giovedì 19 maggio 2016

MONETA E DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

MONETA E DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

Di : Anonimo Pontino
E' tempo che l'opinione pubblica si renda conto che chi crea il valore della moneta non è chi la stampa o la emette, ma chi l'accetta come mezzo di pagamento, cioè la collettività dei cittadini. La mancanza di questa consapevolezza, fa si che ad appropriarsi del valore monetario non siano i popoli, ma il sistema bancario internazionale, in virtù del monopolio culturale della categoria dei valori convenzionali. Chi emette la moneta (banchiere) non è proprietario di alcun controvalore o corrispettivo di valore reale pari al nominale della moneta appena creata. Quando un banchiere afferma che la sua moneta è rappresentativa di un qualcosa, quel qualcosa è o falso o appena rubato, sottratto al legittimo proprietario che è la collettività.
Quindi ogni qual volta il banchiere emette moneta, non fa altro che incrementare il debito pubblico che, alla fine, ricade sulle spalle del comune cittadino.
Quindi il popolo, come diceva il compianto Professor Auriti, è «doppiamente cornuto» in primis perché lavora per guadagnare qualcosa che non è di sua proprietà, ovvero l’euro che è solo in prestito, ed in secondo luogo perché il suo lavoro, che porta all’emissione di carta moneta, fa sì che il popolo abbia sulla testa l’incremento quotidiano di debito pubblico dato dall’emissione di euro da parte della banca centrale.
 Il prof. Auriti, fece cadere su se stessa questa torre fatta di menzogne e di schiavismo e chiarì come la Dottrina sociale della Chiesa non è attuabile senza la PROPRIETA’ POPOLARE DELLA MONETA. La Dottrina Sociale della Chiesa è sinteticamente ed esaurientemente formulata in cinque parole del Pater Noster: “…dacci oggi il nostro pane quotidiano…”. Qui la parola più importante non è “pane”, ma “NOSTRO” che sta a significare che non bisogna dare solo il pane, ma anche il diritto di pretenderlo, cioè la “PROPRIETA'”.
E’ ovvio che se dò il pane a chi non è proprietario il gesto è riconducibile alla categoria dell’ ”elemosina”, non del “ diritto sociale”.
La dottrina sociale della Chiesa non poteva essere realizzata perché è sempre mancata la parte relativa al sistema monetario: la moneta era ancora concepita come titolo di credito rappresentativo della riserva di proprietà della banca. Con la fine degli accordi di Bretton Woods abbiamo avuto la conferma storica, oltre a quella scientifica (cfr. Auriti, L’ordinamento internazionale del sistema monetario, Edigrafital, Teramo, 1993, p. 41 e ss.), che la riserva non serve.
Chiarito che  il valore monetario è causato non da chi emette, ma da chi accetta la moneta, questa, all’atto dell’emissione, deve essere accreditata (e non addebitata) alla collettività nazionale. In tal modo può essere realizzata la Dottrina sociale della Chiesa solo con la giustizia monetaria che consente ad ognuno di comprare con la PROPRIA  moneta il PROPRIO pane. Si dà infatti, ad ognuno, non l’elemosina, ma il suo denaro per comprare il suo pane in piena dignità giuridica. Si realizza così la società organica della democrazia integrale in cui il popolo non ha solo la sovranità politica, ma anche quella monetaria.
Quando la banca centrale emette la moneta prestandola, poiché prestare è prerogativa del proprietario, trasforma la collettività da proprietaria in debitrice del proprio denaro. Ecco perché la cosiddetta "moneta nominale" è diventata corpo del reato di truffa di dimensioni planetarie. Mancando la consapevolezza che la moneta è gravata dall’equivalente “debito da signoraggio” il cittadino si illude di disporre della proprietà della sua moneta perché quando la spende trasferisce anche l’equivalente debito non dovuto e, quando l’incassa, acquista anche il medesimo, equivalente debito causato dalla truffa professionalmente realizzata dalle banche centrali. Dilaga così il malessere sociale dell’insolvenza ineluttabile per debiti non dovuti.
