lunedì 27 luglio 2015

CLANDESTINI, PREFETTI E GOVERNO ALLEATI CONTRO LA NAZIONE ITALIANA





Clandestini, Prefetti e Governo alleati contro la Nazione italiana   
 
di Federico Dal Cortivo
 
Li abbiamo sentiti lamentarsi con il governo del duo Renzi-Alfano”, i poveri Prefetti, anime belle, che “non ci stanno “ e si “sentono soli” contro la marea montante di proteste, che sia pur nella censura dei media di regime si sta levando in varie parti d’Italia, eppure fino ad oggi si sono dimostrati solo zelanti servitori di uno dei peggiori governi del secondo dopoguerra, un esecutivo che sta letteralmente consegnando l’Italia oltre che alla finanza internazionale e alle multinazionali, a torme di clandestini provenienti da ogni dove.
Questi ultimi, basterebbe dare un’occhiata un po’ più attenta alla cronaca quotidiana edulcorata dai media mainstream del politicamente corretto, dopo essere stati accolti, poveri bamboccioni, con i guanti bianchi, coccolati, viziati e dotati di ogni confort…, alla fine spesso e volentieri delinquono, protagonisti indiscussi di quella microcriminalità predatoria che oramai fa parte del quotidiano di molte città italiane. E qui i signori Prefetti si stanno distinguendo in un lassismo indegno verso costoro, usando invece il pugno di ferro contro gli italiani che osano alzare la testa, in questo zelanti servitori di un governo di burattini spocchiosi, non eletto da nessuno e screditato in ogni consesso, ma direttamente funzionale a quei centri di potere economico finanziario che hanno decretato che l’Italia debba scomparire come Nazione.
Fino a ieri, quando non c’era la minima reazione popolare, si sono limitati a fare i passacarte, ora che qualcuno inizia ad alzare la voce chiedendo finalmente sicurezza e tutela dalla Stato, che cosa fanno? Semplice, si ergono a vittime del governo che avrebbe la colpa di mandarli al “massacro”, dimenticando di essere complici di tutto questo sfascio insieme al sedicente ministro dell’Interno Alfano, che di sicurezza non sa nemmeno l’abc, e che non saprebbe garantirla nemmeno a un pollaio tanta è la pochezza del soggetto.
Non hanno esitato a imporre agli abitanti dei comuni italiani la coabitazione forzata con i clandestini, perché di questo si tratta e non di persone in cerca di vera occupazione, che in Italia del resto non esiste nemmeno per noi, figurarsi per chi arriva senza alcun titolo…, facendo vergognosamente manganellare dalla Polizia i propri connazionali per far posto a degli stranieri, cosa mai vista nemmeno nelle nazioni più arretrate del Terzo Mondo!
Chissà che alla fine non ci scappa una bella denuncia per “Alto Tradimento” per questi intoccabili e per chi sopra di loro gli da gli ordini, cose del genere non hanno giustificazione alcuna se non “nella scomparsa in questi soggetti, ma forse non l’hanno mai avuta, del senso di appartenenza a un Popolo e ad una Nazione”, unita al totale disprezzo per quelli che sono gli interessi nazionali.
Ora, avessero almeno la dignità di dare le dimissioni se si sentono abbandonati, anche se sarebbe meglio farlo per una giusta causa come il non essere più in linea con i programmi antinazionali di questo bolso governo di camerieri dell’alta finanza, altrimenti dall’alto dei loro privilegi e stipendi stiano zitti e continuino a fare i “servitori dello ”Stato”(?) così come si è presentato retoricamente non appena arrivato a Verona il neo Prefetto Mulas, il “cui primo interesse è stato quello di sistemare i clandestini nel miglior modo possibile”, poi forse per gli italiani di Verona e i loro problemi ci sarà tempo…forse…Del resto per ricoprire certi incarichi in Italia non bisogna necessariamente essere i migliori, i tempi del Prefetto Mori sono lontani, oggi prevale il “tengo carriera e famiglia”.
 Sul governo bastano i fatti cui ogni giorno come italiani assistiamo, con le navi della Marina Militare, in puro stile otto settembre, che invece di salvaguardare le frontiere marittime svolgono compiti da provati scafisti d’altura, trasportando in Italia centinaia di clandestini, prelevati fin quasi sotto le coste africane in operazioni dai nomi reboanti, quanto vuoti, come Mare Nostrum e Triton, immagini che facendo il giro del mondo ci coprono quotidianamente di ridicolo, con le navi da guerra trasformate in tante ONLUS galleggianti portatrici di scabbia, malaria e tubercolosi.
Di fronte a tanto sfacelo è necessario ribadire con fermezza e senza tanti timori quello che tanti italiani pensano, ma che non hanno il coraggio di dire, pena la bolla di razzismo, l’odierna scomunica, che colpisce chi non accetta il dogma capitalista multirazziale.
L’immigrazione è solo una iattura per quella nazione che la subisce come l’Italia di oggi, non porta alcuna ricchezza se non per chi si arricchisce sui clandestini, dal clero alle ONLUS, che molti di questi soggetti che accampano diritti che non hanno sulla nostra terra, andranno solo a ingrossare le fila della malavita nazionale, che le nostre periferie stanno in molti casi già assomigliando a quelle squallide e degradate di molte città statunitensi, francesi e britanniche, che il nostro sistema sanitario nazionale sta collassando anche grazie a questi derelitti che pretendono cure gratis senza versare alcun contributo (poi si invocheranno strumentalmente le privatizzazioni per ovviare all’inefficienza del pubblico), che le nostre scuole statali dove si dovrebbero formare gli italiani del futuro, oltre a cadere spesso a pezzi e in perenne carenza di fondi, hanno i programmi rallentati per la presenza dei loro figli (che però non entrano nelle scuole religiose private e laiche dove studiano invece i figli dei buonisti della sinistra al caviale) che non capiscono l’italiano e non si vogliono integrare, distanti anni luce dalla nostra cultura, che i nostri lavoratori sempre meno tutelati dagli attacchi portati dai governi di centrosinistra e centrodestra e dalla resa del sindacato concertativo, si trovano in concorrenza oramai diretta con gli stranieri che accettano qualsiasi lavoro anche sottopagato e insicuro (ma qui la colpa è anche di chi l’ impiega per proprio tornaconto incurante dei danni sociali che arreca alla nostra comunità e tra questi imprenditori vi sono anche i famosi padani di Salvini), e si potrebbe continuare ancora con i perché questi invasori, portatori di alcun valore, non serviranno proprio a nulla se non a farci diventare ancora più poveri, meno italiani, meno europei, più terzo mondiali, e quindi anche più disponibili ad accettare passivamente una nuova società multirazziale dominata dal libero mercato, dalla globalizzazione e terra di conquista per il capitale straniero.


