da qui l’esigenza di tenere stretti i cordoni della borsa, cioè di far
scarseggiare la moneta per tenerne alto il corso; per contro l’Italia e gli
italiani, essendo indebitati e avendo i loro investimenti perlopiù in immobili,
hanno bisogno di una moneta meno forte.
Conflitto di bisogni tra paesi in recessione, che hanno bisogno di politiche
monetarie espansive, e paesi in crescita, che hanno bisogno di politiche
monetarie restrittive; e tra paesi ad economia manifatturiera-trasformatrice e
paesi ad economia basata sui servizi finanziari e il commercio (Regno Unito):
tutti conflitti che rendono dannosa l’unione monetaria, o meglio che fanno sì
che la politica monetaria faccia gli interessi del paese più forte dentro di
essa (Germania) a danno dei paesi meno forti.
Conflitto di interesse propriamente di classe tra imprenditori e lavoratori: i
primi hanno interesse a togliere ai lavoratori quanto più possibile forza
negoziale e capacità di resistenza, di sciopero, oltre che di salario. Conflitto
di interesse tra cittadini utenti e monopolisti/oligopolisti di servizi
pubblici: questi ultimi hanno interesse a imporre tariffe sempre più alte in
cambio di servizi sempre più scarsi, onde massimizzare i loro profitti; da qui
la privatizzazione sistematica di tali servizi.
In conclusione, il regime, cioè il sistema di spartizione del reddito tra le
varie classi economiche – sistema che vede oggi la classe finanziaria prendersi
tutto il reddito disponibile – si regge su un consenso e un’acquiescenza
ottenuti tanto mediante l’indottrinamento con dogmi, quanto con il sistematico
nascondimento di conflitti di interessi che non devono apparire onde evitare che
la gente percepisca il male che le viene fatto.
È
stato costruito, con la collaborazione dei media e dei politici (quasi tutti),
un senso comune socio- economico, una percezione comune della realtà, che
consente a una classe globale parassitaria di perfezionare la spoliazione dei
diritti e dei redditi delle altre classi, facendola apparire come espressione
naturale di leggi impersonali del mercato, non come una guerra di classe.
Di questo senso comune fa parte anche la concezione del genere umano come di una
competizione assoluta e totale tra individui per la conquista della ricchezza e
del potere – perché questa è l’ide(ologi)a del mercatismo: il bellum omnium
erga omnes, un individualismo di massa (ciascuno è solo davanti allo
schermo, davanti alle tasse, davanti alle banche, davanti ai problemi di salute,
vecchiaia, disoccupazione; e soprattutto davanti a un sempre più impersonale e
grande datore di lavoro), senza diritti comuni, senza solidarietà e garanzie,
dove tutto è merce e prestazione, dove è proibito agli Stati persino introdurre
tutele alla salute pubblica, se queste possono limitare il profitto delle
corporations (norme del WTO e del TTIP).
Questo modello socio-economico, che viene costruito metodicamente, anche a
livello legislativo e costituzionale, nazionale ed europeo, dalle nostre élites,
e in Italia ultimamente dalla staffetta dei governi Berlusconi-Monti-Letta-Renzi
(sotto la locale regia di Giorgio I), è marktkonform, conforme e ideale per le
esigenze del mercato e del capitale e del profitto; però mi pare non molto
compatibile con le esigenze psicofisiologiche dell’essere umano, inteso sia come
individuo, che come famiglia, che come comunità sociale – esigenze che
comprendono una prospettiva stabile per la progettazione e l’impostazione della
vita, per la procreazione e l’educazione della prole; ma anche ambiti di non
mercificazione e di non competitività, e la garanzia di una dimensione pubblica
sottratta alla logica del profitto finanziario.
giovedì 16 ottobre 2014
uno studio da leggere -- L'estrema destra contro il Fascismo
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Italia - Repubblica - Socializzazione |
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uno studio da
leggere
L'estrema destra contro il Fascismo
Maurizio Barozzi
(19/10/2013)
Invitiamo a leggere attentamente questo studio di Marco Pirano e Stefano
Fiorito: "L'estrema destra contro il fascismo", Lulu Editori
2013, € 4,76. Scaricabile anche on line:
http://www.archivioguerrapolitica.org/wp-content/uploads/2013/09/Piraino-estrema-destra-contro-il-fascismo.pdf
e da questo sito [L'estrema
destra contro il fascismo]
Titolo alquanto forte, ma azzeccato, anche se noi non condividiamo tutto
quello che vi viene riportato.
