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Italia - Repubblica - Socializzazione |
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uno studio da
leggere
L'estrema destra contro il Fascismo
Maurizio Barozzi
(19/10/2013)
Invitiamo a leggere attentamente questo studio di Marco Pirano e Stefano
Fiorito: "L'estrema destra contro il fascismo", Lulu Editori
2013, € 4,76. Scaricabile anche on line:
http://www.archivioguerrapolitica.org/wp-content/uploads/2013/09/Piraino-estrema-destra-contro-il-fascismo.pdf
e da questo sito [L'estrema
destra contro il fascismo]
Titolo alquanto forte, ma azzeccato, anche se noi non condividiamo tutto
quello che vi viene riportato.
Lo studio prende in considerazione la specificità del Fascismo di
Mussolini a cui, invece nel dopoguerra, si sovrappose quella specie di
"destra radicale" definita Tradizionalista, emarginata durante il
ventennio, che si rifaceva a Julius Evola.
Ne seguì uno stravolgimento totale del fascismo che era stato un tipico
fenomeno del XX secolo che pur anteponendosi al socialismo marxista,
alla democrazia e al liberismo, non rappresentava però un mero ritorno
ad un passato oramai tramontato, a certe aristocrazie oramai morte,
come, di fatto, si rifacevano idealmente i "rivoluzionari conservatori"
di destra.
A questo si aggiunsero simbologie nordiche, quali croci celtiche, etc.
che non troppo centravano con il fascismo e sua specificità italica. Fu
così che la visione di una Stato nazional popolare quale specificità
fascista, la sua visione di una società socialista, vennero accantonate,
per sostenere demenziali riproposizioni di tematiche fuori tempo.
Se ne avvantaggiarono le forze reazionarie e conservatrici della nazione
e i nostri occupanti statunitensi, perché il nuovo "fascismo di destra"
era a loro confacente e utile. Fin qui, possiamo dire che l'analisi
degli autori non fa una piega.
Non so quale sia la collocazione politica o ideologica degli autori, ma
questo testo è molto importante. Anche se, come accennato, personalmente
non lo condividiamo in pieno.
A mio avviso, infatti, a
prescindere dagli aspetti propriamente iniziatici e di studi esoterici,
Julius Evola ha avuto due grandi
meriti: quello di dimostrare e rendere palese che certi riti e
simbologie erano preesistenti al Cristianesimo ed alla stessa Massoneria
e quello di qualificare
il fascismo anche
su di un piano "metastorico"
integrandone e precisandone meglio i valori
eroici e spirituali
che lo caratterizzavano,
attestandolo in tal modo in una dimensione che
trascendeva
i soli aspetti politici, reducistici
e sociali.
Qui invece gli autori
pongono in risalto gli aspetti divergenti tra la mistica fascista e la
visione spirituale di Evola, mentre io invece credo che questi due
aspetti, sicuramente divergenti al tempo, si sarebbero potuti
conciliare.
Ritengo comunque che i
concetti della "sapienza antica" evidenziati e rielaborati da Evola, ad
esempio le attitudini umane innate, nella classica divisione sacerdoti,
guerrieri, mercanti e lavoratori, davano alla stessa dottrina del
fascismo e agli studi della mistica fascista, dei punti di riferimento
importantissimi, decisamente superiori alle fallaci interpretazioni
"sociali" e psicanalitiche dell'uomo.
Non entro negli aspetti
"iniziatici" ed "esoterici" che ad esempio hanno diviso partigiani di
Evola e di Reghini, con la sua Tradizione Italica, nordico germanici
contro "italici", sia perché non è il mio campo e sia perché da quel
poco che posso capire queste due visioni tradizionali sono perfettamente
compatibili e integrabili.
E neppure entro nelle
annose diatribe tra evoliani e gentiliani, perché ritengo che ci siano
ragioni e aspetti positivi in entrambi questi indirizzi ideologici.