In questo sistema è impossibile attuare il messaggio del Pater Noster: “…dacci oggi il nostro pane quotidiano”, mentre l’unico realmente operante è quello del Deuteronomio: “…Presta al povero…”. Il povero infatti diventa tale perché trasformato da proprietario in debitore del proprio denaro. Ciò spiega anche la differenza tra Vecchio e Nuovo Testamento, e cioè tra ebraismo e cristianesimo, ossia tra“PRESTARE” e “DARE”. Poiché la moneta, come misura del valore e valore della misura, ha un potere d’acquisto pari a tutti i beni economici che si possono acquistare, il portatore della moneta può comprare, a libera scelta, i beni offerti sul mercato, a condizione che gli sia assegnato, secondo giustizia, all’atto dell’emissione, la sua quota di reddito monetario di cittadinanza, a titolo di “proprietà” e non di “debito”. Per dare ad ognuno la proprietà del “suo” pane occorre dargli la proprietà della “sua” moneta per comprarlo.
Oggi le banche, prestando all’atto dell’emissione la moneta di costo nullo e senza riserva, sono in grado di elargire, a costo nullo, prestiti illimitati e/o pretenderne la restituzione. Oggi le banche sono le “CHIESE DI SATANA” e le banche centrali le relative “cattedrali”, perché si spaccia per valore monetario, l’elemosina concessa in prestito dal truffatore al truffato. Senza la proprietà popolare della moneta la Dottrina Sociale della Chiesa non è attuabile.
San Francesco l’aveva capito.
Ecco perché consentì ai padri questuanti di accettare solo l’obolo di beni reali e vietò di accettare la moneta-elemosina di Satana. Per sconfiggere Satana e dare attuazione alla Dottrina Sociale della Chiesa si deve fare di ogni popolo il proprietario della sua moneta come fondamentale ed universale atto di giustizia.
"Chi servirete, Dio o Mammona? Nessuno può servire due padroni (si legge nel Vangelo di Matteo) perchè amando l'uno, odierà l'altro", e viceversa. Morti, guerre, disastri, diritti calpestati, ingiustizie, abusi di potere. Tutte reazioni a catena causate dal denaro, dalla sete di potere e dalla perenne ricerca dell'esercizio del controllo sul Prossimo. L'amore al denaro è la negazione di Dio, il suo tradimento più grande. Non per nulla Giuda stesso tradì per 30 danari Dio in persona, Gesù Cristo: colui che è la personificazione del bene assoluto.
La moneta è un bene immateriale.
“È immateriale in quanto la strumentalità non risiede nell’elemento materiale del simbolo (la carta o il metallo che ha la funzione di individuare la moneta come oggetto di diritto) ma nella convenzione monetaria. Tutte le teorie che pretendono di qualificare la moneta come merce, cioè come bene materiale, sono sostenute per difendere il monopolio culturale delle scienze monetarie appartenente all’elite dei banchieri, dirottando la cultura di massa sui falsi binari della concezione materialistica del valore. Anche l'oro ha valore di moneta non perché sia oro, ma perché ci si è messi d'accordo che lo abbia. Tanto è vero che si usa ormai normalmente la carta per espletare la funzione tradizionalmente assunta dall'oro, cioè moneta formalmente manifestata mediante un simbolo di costo nullo. (Valore e Struttura della Moneta, G.Auriti)
Mirabile è l’interpretazione di Auriti dell’episodio biblico in cui Satana incontra Cristo nel deserto dopo che ebbe digiunato per 40 giorni e gli propone di trasformare le pietre in pane. Per lo più queste parole sono state interpretate nel senso di considerarle come tentazione in quanto Cristo era affamato e mangiare pane sarebbe stato motivo della tentazione. Questa interpretazione non è accettabile perché la tentazione è sempre relativa ad un peccato e mangiare pane dopo quaranta giorni di digiuno è moralmente ineccepibile. Dunque la giustificazione delle parole di Satana va intesa diversamente e chi ci dice come interpretare le parole di Satana è proprio Cristo quando, rispondendo a Satana, afferma (Matteo 4,4): «Sta scritto, non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Se Cristo avesse accettato l’invito di Satana e trasformato le pietre in pane Satana avrebbe potuto obiettare a Cristo che il merito per avergli dato il consiglio sarebbe stato il suo e in tal modo Cristo sarebbe stato trasformato da “padrone” a “debitore” del suo pane.
A ben guardare questa ipotesi si verifica puntualmente nell’emissione della moneta nominale. Quando la Banca Centrale emette moneta prestandola, induce la collettività a crearne il valore accettandola, ma contestualmente la espropria ed indebita di altrettanto, esattamente come Satana avrebbe fatto se Cristo avesse accettato l’invito di trasformare la pietra in pane.