Lo studio prende in considerazione la specificità del Fascismo di
Mussolini a cui, invece nel dopoguerra, si sovrappose quella specie di
"destra radicale" definita Tradizionalista, emarginata durante il
ventennio, che si rifaceva a Julius Evola.
Ne seguì uno stravolgimento totale del fascismo che era stato un tipico
fenomeno del XX secolo che pur anteponendosi al socialismo marxista,
alla democrazia e al liberismo, non rappresentava però un mero ritorno
ad un passato oramai tramontato, a certe aristocrazie oramai morte,
come, di fatto, si rifacevano idealmente i "rivoluzionari conservatori"
di destra.
A questo si aggiunsero simbologie nordiche, quali croci celtiche, etc.
che non troppo centravano con il fascismo e sua specificità italica. Fu
così che la visione di una Stato nazional popolare quale specificità
fascista, la sua visione di una società socialista, vennero accantonate,
per sostenere demenziali riproposizioni di tematiche fuori tempo.
Se ne avvantaggiarono le forze reazionarie e conservatrici della nazione
e i nostri occupanti statunitensi, perché il nuovo "fascismo di destra"
era a loro confacente e utile. Fin qui, possiamo dire che l'analisi
degli autori non fa una piega.
Non so quale sia la collocazione politica o ideologica degli autori, ma
questo testo è molto importante. Anche se, come accennato, personalmente
non lo condividiamo in pieno.
A mio avviso, infatti, a
prescindere dagli aspetti propriamente iniziatici e di studi esoterici,
Julius Evola ha avuto due grandi
meriti: quello di dimostrare e rendere palese che certi riti e
simbologie erano preesistenti al Cristianesimo ed alla stessa Massoneria
e quello di qualificare
il fascismo anche
su di un piano "metastorico"
integrandone e precisandone meglio i valori
eroici e spirituali
che lo caratterizzavano,
attestandolo in tal modo in una dimensione che
trascendeva
i soli aspetti politici, reducistici
e sociali.
Qui invece gli autori
pongono in risalto gli aspetti divergenti tra la mistica fascista e la
visione spirituale di Evola, mentre io invece credo che questi due
aspetti, sicuramente divergenti al tempo, si sarebbero potuti
conciliare.
Ritengo comunque che i
concetti della "sapienza antica" evidenziati e rielaborati da Evola, ad
esempio le attitudini umane innate, nella classica divisione sacerdoti,
guerrieri, mercanti e lavoratori, davano alla stessa dottrina del
fascismo e agli studi della mistica fascista, dei punti di riferimento
importantissimi, decisamente superiori alle fallaci interpretazioni
"sociali" e psicanalitiche dell'uomo.
Non entro negli aspetti
"iniziatici" ed "esoterici" che ad esempio hanno diviso partigiani di
Evola e di Reghini, con la sua Tradizione Italica, nordico germanici
contro "italici", sia perché non è il mio campo e sia perché da quel
poco che posso capire queste due visioni tradizionali sono perfettamente
compatibili e integrabili.
E neppure entro nelle
annose diatribe tra evoliani e gentiliani, perché ritengo che ci siano
ragioni e aspetti positivi in entrambi questi indirizzi ideologici.
Di certo, e qui divergiamo
dagli autori, possiamo dire che molte critiche avanzate da Evola a un
certo fascismo sciatto, borghese, retorico, arrabattato, possono essere
condivise. Comprese quelle alla improvvisata legislazione "razziale".