sabato 25 luglio 2015

...LE PROFEZIE DEL MINISTRO PADOAN


 ECONOMIA 2015 

Il debito pubblico italiano al massimo storico e le profezie del ministro Padoan

di Attilio Folliero - Caracas
Annualmente, in primavera c’è la riunione del Fondo Monetario Internazionale. Quest’anno si è svolta a Washington dal 16 al 18 aprile. Nel corso di questi lavori è intervenuto per l’Italia il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che come riportato da tutti i media (1) ha dichiarato: "Non è vero che il debito italiano sale… il debito pubblico quest'anno si stabilizzerà e dall'anno prossimo scenderà in maniera sostenuta, rispettando le regole".

Il 18/06/2015, Padoan in una conferenza stampa, rispondendo a chi gli chiedeva se un default greco comportasse dei rischi per l’Italia asseriva: "L'ho già detto e lo ripeto: l'Italia è assolutamente solida, l'euro è assolutamente solido, non siamo sicuramente nel 2012" (2).
Dunque Padoan, il ministro dell’Economia, è tranquillo, ottimista e contento per il futuro dell’Italia. A guardare i dati, però non sembra proprio che Padoan sia un buon profeta.

Il supplemento al Bollettino statistico della Banca d’Italia (3) "Finanza pubblica, fabbisogno e debito n. 20" pubblicato il 15 aprile (il giorno prima dell’inizio dei lavori del FMI) riportava i dati del debito pubblico italiano al mese di febbraio 2015: 2.169,21 miliardi di Euro, ovvero massimo storico assoluto. Nel mese di febbraio il debito pubblico italiano è aumentato di 3,34 miliardi.

A Marzo, secondo i dati del supplemento al Bollettino statistico della Banca d’Italia "Finanza pubblica, fabbisogno e debito n. 24" pubblicato il 14 maggio, il debito pubblico italiano continuava ad aumentare di altri 15 miliardi, facendo segnare un nuovo massimo storico: 2.184,51 miliardi di Euro.

Ad Aprile, secondo i dati del supplemento al Bollettino statistico della Banca d’Italia "Finanza pubblica, fabbisogno e debito n. 32" pubblicato il 15 giugno, il debito pubblico faceva segnare un nuovo massimo storico: 2.194,50 miliardi di Euro, ovvero altri 10 miliardi in più rispetto al mese anteriore.

Pochi giorni fa, il 14 luglio, il solito Bollettino statistico della Banca d’Italia "Finanza pubblica, fabbisogno e debito n. 38" aggiornando i dati del debito pubblico italiano al mese di maggio, dava notizia di un ennesimo massimo storico, questa volta arrivato a 2.218,23, quindi una crescita di oltre 23 miliardi nell’ultimo mese.

Mah! Il ministro Padoan profetizzava che il debito italiano non sarebbe aumentato, anzi prima si sarebbe stabilizzato e poi sarebbe sceso in maniera sostenuta. Per il momento la sfera di cristallo di Padoan non ci ha azzeccato o forse era offuscata; prima di leggerla avrebbe fatto bene a pulirla un po. Infatti, l’unica certezza è che nei primi 5 mesi del 2015 il debito pubblico italiano è cresciuto di oltre 83 miliardi. Certamente nel corso dell’anno il debito potrebbe invertire la tendenza e dar ragione a Padoan! Staremo a vedere.

Il debito pubblico italiano dall’inizio della crisi

Dall’inizio della crisi, dal 2007 ad oggi (31 maggio 2015) il debito pubblico italiano è cresciuto di 613 miliardi: al 31 dicembre 2007 era 1.598,97 miliardi ed oggi, secondo l’ultimo dato disponibile è 2.218,23. Nello stesso periodo il PIL è rimasto praticamente invariato: era 1.610 miliardi nel 2007 ed è 1.616 miliardi nel 2014; nel 2015, secondo le previsioni crescerà 0,7%. e sarà attorno a 1.627 miliardi. In termini percentuali, se nel  2007 il debito rappresentava il 99% del PIL, oggi è attorno al 135% (Vedasi tabella seguente e grafici).