Di certo, e qui divergiamo
dagli autori, possiamo dire che molte critiche avanzate da Evola a un
certo fascismo sciatto, borghese, retorico, arrabattato, possono essere
condivise. Comprese quelle alla improvvisata legislazione "razziale".
A mio avviso, però, la
visione di Evola, mutuata da una antica conoscenza sapienziale, doveva
costituire, più che altro, una "indicazione di riferimento" a cui, in un
certo senso, lo stesso fascismo si era rifatto, potendo dirsi che il
fenomeno fascista rientrava in quelle affermazioni storiche della
Tradizione.
Questo perchè, il
fascismo, era anche una affermazione del XX secolo, il secolo delle
masse, e quindi certi prìncipi li aveva meravigliosamente adattati ai
nostri tempi attingendo e adeguandosi anche, seppur superandole, a
quelle trasformazioni storiche come la Rivoluzione francese e il
Risorgimento, che sono state manifestazioni sovversive rispetto al
"mondo della Tradizione". Questa negazione di un "ritorno al passato"
era stata più volteevidenziata proprio da Mussolini.
I tempi di certe
"Aristocrazie" erano oramai finiti: ora i "nobili" sciamavano e
sperperavano nei Casinò e nelle stazioni termali e le nuove aristocrazie
potevano riconoscersi solo nella rivoluzione e nelle trincee. Non aveva
senso attaccarsi alla visione della "discesa" che dalle civiltà solari
era finita nelle democrazie e quindi nel kalìyuga, per farsi partigiani
di quello che c'era prima, ad esempio la Vandea, rispetto a quello che
era venuto dopo. Occorreva andare comunque avanti.
Si dà il fatto, invece,
che il pensiero di Evola,
sconfinando sul piano politico,
non solo era chiaramente reazionario,
ma come molti avevano fatto notare era rimasto a Donoso Cortes e
Metternich. Evola,
che oltretutto, mai aveva aderito al
Fascismo, ma soprattutto non aveva
aderito alla RSI, ritenendone il suo
portato repubblicano e socialista,
contrario alla sua visione gerarchica e
Monarchica dello Stato in cui, praticamente, aveva come riferimento
ideale i tempi delle caste.
Per fare un esempio, la
costituzione dello Stato organico, propugnata anche dal fascismo,
applicando in toto la visione di Evola, finiva per vagheggiare delle
Gerarchie, condivisibili dal punto di vista teorico, ma non realizzabili
nei tempi moderni. Tanto è vero che Mussolini, così come riconobbe in
repubblica, che il Corporativismo (tanto caro ad Evola che ne vedeva una
specie di "ritorno alle società feudali"), senza la socializzazione (mal
vista invece da Evola) era facilmente piegabile dal padronato per i suoi
interessi; così le stesse nomine dall'alto delle Gerarchie avevano
palesato molte disfunzioni e malaffare, per cui in RSI si propose un
sistema misto tra nomine dall'alta ed eleggibilità che garantisse anche
la dovuta e necessaria critica dell'opinione pubblica.
Ma l'aspetto peggiore di
questa visione reazionaria lo si riscontra nelle sue conseguenze
politiche: nonostante che dottrinalmente Evola avesse ben inquadrato gli
aspetti negativi e nefasti sia del bolscevismo che dell'americanismo,
politicamente finì per elaborare una
specie di graduazione del "male minore"
che induceva a parteggiare per il
cosiddetto "mondo libero" onde
contrastare il comunismo. E per gli
americani, nostri colonizzatori, in primis.
A parte il fatto
che questo
"mondo libero" tutto era meno che
preferibile ad alcunché,
si creava
anche un alibi per giustificare
connubi e collusioni
con l'Occidente
che invece
era proprio il principale "nemico
dell'uomo" e del fascismo, distruttore
della dimensione spirituale dell'esistenza, essendo il comunismo, nella
sua attuazione pratica, una utopia irrealizzabile nella condizione umana
e quindi una dimensione, una "nomenklatura" per quanto violenta e
criminale, del tutto fittizia e transitoria.