A mio avviso, però, la
visione di Evola, mutuata da una antica conoscenza sapienziale, doveva
costituire, più che altro, una "indicazione di riferimento" a cui, in un
certo senso, lo stesso fascismo si era rifatto, potendo dirsi che il
fenomeno fascista rientrava in quelle affermazioni storiche della
Tradizione.
Questo perchè, il
fascismo, era anche una affermazione del XX secolo, il secolo delle
masse, e quindi certi prìncipi li aveva meravigliosamente adattati ai
nostri tempi attingendo e adeguandosi anche, seppur superandole, a
quelle trasformazioni storiche come la Rivoluzione francese e il
Risorgimento, che sono state manifestazioni sovversive rispetto al
"mondo della Tradizione". Questa negazione di un "ritorno al passato"
era stata più volteevidenziata proprio da Mussolini.
I tempi di certe
"Aristocrazie" erano oramai finiti: ora i "nobili" sciamavano e
sperperavano nei Casinò e nelle stazioni termali e le nuove aristocrazie
potevano riconoscersi solo nella rivoluzione e nelle trincee. Non aveva
senso attaccarsi alla visione della "discesa" che dalle civiltà solari
era finita nelle democrazie e quindi nel kalìyuga, per farsi partigiani
di quello che c'era prima, ad esempio la Vandea, rispetto a quello che
era venuto dopo. Occorreva andare comunque avanti.
Si dà il fatto, invece,
che il pensiero di Evola,
sconfinando sul piano politico,
non solo era chiaramente reazionario,
ma come molti avevano fatto notare era rimasto a Donoso Cortes e
Metternich. Evola,
che oltretutto, mai aveva aderito al
Fascismo, ma soprattutto non aveva
aderito alla RSI, ritenendone il suo
portato repubblicano e socialista,
contrario alla sua visione gerarchica e
Monarchica dello Stato in cui, praticamente, aveva come riferimento
ideale i tempi delle caste.
Per fare un esempio, la
costituzione dello Stato organico, propugnata anche dal fascismo,
applicando in toto la visione di Evola, finiva per vagheggiare delle
Gerarchie, condivisibili dal punto di vista teorico, ma non realizzabili
nei tempi moderni. Tanto è vero che Mussolini, così come riconobbe in
repubblica, che il Corporativismo (tanto caro ad Evola che ne vedeva una
specie di "ritorno alle società feudali"), senza la socializzazione (mal
vista invece da Evola) era facilmente piegabile dal padronato per i suoi
interessi; così le stesse nomine dall'alto delle Gerarchie avevano
palesato molte disfunzioni e malaffare, per cui in RSI si propose un
sistema misto tra nomine dall'alta ed eleggibilità che garantisse anche
la dovuta e necessaria critica dell'opinione pubblica.
Ma l'aspetto peggiore di
questa visione reazionaria lo si riscontra nelle sue conseguenze
politiche: nonostante che dottrinalmente Evola avesse ben inquadrato gli
aspetti negativi e nefasti sia del bolscevismo che dell'americanismo,
politicamente finì per elaborare una
specie di graduazione del "male minore"
che induceva a parteggiare per il
cosiddetto "mondo libero" onde
contrastare il comunismo. E per gli
americani, nostri colonizzatori, in primis.
A parte il fatto
che questo
"mondo libero" tutto era meno che
preferibile ad alcunché,
si creava
anche un alibi per giustificare
connubi e collusioni
con l'Occidente
che invece
era proprio il principale "nemico
dell'uomo" e del fascismo, distruttore
della dimensione spirituale dell'esistenza, essendo il comunismo, nella
sua attuazione pratica, una utopia irrealizzabile nella condizione umana
e quindi una dimensione, una "nomenklatura" per quanto violenta e
criminale, del tutto fittizia e transitoria.