PIL e Debito pubblico italiano
2007-2015
Anno
PIL
Var % Annua
Debito pubblico
Var % Annua
% Debito/PIL
2007
1.610,30
3,95%
1.605,13
1,09%
99,68%
2008
1.632,93
1,41%
1.670,99
4,10%
102,33%
2009
1.573,66
-3,63%
1.769,23
5,88%
112,43%
2010
1.605,69
2,04%
1.851,22
4,63%
115,29%
2011
1.638,86
2,07%
1.907,61
3,05%
116,40%
2012
1.615,13
-1,45%
1.988,36
4,23%
123,11%
2013
1.609,46
-0,35%
2.068,72
4,04%
128,53%
2014
1.616,25
0,42%
2.134,91
3,20%
132,09%
2015
1.627,88
0,72%
2.218,23
3,90%
134,81%
Fonte: Elaborazione Attilio Folliero su dati Istat (PIL) e Banca d'Italia (Debito pubblico). La previsione del PIL 2015 è di fonte FMI. Debito pubblico 2015 aggiornato al 31/05/2015. Dati in miliardi di Euro


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Note
(1)  A titolo di esempi vedasi articolo del Corriere "Grecia, Draghi: «Se la crisi precipita ci troveremo in acque inesplorate»", Url:
articolo di Repubblica: Padoan: «Debito non sale, anzi si stabilizza»,  Url: 
Articolo di RAI News: Padoan: "Non è vero che il debito italiano sale. Da crisi greca nessun impatto su Italia", Url: 
(2)  Vedasi articolo <<Padoan: "Italia assolutamente solida, non siamo nel 2012">>, Url:
(3)  Finanza pubblica, fabbisogno e debito, Supplemento al Bollettino Statistico della Banca d’Italia, indicizzato per anni, è consultabile online all’indirizzo:

                                                                                                                      

giovedì 23 luglio 2015

I PROBLEMI DELL'AFRICA

I problemi dell’Africa
Poche parole, ma chiare
La maggior parte dei migranti che sempre più numerosi attraversano il Mediterraneo verso l'Italia e l'Europa sono africani, provengono cioè dal continente più povero del pianeta che però è ricco di materie prime.
La vulgata ufficiale e politicamente corretta imputa agli europei di essere andati in Africa solo per derubarla.
Lungi da noi difendere il colonialismo spesso di rapina di francesi, belgi, tedeschi, spagnoli e, soprattutto, inglesi, ma è certo che fino a quando ci sono stati gli europei l'Africa più o meno bene è cresciuta, mentre dopo che tutti gli Stati africani hanno ottenuto l'indipendenza la situazione è precipitata e regredita ovunque.
Non ci riferiamo solo alle ex colonie italiane, Libia, Eritrea, Somalia ed Etiopia, dove allo sviluppo e progresso portato dall'Italia fascista (che solo la bugiarda faziosità antifascista nega), sono subentrate con l'indipendenza guerre, massacri, genocidi tribali, distruzioni e l'abisso della povertà, ma anche ad esempio a quello che una volta era il ricco Sud Africa o ai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Le popolazioni vengono lasciate nella povertà e nell'indigenza da parte di governi incapaci, spesso dispotici e corrotti, che usano le risorse solo per il benessere della loro corte, casta, etnia, il tutto aggravato nei decenni scorsi dalla guerriglia marxista e oggi dalle guerre di religione.
I problemi dell'Africa quindi sono immensi, ma per cercare di risolverli bisogna innanzitutto prendere atto della verità e della realtà storica, fuori da ogni retorica e da vecchie bugie che non aiutano a risolverli ma li aggravano.
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venerdì 17 luglio 2015

QUANDO I “SANTI” SONO DEMONI





QUANDO I “SANTI” SONO DEMONI



Rosario Crocetta, presidente della regione Sicilia, si è autosospeso dall’incarico a causa della divulgazione di intercettazioni telefoniche tra lui ed il suo medico personale Matteo Tutino, primario dell’ospedale Villa Sofia di Palermo.
Nell’intercettazione si sente il medico che, a proposito dell’assessore alla sanità Lucia Borsellino, figlia di Paolo Borsellino il giudice assassinato dalla mafia, dice:” va fermata, fatta fuori, come suo padre”.
Rosario Cocetta ascolta e tace vilmente, senza protestare, senza indignarsi, senza denunciare..
Oggi dice : “ Non ho sentito la frase su Lucia, forse c’era una zona d’ombra, non so spiegarlo; tant’è che io al telefono non replico.”
Come si vede scuse ridicole e poco intelligenti che si rifugiano in una presunta sordità improvvisa, ma tant’é..
Certo che per un presidente che ha sempre detto di volere combattere la mafia e la corruzione senza esitazioni e con ogni mezzo l’accettare senza reagire tali e tanto gravi affermazioni da parte di un medico che è stato arrestato per falso, abuso d’ufficio, truffa e peculato, non è il massimo della coerenza e della trasparenza..
A seguito delle intercettazioni Lucia Borsellino si era dimessa affermando che “Prevalenti ragioni di ordine etico e morale e quindi personale, sempre più inconciliabili con la prosecuzione del mio mandato, mi spingono a questa decisione”.
Come spesso accade, specie in Italia, dietro la facciata dei santi si possono nascondere i demoni e l’immagine pubblica che viene venduta alla pubblica opinione non corrisponde a quella privata molto più prosaica, misera e ipocrita..!
Se Rosario Crocetta ha ancora un briciolo di dignità dovrebbe fare seguire all’autosospensione le sue dimissioni definitive!