Questo impedì ad Evola, a
differenza dei fascisti della FNCRSI, di parteggiare per i Vietcong,
Guevara i popoli arabi, ecc. da lui, stupidamente visti, come
"comunisti".
Fatto sta che gli
"Orientamenti" di Evola, presi alla lettera e trasposti in politica,
furono anche funzionali alla reazione e un alibi per chi operava, sotto
dettatura Atlantica, di fatto in senso antinazionale.
Non solo questo pensiero, unito al missismo,
ebbe una sua parte nella moda del disgustoso fenomeno dei "fascisti
pariolini", ma produsse anche gli ammiratori dei "mercenari", mercenari
loro stessi in servizio permanente effettivo di "chi di dovere".
Questo,
ovviamente, non toglie, che sul piano personale, interiore, gli studi,
le ricerche e i princìpi evidenziati da Evola, come del resto da Guenon,
hanno una loro importanza.
Ma anche qui
entriamoin un campo delicato che dovrebbe appunto essere riservato a chi
ne ha le qualifiche personali per percorrere certi "pericolosi" cammini
iniziatici o "magici".
Il "cavalcare
la tigre" non è per tutti.
Noto è,
infatti, che questa Sapienza è sempre stata nascosta dietro linguaggi
allegorici e simbolici, perché la sua divulgazione, al di fuori di
regolari scuole iniziatiche, era pericolosa dal punto di vista
esistenziale. Poteva provocare corto circuiti mentali e invasamenti o
infatuazioni pericolose.
Anche una
certa tendenza a propagandare il "paganesimo" e certe religioni
nordiche, fuori da certi studi, non era molto "salutare", perché, oltre
che essere anche qui un "fatto personale",le religioni non si riesumano
fuori tempo, essendo legate a certi cambiamenti cosmici.
Abbiamo visto
quanti "figli del sole", pagani a tutto tondo, erano in realtà degli
atei mascherati che dopo qualche decennio da invasati si sono ben
integrati tra famiglia e miserie quotidiane, con buona pace di Wotan ed
Odino.
Ma c'è un altro aspetto molto delicato e inquietante, sul quale non
vogliamo dare giudizi affrettati, ma di certo lascia a pensare.
È oramai accertato, anche in sede giudiziaria, che
Ordine Nuovo, forse il gruppo più impregnato di "evolismo", spesso all'insaputa
di tanti militanti in buona fece, ha avuto esponenti che si sono
dedicati allo stragismo.
Tanto
per cominciare, come dobbiamo interpretare questo scritto che troviamo
in un bollettino interno del Centro Ordine
Nuovo, o meglio il Quaderno n°1 (riportato anche in G. De Lutiis, "Il
lato oscuro del potere", Editori Riuniti 1996)?
Il saggio era significativamente titolato: "La guerra rivoluzionaria".
In esso è scritto:
«Per la conquista totale delle masse la dottrina della guerra
rivoluzionaria prevede, oltre che il ricorso alla azione psicologica, il
ricorso a forme di terrorismo spietato ed indiscriminato. Si tratta cioè
di condizionare le folle non solo attraverso la propaganda ma anche
agendo sul principale riflesso innato presente tanto negli animali
quanto nella psiche di una grande massa: la paura, il terrore, l'istinto
di conservazione.
Occorre determinare tra le masse un senso di impotenza, un senso di
acquiescenza assoluto un rapporto all'ineluttabile destino di vittoria
delle fazione rivoluzionaria. Inoltre, il terrorismo su larga scala
attuato tra le fila delle forze incaricate della repressione del
movimento rivoluzionario genera sempre disagio, stanchezza, insicurezza,
determinando così condizioni favorevoli alla propaganda disfattista.
