PERSECUZIONI RELIGIOSE DEL COMUNISMO CINESE
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Il comunismo, in quanto estrinsecazione di un ateismo tanto sconfinato
quanto plateale, non solo dissacrante ma distruttivo e feroce nei
confronti di qualsiasi religione, trova nel Paese del “Celeste Impero” una corrispondenza simbiotica con questi particolari aspetti che lo caratterizzano.
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La politica cinese nei confronti di ogni religione è infatti impregnata
nella sua essenza di un odio implacabile, che soffoca ogni tentativo di
misticismo e di anelito religioso e spirituale.
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Vere e proprie stragi di religiosi sono state compiute in nome di Marx,
mentre la furia e il parossismo nichilista delle autorità comuniste ha
spesso trovato sfogo nella distruzione di chiese, templi, o pagode delle
varie rappresentanze religiose.
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Il Tibet assiste oramai da anni alla sistematica distruzione delle
bellissime pagode in cui i pacifici monaci buddisti esercitano la loro
passione di vita votata alla religione.
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A ciò va aggiunto che, poiché il tessuto sociale tibetano è impregnato
dell’essenza stessa della religione buddista, producendo come risultato
una vera e propria simbiosi tra buddismo e popolazione, le autorità
cinese hanno organizzato un genocidio sistematico dell’intera
popolazione.
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Interi gruppi familiari buddisti vengono prelevati e deportati,
nell’indifferenza dei Paesi occidentali, e sostituiti con gruppi di
etnia cinese che ne prendono il posto.
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Sono state proibite tutte le manifestazioni di cultura buddista, come la
lingua, le usanze, la bandiera, e le tradizioni, nel tentativo di
estirpare radicalmente la religione dal territorio comunista cinese.
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I monaci protestano
platealmente e decisamente, ma è rimasto loro un unico sistema per farsi
ascoltare dalla comunità internazionale : l’auto immolazione con il fuoco.
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Non passa giorno senza che
qualche sacrificio umano si verifichi in Cina, in nome di una libertà
costantemente negata.
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Lo straziante grido di aiuto
dei monaci tibetani ha preso le sembianze di una estrema e lacerante offerta
che è quella della propria vita, a ribadire il rifiuto di un comunismo
opprimente e devastante che non permette alle persone nemmeno di adorare il
proprio Dio.
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Allo stato attuale risultano essere moltissimi i
preti che sono letteralmente scomparsi nel nulla, svaniti nei meandri di un
apparato comunista feroce e sanguinario.
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In Cina, parallelamente alla Chiesa cattolica, che
segue le linee guida del Vangelo sotto la benedizione del Santo Pontefice,
esiste anche un’altra Chiesa, posizionata dal regime “ad hoc” sul territorio
per “confondere le acque”, e per dare al popolo un apparato pseudo-religioso
che pur avendo le sembianze di un organismo religioso, in realtà altro non è
che uno strumento di controllo che il potere comunista esercita sulle masse.
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In questo modo, la Chiesa “di regime” denominata
“Ufficio affari religiosi” assume il ruolo di rappresentante legale delle
coscienze, di cui il partito comunista ne è lui stesso il controllore, mentre
la vera Chiesa cattolica, quella legata al Papa e al Vangelo diventa una
organizzazione fuori legge e sotterranea, che può operare solo di nascosto e
rischio della vita.
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La preghiera assume quindi la caratteristica di
crimine contro lo Stato mentre la Santa Messa e l’appartenenza stessa alla
comunità cristiana è oggetto di persecuzione.
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La deportazione dei cristiani e il loro internamento
nei laogai, i famigerati lager del secondo millennio, sono lo strumento
principe con cui il regime comunista annichilisce chiunque non si allinei alla
linea di pensiero marxista, accompagnando la carcerazione con sistemi di
lavaggio del cervello collaudati da decenni, con l’uso della tortura, e con
sedute di “rieducazione” coatta.
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A questo
proposito, suggerisco la lettura di “Zuppa d’erba” scritto da Zhang Xianliang,
sopravvissuto a 22 anni di “campo di rieducazione” cinese, di cui scrissi una
recensione al LINK :
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Ad esempio del “modus operandi” del regime comunista
possiamo citare il caso del vescovo
Mons. Tommaso Zeng Jingmu, della diocesi “sotterranea” di Yujiang, che ha
passato 23 anni in prigione per il solo fatto di essere fedele alla religione
cattolica e per la sua obbedienza al Pontefice.
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Nel mese di maggio del 2014 è stato arrestato
l’amministratore apostolico della stessa diocesi cinese di Yujiang, padre
Giovanni Peng Weizhao, 40 enne, che svolgeva la sua attività religiosa
sotterranea, in contrasto con i dictat del partito comunista.
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Di lui è ignota la sorte poiché è detenuta in
località sconosciuta.