Alessandro Mezzano

                                                                                                                                                  


martedì 14 luglio 2015

Migrazioni di massa e l’ente che le “promuove”

 

Migrazioni di massa e l’ente che le “promuove”

Qualche giorno fa’ ho segnalato come le masse di clandestini imbarcati dalla Libia non solo sono quasi tutti negri sub-sahariani (che Rai 3 continua a chiamare “siriani in fuga dalla guerra”) ; ma che alcuni di questi hanno raccontato all’inviato di Le Monde di essere stati presi per le strade libiche. Domanda: ci sono organizzazioni   in Libia che fanno incetta di negri per spedirceli?
immigrationIl dubbio è venuto anche all’ottimo sito elvetico Les Observateurs. Che indica un possibile sospetto. http://lesobservateurs.ch/2015/06/13/la-migration-est-elle-vraiment-le-fait-de-desesperes/
“Se credete ancora che la migrazione sia fatta di disperati – esordisce – ricredetevi. E’ un’azione voluta e organizzata, fra gli altri, da « L’organisation internationale pour les migrations » …”.
E’ questa una organizzazione intergovernativa che pare collegata alle Nazioni Unite. Andatene a vedere il sito, ed apprenderete cose interessati.
Direttore generale dell’Organizzazione è un tal ambasciatore americano William Lacy Swing, che ha una carriera di diplomattico in paesi come la Nigeria. Costui è stato continuamente confermato e riconfermato a quella carica: è sulla poltrona dal 2008, e ci resterà fino al 2017 almeno (se non smetteranno di riconfermarlo). Manovra un budget di 1 miliardo e 675 milioni di dollari,  ha 8400 dipendenti presenti in oltre 100 paesi; il quartier generale è a Ginevra. Strano che di un simile titano, io non avessi mai sentito parlare, nè incontrato nelle aree di crisi che ho coperto qualcuno dei suoi agenti riconoscibili. Fra le cose che IOM fa’ è “organizzare elezioni per i rifugiati fuori dalla loro patria, per esempio in Afghanistan nel 2004 e le elezioni in Irak nel 2005” .
Quindi: ad occhio e croce è una delle benefiche entità global-americane per l’espansione della demokràtia  nei paesi dopo gli Usa li hanno devastati (pardon, volevo dire: aperti alla civiltà occidentale).
Lo IOM dichiara la sua missione senza giri di parole: “E’ impegnato al principio che una migrazione umana e ordinata fà bene ai migranti e alle società”.
“In un’epoca di mobilità umana senza precedenti – c i istruisce – si constata che è particolarmente urgente far comprendere appieno i legami che esistono tra la migrazione e lo sviluppo, prendere misure pratiche perché la migrazione serva di più gli interessi dello sviluppo, ed elaborare soluzioni durevoli alle situazionbi migratorie che sollevano difficoltà. In questo campo, la filosofoia dello OIM è che le migrazioni internazionali, se gestite correttamente, contribuiscono alla crescita e alla prosperità dei paesi d’irigine e di destinazione, e profittano agli immigrati stessi”.
In base a questa bellissima convinzione che le migrazioni   in carrette del mare “fanno bene alle società” dove arrivano, lo IOM si occupa, a quanto dichiara, di:
° Assistere i paesi ad essere pari alle crescenti sfide della gestione delle migrazioni.
° Far progredire   la comprensione delle questioni dell’immigrazione.
° Incoraggiare lo sviluppo economico e sociale attraverso l’immigrazione
° Sostenere la dignità umana e il benessere dei migranti.
Non so, ma ho l’impressione che questa descrizione dei compiti dei missionari si possa tradurre  con la parola promozione.
Lo IOM “promuove” le emigrazioni di massa. Perché ha fede che queste   facciano bene all’economia delle società che li ricevono, o ovviamente a quella globale. E’ una tesi tipica del mondialismo dei poteri forti. http://www.iom.int/mission
Siccome il benemerito ente dichiara ripetutamente di “assistere gli   Stati”  in tutti i modi possibili per ingoiare i necessari milioni di clandestini (pardon: “migranti”, è lo IOM che ha fatto circolare la parola  corretta che tutti i media ripetono), io credo che il nostro governo,  prima ancora che ai Kommissari Ue, dovrebbe bussare alla porta dello IOM. L’indirizzo è:
17, Route des Morillons, CH-1211 Geneva
19, Switzerland
Tel: +41.22.717.9111
E’ la porta giusta. Il signor ministro Alfano alzi il telefono e chieda assistenza all’ambasciatore Swing e i suoi 8400 buoni samaritani, che fremono dal darci assistenza della loro competente filantropia. Non posso esserne certo perché le pagine sulle riunioni e le decisioni sono segretate (pardon: “accesso ristretto solo agli stati membri”). L’Italia essendo stato membro, sicuramente saprà cosa ha deciso lo IOM nella consultazione informale del 16 giugno, che non è ancora avvenuta mentre scrivo..
Il sito è molto bello ed umano. Pieno di foto di clandestini che scendono dai barconi a Lampedusa, che dormono alla Centrale di Milano o alla Tiburtina di Roma. Didascalia: “oltre 100 mila migranti salvati in mare”: come se fossero stati Swing § gli ottomila suoi dipendenti a salvarli, e non   la marina italiota.
“Circa 102 mila migranti sono arrivati via mare in Europa quest’anno, secondo lo IOM. Il numero è lievemente superiore a quello raggiunto nel 2014”.
Il grande contributo dell’ambasciatore Lacy Swing, oggi direttore generale, sta in una frase che ha detto poco fa alla Conferenza dell’Asia Sud-Orientale:
“Il direttore generale dello IOM ha sfidato la comunità globale a ‘coniugare il rompicapo di un’efficace gestione delle frontiere cone le migrazioni su larga scala”.
Illuminati dalla sua sentenza le diciamo grazie, ambasciatore!  Senza di lei non ci saremmo arrivati: è proprio un rompicapo! Conundrum, come dice lei!
E’ una frase che per acutezza mentale, originalità e impegno personale sta quasi alla pari con quella del nostro presidente della Rep, già celebre per succosi moniti del genere. Grazie, ancora grazie.
Qualche suggerimento per risolvere il rompicapo no, vero? Ma   stimolati dalla sua alta intelligenza, il titolo del comunicato IOM che segue ci fa’ venire un’idea. Il titolo: “Lo IOM fa’ appello per la raccolta di 80 milioni di dollari onde fornire sostegno alle famiglie di profughi sparse per l’Irak. Perchè, sapete, 3 milioni di iracheni sono stati cacciati dalle loro caso da conflitti violenti”.
Quale sarà la causa di questi conflitti violenti, ambasciatore? Chissà.   Forse il Pentagono ne sa qualcosa. Forse i sauditi, i turchi e gli americani potrebbero smettere di fornire armamento ed assistenza dal cielo al Califfato da loro foraggiato? E’ un’idea che ci è frullata per la testa così..Scusate.
Sarebbe bello sapere dall’ambasciatore Lacy Swing o da uno dei suoi ottomila apostoli, qualche informazione in più sulla enorme migrazione dall’Africa nera verso la Libia, e poi da noi. Lui che ha passato una vita in Africa da diplomatico, avrà qualche opinione sul perché essa è aumentata brutalmente – proprio dal 2008 – e con essa, aumentati gli annegamenti di massa? Una dinamica migratoria raggiunge simili picchi solo se un evento catastrofico la giustifica, come appunto guerre, carestie, genocidi. Ne sa qualcosa?   Non ci sarà per caso, in quei paesi, una certa “promozione” dell’esodo? Nella convinzione che fa’ bene all’economia globale?
Le motivazioni di una tale promozione tendono a sfuggirci. a meno che non sia nel titolo di un’altra informazione del sito:
Sette miliardi di sogni, un solo pianeta. Consumiamo con moderazione – Giornata mondiale dell’ambiente 2015”.
Ecco qui. Siamo in troppi: sette miliardi, su un solo pianeta. Le barcate di clandestini possono convincerci meglio che siamo in troppi in questo solo pianeta, che la popolazione va’ un po’ accorciata.
Che bontà, ambassador!