L’unica volta in cui Gesù Cristo si servì della forza durante il proprio ministero fu quando cacciò i cambiavalute dal tempio .
Che cosa stavano facendo i cambiavalute nel Tempio?
Quando gli ebrei venivano a Gerusalemme per pagare la tassa sul Tempio, essi potevano pagare solamente con una moneta speciale, il mezzo siclo del santuario. Si trattava di una mezza oncia di argento puro. A quel tempo era l’unica moneta in circolazione fatta di argento puro e dal peso garantito che non aveva  l’immagine di un imperatore pagano. Quindi per gli ebrei il mezzo siclo era la sola moneta gradita a Dio. Non vi era abbondanza di queste monete  perché i cambiavalute se ne erano accaparrati il mercato e ne alzavano il prezzo al valore che poteva sostenere il mercato. In altre parole i cambiavalute stavano realizzando enormi profitti poiché detenevano di fatto il monopolio sulla moneta. Avrebbe un bel da fare Gesù Cristo se dovesse tornare oggi sulla Terra per ripulire i templi dall’invasione mercantile.
Quando i farisei domandano a Gesù Cristo: “E’ lecito che noi paghiamo il tributo a Cesare?”, la risposta che dà il Figlio di Dio è sulla questione monetaria: “Portatemi un denaro perché io lo veda……Di chi è questa immagine e l’iscrizione?”; è chiaro il riferimento alla proprietà della moneta all’atto dell’emissione. Se il proprietario della moneta non è il popolo ma chi la emette allora  “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare”, che equivale a dire restituite quella moneta  a chi la emette prestandola. Poi conclude “..e rendete a Dio ciò che è di Dio”. E  se davvero rendessimo a Dio ciò che è di Dio cosa resterebbe a quelli come Cesare?
Alexander Del Mar riferisce anche di crimini monetari antecedenti al periodo di Gesù Cristo:
“Il crimine insidioso dell'alterazione segreta o surrettizia delle leggi monetarie di uno stato - che non può che colpire nel modo più fatale ed illecito le sue libertà - non è nuovo. Un decreto dell'anno 360 Avanti Cristo, che riguarda l'antica moneta di ferro di Sparta, suggerisce che Glypsus non era estraneo a questa grave offesa. In una età successiva, Plinio, che giustamente lo definisce un crimine contro l'umanità, fa riferimento evidentemente all'alterazione del codice della zecca romana, mediante la quale venne sovvertito quello che rimaneva del sistema nummulario, intorno all'anno 200 a.C., in favore di un conio privato permesso alle gentes. Questa alterazione sembra sia ancora segreta  perché non se ne trova menzione esplicita nei frammenti  tramandati e conservati  della legislazione del periodo. " (Alexander Del Mar, Barbara Villiers: History of Monetary Crimes, 1899).
Strozzini, usurai, cambiavalute dal medioevo ad oggi : ebrei.

Il famoso storico del secolo scorso, di fama mondiale, Fernando Gregorovius, nella sua opera dal titolo “Storia della città di Roma nel Medio Evo” parla del potere dei cambiavalute ebrei della Città Eterna durante il medioevo  e della « quinta colonna » ebrea introdottasi nelle file del Clero cattolico:
“Quella razza, ridotta in servitù seppe difendersi contro i suoi tribolatori, merce l'astuzia, l'ingegno e la potenza dell'oro ammassato in segreto : i migliori medici, i più ricchi banchieri erano ebrei ; e nelle loro case, prestavano denaro ad usura, fra i loro debitori scrivevano nel loro libri i nomi degli illustrissimi consoli dei Romani e financo dei papi angustiati a danaro.… La ricchezza e la potenza dei Pierleoni, e più ancora, i meriti grandi che avevano conseguito verso la Chiesa, davano ad essi buona speranza di elevare al papato uno della loro famiglia. L'amicizia dei pontefici, lo splendore delle parentele, le dovizie e la potenza cancellarono tanto presto la macchia dell'origine ebraica di questi signori potenti, che in brevissimo tempo i Pierleoni furono celebrati come il più illustre dei casati principeschi di Roma ; ormai, dopo Papa Leone si fregiarono del titolo di "console dei Romani" e lo tennero con orgoglio e con maestrevole dignità, quasi che fossero dei patrizi antichissimi... Molta discendenza ci lasciò e così meravigliose, come di favole, furono le fortune di questi rampolli del ghetto, che uno dei suoi figlioli diventò papa (Anacleto II).”