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Il pastore Zhang Shaojie della provincia di Henan,
sta scontando una pena di 12 anni di detenzione per “aver radunato la folla
allo scopo di turbare l’ordine pubblico”, mentre in realtà svolgeva le sue
funzioni di prete durante lo svolgimento di una messa.
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Con la stessa motivazione è stato arrestato e
condannato a sette anni Yang Rongli che guidava la Chiesa Linfen della
provincia di Shanxi.
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In un’altra provincia, quella dello Zhejiang invece,
secondo i rapporti di China Aid, la repressione si è recentemente focalizzata
sulla distruzione dei luoghi di culto, che ha portato alla demolizione di più
di 60 chiese di quel territorio.
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China Aid è una organizzazione che dal 2002 combatte
in Cina per la salvaguardia dei diritti umani, per la liberazione dei detenuti
prigionieri di coscienza, per la libertà religiosa, e per contrastare gli abusi
e le persecuzioni del regime comunista cinese.
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La repressione comunista non si accanisce solo sui
12 milioni di cattolici presenti in Cina, ma anche su qualsiasi altro movimento
religioso, come ad esempio quello del Falun Gong (detto anche Falun Dafa) i cui
adepti testimoniano un costante ricorso alla tortura da parte delle autorità
nei loro confronti.
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Anche nei confronti di questo movimento spirituale
infatti si accanisce costantemente la furia del governo cinese, capitanato da
Xi Jinping, un vero e proprio criminale comunista che combatte qualsiasi
dissenso col pugno di ferro.
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Sono infatti più di 1.000 gli attivisti per i
diritti umani imprigionati fino ad oggi dal Presidente Xi Jinping che sta
operando quindi la più grave repressione dal massacro di Piazza Tienanmen del
1989.
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Il percorso criminale cui il comunismo ci ha
abituato nelle varie zone del mondo in cui è stato ed è presente, si snoda in
Cina attraverso le persecuzioni cui diedero origine Mao Zedong “in primis”,
insieme alla sua ultima moglie Jiang Qing durante la cosiddetta Rivoluzione
Culturale, e proseguite poi con le nefandezze e i soprusi attuati dagli altri
leader comunisti, come Deng Xiaoping o Zhou Enlai.
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Oggi alcune tra le maggiori organizzazioni che
operano a favore dei diritti umani, asseriscono che la Cina è il paese al mondo
in cui si eseguono più condanne a morte.
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Le stime di “Amnesty International” arrivano
ad ipotizzare, in mancanza di dati “ufficiali”, di almeno 6.000 esecuzioni
all’anno nella Cina comunista, mentre “Nessuno tocchi Caino” offre
analisi di pari entità.
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Un esponente politico cinese, invece, il Preside
dell’Università di Legge dell’Università sudorientale cinese, ha parlato di
10.000 esecuzioni annuali.
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L’Occidente sembra completamente disinteressato a
tutto ciò, capitanato da orde di “politici” interessati solo a riempirsi le
tasche e a mantenere uno “status” privilegiato nei confronti di quegli elettori
che, inspiegabilmente continuano a votarli…
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Gli interessi economici rappresentano la “chiave di
volta” attorno a cui ruota il sistema comunista cinese continua imperterrito a
compiere i suoi misfatti.
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Negli ultimi anni la Cina è riuscita a detenere
percentuali significative dei debiti pubblici di alcuni tra i più importanti
Stati Occidentali, aumentando le esportazioni e le importazioni, creando una
dipendenza interattiva nei mercati economici, a cui poco importa se le
opportunità di guadagno siano legate ad un sistema di sfruttamento e di
repressione di un intero popolo.
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Le fabbriche cinesi che producono a ritmo continuo i
prodotti esportati in Occidente, sono spesso lager camuffati da imprese
commerciali, anche con nomi altisonanti, come ad esempio “JINZHOU
JINKAI ELECTRICAL GROUP”.
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In questi veri e propri mattatoi si macella carne
umana, sfruttando il lavoro gratuito di schiere di deportati per motivi
religiosi, o politici, o razziali, imponendo loro ritmi di lavoro obbligatori,
come si usava fare anche nei lager staliniani (la famosa “norma”) e con
coercizioni e torture quotidiane.
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I prodotti che arrivano in Occidente dalla Cina sono
lordi del sangue di milioni di vittime dell’apparato sanguinario cinese, uno
dei “paradisi comunisti” ancora esistenti oggi.
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La sete di denaro che attanaglia le economie
mondiali permette che accada tutto ciò, al punto che i Presidenti delle
repubbliche europee, e non solo, ad uno ad uno, si sono sperticati in strette
di mano, sorrisi di compiacimento, ed elogi, nei confronti del presidente
cinese.