                                                                                                                                                 

sabato 11 luglio 2015

COMPRAVENDITA SENATORI, BERLUSCONI CONDANNATO...



Compravendita senatori, Berlusconi condannato a tre anni per corruzione
Berlusconi è stato condannato in primo grado dal tribunale di Napoli a tre anni di reclusione (e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici) per concorso in corruzione nel processo sulla compravendita dei senatori. Stessa condanna anche per Valter Lavitola (ex direttore del quotidiano l’Avanti). La procura aveva chiesto cinque anni per l'ex Cavaliere e quattro anni e quattro mesi per Lavitola.
Berlusconi: Sentenza assurda. Processo politico
Prendo atto di una assurda sentenza politica al termine di un processo solo politico costruito su un teorema accusatorio risibile. Resto sereno, certo di aver sempre agito nell'interesse del mio Paese e nel pieno rispetto delle regole e delle leggi, così come continuerò a fare». Così Silvio Berlusconi che in una nota ha parlato di «persecuzione giudiziaria» per ledere la sua «immagine di protagonista della politica». Di « sentenza clamorosamente ingiusta e ingiustificata» ha parlato anche Niccolò Ghedini, che ha sottolineato come il processo si prescriverà il 6 novembre.
Nonostante la prescrizione, l’avvocato ha espresso l'auspicio che la Corte di Appello assolva Berlusconi nel merito.
Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/vu1Ja  Il Sole 24 Ore

Il Caimano non ne paga mai una..!!
Possibile che in Italia se hai i soldi per pagare fior di avvocati questi riescano SEMPRE a dilatare e procrastinare i tempi sino ad arrivare SEMPRE alla prescrizione..???!!!
Se un poveraccio ruba per fame va dritto i galera…!!
Altro che repubblica delle banane..!!
Viva la repubblica democratica, nata dalla resistenza..!!

Alessandro Mezzano
                                                                                                              

giovedì 9 luglio 2015

IL VENEZUELA PUO' ANDARE IN DEFAULT?