Una attività terroristica di questo genere tende anche ad
esasperare l'avversario per costringerlo ad azioni di rappresaglia
sempre odiose ed antipopolari, anche se giuste e che pertanto, alienano
il favore e la simpatia di larghi strati della popolazione. Abbiamo
accennato al terrorismo indiscriminato e questo concetto implica,
ovviamente, la possibilità di uccidere, o far uccidere, vecchi, donne e
bambini. Queste forme di intimidazione terroristica sono, oggi, non solo
ritenute valide, ma, a volte, assolutamente necessarie per il
conseguimento di un determinato obiettivo».
Certo che per chi criticava la guerra gappista partigiana, vigliacca,
queste tesi non è che fossero tanto edificanti.
Peggio ancora scrive il giudice Guido Salvini, forte di testimonianze e
prove: «Ordine Nuovo ha compiuto molti attentati prima e dopo il 12
dicembre (Piazza Fontana)».
Bisognerebbe ora chiedersi: ma come hanno potuto persone che si
definivano fasciste uccidere e mutilare altri italiani?
È difficile dare una risposta che vada al di là del machiavellico «il
fine giustifica il mezzo», per il quale certi farabutti si sono auto
assegnati il compito di "correggere" e "migliorare" il mondo con ogni
mezzo.
Ma lo stesso giudice Salvini da anche una risposta significativa, egli
scrive:
«Nei discorsi che si tenevano nella libreria padovana di Freda e nel
sentire dei suoi militanti, si parlava infatti dell'uomo
"indifferenziato" e quindi dei comuni civili, come semplici bipedi che
potevano essere sacrificati per realizzare il "Nuovo Ordine europeo"
appunto».
Se questo risponde al vero e se gli stessi che facevano questi discorsi,
sono gli stessi che facevano anche i bombaroli, dobbiamo allora ritenere
che il pensiero di Evola, ma non solo lui, oltre all'anticomunismo
viscerale e filo atlantico, ha anche prodotto "mostri" a dir poco
ripugnanti.
Non vogliamo teorizzare nulla, ma abbiamo il sospetto che, in genere, il
vigliacco criminale che depone una bomba è un sicario senza scrupoli, ma
in politica, conta di più anche il mandante e questi assume spesso le
vesti di un esaltato e se a questo ci aggiungiamo soggetti che, magari
senza averne le dovute qualifiche, si sono dati a pratiche esoteriche, a
studi iniziatici a cui un mal digerito pensiero "tradizionale", suo
malgrado, può portare, e al contempo fanno politica, allora la miscela
può diventare veramente "esplosiva".
Lungi da noi l'intento di criminalizzare il pensiero Tradizionale, al
quale anzi in molti aspetti ci riconosciamo, ma ci sono tanti aspetti
politici e non da considerare con attenzione.
Questo studio di Pirano e Fiorito "L'estrema destra contro il
fascismo", apporta sicuramente un certo contributo politico ed
ideologico.
Non è indispensabile che lo si condivida in tutto o in parte. Del resto
ci manca la controprova di che cosa sarebbe accaduto se il neofascismo,
nel dopoguerra, avesse emarginato il MSI e suoi dirigenti, magari
riempiendoli di botte, visto ciò che rappresentavano, e si fosse
attestato sui principi del fascismo Mussoliniano, su la sua visione
sociale, da trasformare in richiami di lotta per la socializzazione e
una società socialista, su la sua irrinunciabile e irriducibile premessa
di essere il difensore e il realizzatore degli interessi nazionali. Ergo
un neofascismo che sarebbe sceso nelle piazze a manifestare contro la
Nato, a combattere la società americanista e contro il Vaticano.
Non lo sappiamo, ma siamo certi che, tanti burattinai dei Servizi e
delle Caserme avrebbero avuto molta difficoltà a reclutare manovalanza e
il gioco infame degli opposti estremismi avrebbe avuto molte difficoltà
a perpetuarsi.
Il neofascismo invece, quello della destra radicale, evoliana, se si
sono salvati alcuni singoli esponenti, molti di ottimo livello
culturale, per il resto,questo è certo, è letteralmente finito nella
merda.
Maurizio Barozzi
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