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Mentre 50 milioni di esseri umani sono oggi
segregati in campi di concentramento, abbiamo assistito attoniti alla stretta
di mano di Xi Jinping con :
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Matteo Renzi, Presidente del Consiglio italiano,
Giorgio
Napolitano, ex Presidente della Repubblica Italiana,
Silvio
Berlusconi, ex premier italiano,
Barack
Obama, Presidente degli Stati Uniti,
Ban Ki-moon, Segretario generale delle Nazioni Unite,
Dan Kritenbrink, vicecapo della missione diplomatica
statunitense in Cina,
Mamnoon Hussain, Presidente del Marocco,
Alberto II, Principe di Monaco,
Angela Merkel, Premier tedesco,
Ashraf Ghani Ahmadzai, Presidente dell’Afghanistan,
Kirill I, Patriarca ortodosso di Mosca,
Shinzo Abe, Primo ministro giapponese.
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Vorrei chiarire
la semantica di alcuni termini che ricorrono nella storia repressiva comunista
cinese, attraverso cui possiamo farci un quadro più oggettivo.
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LAOGAI
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E’ il sistema basato sui campi di concentramento
cinesi, sulle prigioni e sul lavoro forzato, sui centri di detenzione e sugli
ospedali psichiatrici.
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Il termine tradotto significa “riforma attraverso il
lavoro”.
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Il governo comunista, dopo che il termine Laogai ha
iniziato ad essere conosciuto in Occidente, lo ha modificato, rimpiazzandolo
con quello più generico e innocuo di “prigione”.
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In queste strutture il detenuto è obbligato a
lavorare, per “servire alla costruzione economica dello stato”, contribuendo
alla produzione di quanto occorre per le attività imprenditoriali previste.
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In questo modo si producono quantitativi
considerevoli di materiali a costo zero che invadono poi i mercati occidentali.
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Queste merci sono estremamente competitive per
quanto riguarda il prezzo, poiché la mano d’opera non prevede i percorsi che in
Occidente tengono conto dei diritti delle manovalanze e degli operai preposti
alla produzione, come i salari e le assicurazioni sanitarie o pensionistiche.
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Questa concorrenza sleale, che ha rovinato interi
settori merceologici europei, si basa sullo sfruttamento e sulla vita stessa di
milioni di persone tenute prigioniere dal regime comunista cinese.
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Chi si rifiuta di collaborare viene condannato a
morte, come nemico dello Stato, e i
suoi organi vengono prelevati per entrare
a far parte di un turpe mercato in cui la Cina è prima al Mondo, e cioè
il commercio di organi umani.
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Una indagine della Laogai Research Foundation
ha stimato in 1.422 il numero dei laogai oggi presenti sul territorio cinese,
ma probabilmente il numero effettivo dei campi di concentramento è molto più
elevato.
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LAOJIAO
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E’ una forma di detenzione amministrativa, secondo
cui il regime può tenere in carcere i cittadini cinesi fino a tre anni anche
senza processo.
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Il termine tradotto significa “rieducazione
attraverso il lavoro”.
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Coloro che risultano essere invisi al regime possono anche ritrovarsi chiusi in manicomio ed essere sottoposti a cure psichiatriche forzate, compreso l'elettroshock.
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Coloro che risultano essere invisi al regime possono anche ritrovarsi chiusi in manicomio ed essere sottoposti a cure psichiatriche forzate, compreso l'elettroshock.
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ANKANG
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Paradossalmente questo termine tradotto significa
“pace e salute”, mentre in realtà l’ankang è una forma di detenzione
psichiatrica.
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BLACK JAILS
BLACK JAILS
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Sono parte di un sistema di detenzione segreto
formalmente illegale, noto al regime che però non solo finge di non conoscere
ma anzi lo tollera.
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I singoli cittadini possono presentare alle autorità
delle denunce o delle petizioni riguardo gli abusi subiti da parte di
funzionari locali, e per questo viaggiano fino a Pechino o fino alla capitale
della provincia in cui risiedono.
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I funzionari però, forti di squadracce di mercenari,
tentano di impedirlo e di catturare i malcapitati, rinchiudendoli poi in
strutture, a volte affittate allo scopo, e sottoponendoli a restrizione della
libertà e a torture, complice un regime compiacente.
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Segnalo ora alcuni Laogai che pubblicizzano
impunemente in Internet la loro attività
commerciale :
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Food & Beverage Online -
LINK : http://www.21food.com/
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OriProbe Information
Services - LINK : http://www.oriprobe.com/
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Mint Powerful
streamlined business information - LINK : http://mintportal.bvdep.com
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MadeInChina.com -
LINK : http://www.madeinchina.com/
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Chinabizdb -
LINK : http://www.chinabizdb.com/
Chinaec8 -
LINK : http://www.chinaec8.com/
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Boicottiamo i prodotti cinesi, in nome dei
diritti dell’uomo !
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Non rendiamoci complici di questo turpe commercio di vite umane !
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Dissenso
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