 
Il Venezuela può andare in default?

di Attilio Folliero

In risposta ad una lettera ricevuta dall'Italia, le mie considerazioni sul perché il Venezuela non andrà in default. Oggi si parla molto di debito pubblico e di possibile default per esempio della Grecia, dimenticando spesso gli USA, secondo me paese destinato al fallimento; nei media internazionali si parla anche di un possibile default del Venezuela, anzi certi analisti finanziari "interessati" danno praticamente per scontato il default del Venezuela. Di seguito il testo della lettera ricevuta. La lettera è firmata, ma per correttezza evito di pubblicare il nome dello scrivente. "... Sono uno studioso indipendente dei problemi dell’America Latina, ho trovato la sua mail nel blog. Mi permetto di contattarla per avere una sua opinione sulla situazione venezuelana, molti analisti finanziari ritengono che il paese non riuscirà a pagare gli interessi sul debito pubblico e fallirà, l’inflazione si aggira intorno al 200% e inoltre so che a dicembre ci saranno le elezioni. Cosa pensa che accadrà? La ringrazio in anticipo e la saluto cordialmente".

Il Venezuela non andrà in default. Questa è la mia opinione. E' vero che l'inflazione in Venezuela per l’anno in corso si aggira attorno al 150-200%, cosi come pure è evidente una contrazione del PIL e soprattutto delle riserve internazionali, che un tempo erano il punto di forza dell'economia venezuelana; è vero che i prezzi del petrolio continuano ad essere bassi e la situazione economica generale del paese è difficile.

Gli analisti finanziari, di cui si parla nelle lettera ricevuta che prefigurano il fallimento, il default del Venezuela perché secondo loro non riuscirà a pagare gli interessi sul debito, non prendono in considerazione alcuni elementi. Ovviamente le loro analisi sono interessate, miranti a diffondere nell’opinione pubblica internazionale proprio l’idea che il Venezuela stia andando incontro ad un default, cosa della quale io francamente dubito per i motivi che espongo a continuazione.

Prima di tutto il bilancio del governo venezuelano, anche quando i prezzi del petrolio erano a 100 dollari ed oltre, era compilato tenendo in conto prezzi notevolmente inferiori. Anche il bilancio di quest’anno 2015, approvato a giugno/luglio dello scorso anno, quando i prezzi del petrolio erano ancora a 100 dollari, prevede un prezzo del petrolio a 60. Con un prezzo attuale del petrolio attorno a 55 dollari, il bilancio venezuelano presenta si un defici, ma non è enorme; per coprire questa differenza il governo sta utilizzando differenti strategie: ricorre alle proprie riserve internazionali, che in effetti stanno diminuendo, essendo passate da 22 miliardi di dollari di inizio anno ai 16 miliardi attuali (1); sta impegnando una parte del proprio oro (2), anche se in realtà le riserve auree del Venezuela sono stabili e continuano ad essere le più alte dell’America Latina (3); sta ricorrendo al prestito, soprattutto con i cinesi.
Altro fattore che molti analisti finanziari dimenticano nelle loro analisi "interessate" sono le risorse naturali di cui il Venezuela è ricco. Il Venezuela non possiede solo petrolio, ma anche gas, bauxite (alluminio), ferro, coltan, terre rare, acqua e assieme a tante altre anche oro.

Tutti sanno che il Venezuela possiede la riserva petrolifera più grande del pianeta, al momento oltre 300 miliardi di barili, che saliranno sicuramente a 500/600 miliardi nei prossimi anni. Quando si parla di riserva petrolifera si fa riferimento al petrolio estraibile con la tecnologia attuale, la cui estrazione è economicamente conveniente. In realtà la quantità di petrolio presente in Venezuela è enormemente superiore; nella sola Fascia dell’Orinoco, la regione con la più grande riserva petrolifera del mondo, si trovano più di 1.100 miliardi di barili. Man mano che la tecnologia progredisce si inglobano nelle riserve effettive anche quei miliardi di barili che prima non potevano essere estratti o non risultava economicamente conveniente estrarre. Di questi dati gli analisti finanziari interessati pare proprio che non ne tengano conto.