Questo impedì ad Evola, a
differenza dei fascisti della FNCRSI, di parteggiare per i Vietcong,
Guevara i popoli arabi, ecc. da lui, stupidamente visti, come
"comunisti".
Fatto sta che gli
"Orientamenti" di Evola, presi alla lettera e trasposti in politica,
furono anche funzionali alla reazione e un alibi per chi operava, sotto
dettatura Atlantica, di fatto in senso antinazionale.
Non solo questo pensiero, unito al missismo,
ebbe una sua parte nella moda del disgustoso fenomeno dei "fascisti
pariolini", ma produsse anche gli ammiratori dei "mercenari", mercenari
loro stessi in servizio permanente effettivo di "chi di dovere".
Questo,
ovviamente, non toglie, che sul piano personale, interiore, gli studi,
le ricerche e i princìpi evidenziati da Evola, come del resto da Guenon,
hanno una loro importanza.
Ma anche qui
entriamoin un campo delicato che dovrebbe appunto essere riservato a chi
ne ha le qualifiche personali per percorrere certi "pericolosi" cammini
iniziatici o "magici".
Il "cavalcare
la tigre" non è per tutti.
Noto è,
infatti, che questa Sapienza è sempre stata nascosta dietro linguaggi
allegorici e simbolici, perché la sua divulgazione, al di fuori di
regolari scuole iniziatiche, era pericolosa dal punto di vista
esistenziale. Poteva provocare corto circuiti mentali e invasamenti o
infatuazioni pericolose.
Anche una
certa tendenza a propagandare il "paganesimo" e certe religioni
nordiche, fuori da certi studi, non era molto "salutare", perché, oltre
che essere anche qui un "fatto personale",le religioni non si riesumano
fuori tempo, essendo legate a certi cambiamenti cosmici.
Abbiamo visto
quanti "figli del sole", pagani a tutto tondo, erano in realtà degli
atei mascherati che dopo qualche decennio da invasati si sono ben
integrati tra famiglia e miserie quotidiane, con buona pace di Wotan ed
Odino.
Ma c'è un altro aspetto molto delicato e inquietante, sul quale non
vogliamo dare giudizi affrettati, ma di certo lascia a pensare.
È oramai accertato, anche in sede giudiziaria, che
Ordine Nuovo, forse il gruppo più impregnato di "evolismo", spesso all'insaputa
di tanti militanti in buona fece, ha avuto esponenti che si sono
dedicati allo stragismo.
Tanto
per cominciare, come dobbiamo interpretare questo scritto che troviamo
in un bollettino interno del Centro Ordine
Nuovo, o meglio il Quaderno n°1 (riportato anche in G. De Lutiis, "Il
lato oscuro del potere", Editori Riuniti 1996)?
Il saggio era significativamente titolato: "La guerra rivoluzionaria".
In esso è scritto:
«Per la conquista totale delle masse la dottrina della guerra
rivoluzionaria prevede, oltre che il ricorso alla azione psicologica, il
ricorso a forme di terrorismo spietato ed indiscriminato. Si tratta cioè
di condizionare le folle non solo attraverso la propaganda ma anche
agendo sul principale riflesso innato presente tanto negli animali
quanto nella psiche di una grande massa: la paura, il terrore, l'istinto
di conservazione.
Occorre determinare tra le masse un senso di impotenza, un senso di
acquiescenza assoluto un rapporto all'ineluttabile destino di vittoria
delle fazione rivoluzionaria. Inoltre, il terrorismo su larga scala
attuato tra le fila delle forze incaricate della repressione del
movimento rivoluzionario genera sempre disagio, stanchezza, insicurezza,
determinando così condizioni favorevoli alla propaganda disfattista.
Una attività terroristica di questo genere tende anche ad
esasperare l'avversario per costringerlo ad azioni di rappresaglia
sempre odiose ed antipopolari, anche se giuste e che pertanto, alienano
il favore e la simpatia di larghi strati della popolazione. Abbiamo
accennato al terrorismo indiscriminato e questo concetto implica,
ovviamente, la possibilità di uccidere, o far uccidere, vecchi, donne e
bambini. Queste forme di intimidazione terroristica sono, oggi, non solo
ritenute valide, ma, a volte, assolutamente necessarie per il
conseguimento di un determinato obiettivo».
Certo che per chi criticava la guerra gappista partigiana, vigliacca,
queste tesi non è che fossero tanto edificanti.
Peggio ancora scrive il giudice Guido Salvini, forte di testimonianze e
prove: «Ordine Nuovo ha compiuto molti attentati prima e dopo il 12
dicembre (Piazza Fontana)».
Bisognerebbe ora chiedersi: ma come hanno potuto persone che si
definivano fasciste uccidere e mutilare altri italiani?
È difficile dare una risposta che vada al di là del machiavellico «il
fine giustifica il mezzo», per il quale certi farabutti si sono auto
assegnati il compito di "correggere" e "migliorare" il mondo con ogni
mezzo.
Ma lo stesso giudice Salvini da anche una risposta significativa, egli
scrive:
«Nei discorsi che si tenevano nella libreria padovana di Freda e nel
sentire dei suoi militanti, si parlava infatti dell'uomo
"indifferenziato" e quindi dei comuni civili, come semplici bipedi che
potevano essere sacrificati per realizzare il "Nuovo Ordine europeo"
appunto».
Se questo risponde al vero e se gli stessi che facevano questi discorsi,
sono gli stessi che facevano anche i bombaroli, dobbiamo allora ritenere
che il pensiero di Evola, ma non solo lui, oltre all'anticomunismo
viscerale e filo atlantico, ha anche prodotto "mostri" a dir poco
ripugnanti.
Non vogliamo teorizzare nulla, ma abbiamo il sospetto che, in genere, il
vigliacco criminale che depone una bomba è un sicario senza scrupoli, ma
in politica, conta di più anche il mandante e questi assume spesso le
vesti di un esaltato e se a questo ci aggiungiamo soggetti che, magari
senza averne le dovute qualifiche, si sono dati a pratiche esoteriche, a
studi iniziatici a cui un mal digerito pensiero "tradizionale", suo
malgrado, può portare, e al contempo fanno politica, allora la miscela
può diventare veramente "esplosiva".
Lungi da noi l'intento di criminalizzare il pensiero Tradizionale, al
quale anzi in molti aspetti ci riconosciamo, ma ci sono tanti aspetti
politici e non da considerare con attenzione.
Questo studio di Pirano e Fiorito "L'estrema destra contro il
fascismo", apporta sicuramente un certo contributo politico ed
ideologico.
Non è indispensabile che lo si condivida in tutto o in parte. Del resto
ci manca la controprova di che cosa sarebbe accaduto se il neofascismo,
nel dopoguerra, avesse emarginato il MSI e suoi dirigenti, magari
riempiendoli di botte, visto ciò che rappresentavano, e si fosse
attestato sui principi del fascismo Mussoliniano, su la sua visione
sociale, da trasformare in richiami di lotta per la socializzazione e
una società socialista, su la sua irrinunciabile e irriducibile premessa
di essere il difensore e il realizzatore degli interessi nazionali. Ergo
un neofascismo che sarebbe sceso nelle piazze a manifestare contro la
Nato, a combattere la società americanista e contro il Vaticano.
Non lo sappiamo, ma siamo certi che, tanti burattinai dei Servizi e
delle Caserme avrebbero avuto molta difficoltà a reclutare manovalanza e
il gioco infame degli opposti estremismi avrebbe avuto molte difficoltà
a perpetuarsi.
Il neofascismo invece, quello della destra radicale, evoliana, se si
sono salvati alcuni singoli esponenti, molti di ottimo livello
culturale, per il resto,questo è certo, è letteralmente finito nella
merda.
Maurizio Barozzi
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