Anche le riserve di gas sono enormemente aumentate in questi ultimi anni, diventando il Venezuela anche per questo prodotto uno dei principali attori del mondo. Attualmente si stima una riserva di 196.000 miliardi di piedi cubici di gas, che fa del Venezuela l’ottava riserva di gas del mondo; secondo ENAGAS, l’Ente Nazionale del Gas, il Venezuela passerà presto ad essere la terza riserva di gas del mondo (4).
Ciò di cui “ignorano” molti analisti finanziari è la grande ricchezza di coltan e oro presenti in Venezuela. Dato che la maggior parte dei dati riguardanti le riserve delle risorse naturali presenti nel nostro pianeta sono forniti dal US Geological Survey (USGS), ovvero l’Agenzia di Geologia del Governo degli Stati Uniti, molti dati sono manipolati a sua convenienza. Per esempio, prima dell’avvento di Chavez, al Governo dal 1999, il petrolio della Fascia dell’Orinoco per l’USGS non era considerato tale, ma bitume naturale, venduto a prezzi notevolmente inferiori al petrolio.
Oggi succede la stessa cosa con le cifre del coltan e dell’oro. Il Coltan è una miscela complessa di columbite e tantalite, due minerali della classe degli ossidi che si trovano molto raramente allo stato puro. Il coltan si usa nell'industria metallurgica per la preparazione di leghe metalliche con elevato punto di fusione, per aumentare la resistenza alla corrosione in alcuni tipi di acciai inossidabili; è utilizzato nell’industria elettronica e dei semiconduttori per la costruzione di condensatori ad alta capacità e dimensioni ridotte, usati in telefoni cellulari e computer. È un minerale considerato strategico dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America, pertanto si comprende facilmente la sua enorme importanza ed il suo elevato prezzo, superiore a quello dell’oro e dei diamanti. Ebbene si stima che il Venezuela, come annunciato da Chavez (5) abbia riserve per oltre 100.000 tonnellate di coltan.
Per quanto riguarda l’oro, USGS stima che ci siano nel mondo riserve per 55.000 tonnelate. Tali dati però sono sicuramente sottostimati o per essere più esatti sono manipolati, se è vero che altre fonti danno dati differenti (6). La manipolazione riguarda i dati dei due paesi che possiedono le più importanti riserve di oro, ovvero il Sud Africa ed il Venezuela. Il Venezuela, secondo stime annunciate da Chavez, su studi di società iraniane e russe, ha nel proprio sottosuolo riserve in oro per oltre 25.000 tonnellate (7). Per capire tale dato basta dire che equivale a quasi tutto l’oro detenuto da tutte le banche centrali del mondo.
Con tutte queste riserve di materie prime il Venezuela può fallire? Può andare incontro ad un default? Indubbiamente no! In caso di difficoltà estrema, per esempio potrà sempre vendere a futuro la produzione di petrolio alla Cina, come in effetti sta facendo, in cambio dell'anticipo dei pagamenti, ovvero liquidità per pagare anche eventuali interessi sul debito.

Russia, l’altro importante partner commerciale del Venezuela, secondo quanto rivelato da Max Keiser in una sua recente trasmissione di Russia Today (8), vorrebbe acquistare 5.000 tonnellate di oro che ovviamente non riesce a trovare,perché nel mercato mondiale non esiste tale quantità; anche la Cina, pur essendo oggi il primo produttore mondiale di oro, davanti al Sud Africa, cerca continuamente oro. Quindi in casi estremi il Venezuela potrebbe proporre a Cina e Russia la creazione di società miste per la estrazione dell’oro presente in Venezuela.
Infine c’è ancora un altro fattore di cui gli analisti finanziari interessati non tengono conto: il Venezuela potrebbe decidere di vendere in Bolivar. Fatto non preso in considerazione da nessun analista internazionale. Il Bolivar è  la moneta nazionale del Venezuela, oggi debolissima, ma che potrebbe apprezzarsi moltissimo. Il Venezuela vende petrolio in dollari, ma potrebbe decidere di venderlo una parte in dollari ed una parte in Bolivares; ciò costringerebbe i compratori del suo petrolio a rifornirsi di Bolivares ovviamente dalla Banca Centrale del Venezuela; l'aumento della domanda di Bolivares, rafforzerebbe il suo valore rispetto al dollaro; ciò si tradurrebbe in una riduzione del valore del debito espresso in dollari e quindi anche degli interessi espressi in dollari; ma il Venezuela potrebbe anche decidere di passare all’instaurazione del Bolivar d’oro. Ciò non è utopia proprio perché il Venezuela possiede tantissimo oro, la seconda riserva di oro del mondo e – ripetiamolo pure - praticamente equivalente a quasi tutto l’oro che possiedono tutte le banche centrali del mondo.

Il default di un paese ricco di risorse naturali come il Venezuela non sembra proprio possibile. Il Venezuela possiede i principali prodotti richiesti dal mercato mondiale attuale: petrolio, gas, oro, coltan, bauxite, ferro, terre rare, uranio (non sfruttato attualmente in Venezuela), senza dimenticare il cacao “Chuao” la qualità di cacao più pregiata e più richiesta nel mercato mondiale.

Effettivamente mancano le risorse economiche per estrarre o aumentare l’estrazione di queste risorse naturali, ma essendo tutte risorse altamente strategiche ed indispensabili alla società attuale, non sarebbe difficile reperire gli investimenti necessari, cosi come avvenuto per lo sfruttamento del petrolio della Fascia dell’Orinoco; in poco tempo arrivarono investimenti per oltre 100 miliardi di dollari, tra i quali anche 7 miliardi di Euro da parte dell’ENI.

Fino ad ora il Venezuela, grazie agli alti prezzi del petrolio di cui ha goduto nell’ultimo decennio non si è preoccupato di sviluppare gli altri settori o approfittare della presenza delle altre risorse naturali e questo a mio avviso è stato il principale sbaglio, ma non è mai tardi per porvi rimedio; anzi, la caduta dei prezzi del petrolio obbligherà il Venezuela a svilupparli.

In quanto alle elezioni parlamentari di dicembre, tra i tanti colpi di stato scoperti e quindi falliti c’è anche il possibile “colpo parlamentare” denunciato dal giornalista Jose Vicente Rangel, già Vice Presidente della Repubblica con Hugo Chavez (9). L’obiettivo dell’opposizione venezuelana sarebbe di effettuare un golpe alla paraguaya, ossia ottenere la maggioranza assoluta alle prossime elezioni di dicembre e poi votare la destituzione del Presidente della Repubblica. Ovviamente sarebbe una procedura del tutto illegale,perché la Costituzione non prevede tale strumento per destituire il presidente. In ogni caso la vittoria elettorale dell’opposizione non è certa, anzi la vedo difficile. Indubbiamente l’opposizione ha una quantità di voti molto vicina a quella del governo, come ha dimostrato l’ultima elezione presidenziale dell’aprile 2013, in cui Maduro ha vinto con solo 200.000 voti di vantaggio.
Alle prossime elezioni parlamentari potrebbe anche avere un numero di voti superiore a quello dei partiti che appoggiano il Governo, ma difficilmente potrà ottenere la maggioranza dei deputati; infatti, bisogna considerare due fattori: il primo, che in Venezuela vige il sistema elettorale maggioritario, con l’elezione di un deputato per collegio; il secondo fattore da considerare è il fatto che il voto dell’opposizione non è omogeneo in tutto il territorio nazionale, ma si concentra nei quartieri più ricchi delle grandi città; in tali zone arriva a prendere anche il 90%, come a Chacao o Baruta (nell’est della città di Caracas, tra le zone più ricche del Venezuela); nella stragrande maggioranza dei collegi popolari difficilmente potrà ottenere l’elezione del deputato. Quello che sembra certo è la grande astensione come hanno dimostrato le elezioni primarie dei partiti di entrambi gli schieramenti: per l’opposizione hanno votato poco più di 500.000 elettori, ma si è votato solamente in un terzo dei collegi; per il partito socialista hanno votato poco più di 3 milioni di persone e si votava in tutti i collegi. In particolare nell’ultima elezione del Partito Socialista potevano votare non solo gli iscritti al partito (circa 7,5 milioni) ma tutti i cittadini venezuelani aventi diritto al voto (circa 20 milioni). In definitiva ha votato il 15% circa. 

Tra l’altro per quanto riguarda l'elezione dell'opposizione, ad oltre un mese di distanza non sono ancora stati diramati i risultati e quindi gli eletti! In definitiva risulta che le persone che non appoggiano il presidente ed il partito del presidente non appoggiano neppure i partiti di opposizione, che sono tanti, oltre una trentina, e mai si mettono d’accordo; ognuno è in lotta con l’altro. I risultati dei vincitori non sono ancora stati resi noti perché ci sono lotte intestine all’interno dei vari partiti e quindi è probabile che alla fine si proporranno non i candidati scelti dal popolo dell’opposizione, ma quelli derivanti da subdoli accordi.

 Ovviamente questo comportamento antidemocratico influisce sull’astensione dei votanti che non appoggiano Maduro, che in fin dei conti vanno a votare massivamente solo quando si tratta di eleggere il Presidente, ovvero votare contro il chavismo.

Riassumendo, per le prossime elezioni prevedo una grande astensione, una elezione equilibrata per quanto riguarda il numero dei voti, ma alla fine otterrà comunque la maggioranza la coalizione che fa capo al presidente Maduro.

Secondo me, più che guardare a questa elezione parlamentare bisogna rivolgere l’attenzione al possibile referendum revocatorio del prossimo anno. In Venezuela esiste la possibilità di revocare il mandato a tutti gli eletti, quindi anche al Presidente della Repubblica a metà del periodo presidenziale. In questo caso l’opposizione deve prima raccogliere un numero di firme sufficienti per innescare il referendum, ossia il 20% degli aventi diritto al voto, quindi all’incirca 4 milioni e poi ottenere la vittoria nel referendum; ma non è sufficiente la semplice maggioranza dell’opzione a favore della revoca del mandato, occorre che il numero dei voti favorevoli alla revoca del mandato sia superiore al numero dei voti ottenuti dal Presidente per la sua elezione; in questo caso, Maduro avendo vinto con il 52% e circa 7,5 milioni di voti a favore potrebbe anche perdere e quindi si aprirebbero scenari completamente nuovi per il Venezuela.

Note
1)  I dati delle Riserve Internazionali del Venezuela reperibili nel sito della Banca Centrale del Venezuela (BCV), Url: http://www.bcv.org.ve;
2)    Vedasi articolo “Reuters: Venezuela obtiene 1.000 millones de dólares por canje de oro”http://www.aporrea.org/internacionales/n269275.html;
3)    Vedasi articolo “Venezuela mantiene las mayores y más estables reservas en oro de América Latina”, Url: http://www.avn.info.ve/contenido/venezuela-mantiene-mayores-y-m%C3%A1s-estables-reservas-oro-am%C3%A9rica-latina;
4) Vedasi "Reservas gasíferas en Venezuela” nel sito di PDVSA, Url:http://www.pdvsa.com/PESP/Pages_pesp/aspectostecnicos/gasnatural/reservas_gasiferas.html;
5)   Vedasi articolo di Jairo Larotta del 16/02/2015 “Rusia y China irán al patrón oro. ¿Por qué Venezuela no lo hace?” Url: http://www.aporrea.org/internacionales/a202791.html
6)  Per esempio “Bureau of Mines” degli Stati Uniti o il “South African Mineral Bureau” danno altre cifre per le riserve del Sud Africa;
7)    Vedasi articolo in nota 5;
8)  Max Keiser nella puntata di "Keiser Report" del 27/06/2015 trasmessa da Russia Today; vedasi video della trasmissione dal minuto 18:30 in avanti, Urlhttp://actualidad.rt.com/programas/keiser_report/178727-keiser-776;
9)  Vedasi articolo “José Vicente Rangel advierte que la derecha prepara un golpe parlamentario similar al de Paraguay”, Url: http://umbvrei.blogspot.com/2014/08/jose-vicente-rangel-advierte-que-la.html.