Il famoso Rabbino, poeta e storico, Louis Israel Newman, nella sua opera, intitolata Jewish Influence on Christian Reform Movements precisa che « il fattore principale che preparò l'esplosione dell'eresia giudaizzante, nel secolo XII, fu l'elezione al soglio pontificio di Anacleto II, membro del Casato ebreo dei Pierleoni, avvenuta nell'anno 1130 ». Si tratta di una ammissione particolarmente importante in quanto formulata da un eminente dirigente del Giudaismo.
Fu  San Bernardo, con l'aiuto del suo grande amico San Norberto, che mise tutto il suo impegno nel convincere i sovrani d’Europa indecisi a prestare tutto il loro appoggio per cacciare Anacleto II e ripristinare sul trono di San Pietro il papa Innocenzo II. I Pierleoni si finsero pentiti, chiesero perdono, fecero abiura di ogni eresia, riconciliandosi con l'autorità pontificia legittima e con il loro atteggiamento ipocrita e spettacolare, riuscirono a commuovere Innocenzo II e San Bernardo che perdonarono loro generosamente. Invece di distruggere le loro forze, Sua Santità li mantenne nei loro gradi e posizioni nella corte pontificia; successivamente arrivò a concedere loro omaggi e cariche.
"Nel 1233 e nel 1275 in Inghilterra furono approvati gli statuti sulla Giudea che abolivano qualsiasi forma di usura. Siccome gran parte di questi ebrei non potevano “guadagnarsi da vivere”, fu approvata una legge del Re Edward I (1272-1307) il 18 luglio 1290 che obbligava tutta la popolazione ebraica di 16.000 persone a lasciare l’Inghilterra per sempre. Qualsiasi ebreo che restasse in Inghilterra dopo il 1° novembre 1290 (Tutti i Santi) era passibile di esecuzione. Con il bando dei prestatori di denaro e l’abolizione dell’usura, c’erano ben poche tasse da pagare e nessun debito statale, perché il Governo usava i “tally sticks” (bastoni di legno con le tacche), denaro senza interessi. L’Inghilterra ora godeva un periodo di sviluppo e prosperità senza paragoni. Il lavoratore medio lavorava solo 14 settimane l’anno e godeva da 160 a 180 giorni di festività. La proprietà del terreno era la regola, cosicchè l’Inghilterra, oggi sede del latifondo – era fino al 15° secolo quasi interamente in mano a migliaia di agricoltori, che non solo erano proprietari legittimi della loro terra, ma possedevano in aggiunta il diritto al libero accesso a pascoli e boschi comuni.
Questa età di sviluppo si concluse nei primi del XVI secolo. Durante il regno della Regina Elisabetta I (1558-1603) piccoli gruppi di “marrani” si stabilirono a Londra. Molti di essi erano orafi, accettavano depositi di oro in custodia e quindi emettevano ricevute dieci volte l’ammontare dell’oro custodito come ricevute di oro gravate da interesse. Queste ricevute, precursori del sistema fraudolento di riserva frazionaria delle banche, erano all’inizio prestate alla Corona o al tesoro all’8% l’anno, ma secondo Samuel Pepys, diarista e segretario dell’Ammiragliato, il rateo di interesse aumentò fino al 20% o addirittura il 30% l’anno."( “The Barnes Review” vol XVIII n.5 set/ott 2012)
Nel XVI secolo una delle famiglie più ricche d’Europa erano i Fugger. Erano banchieri e commercianti di origine ebraica che avevano accumulato un’enorme ricchezza e un potere economico senza eguali. Abitavano ad Augusta (Augsburg) in Germania, dominavano tutti i settori dell’economia dell’epoca e possedevano un potere politico che nessun gruppo industriale ha mai avuto, né prima né dopo. I Fugger decidevano quando si faceva la guerra e quando si concludeva con la pace. Dai loro soldi dipendeva chi poteva essere eletto imperatore. Furono loro a finanziare la “Guardia Svizzera”, l’esercito privato del Papa. Per mezzo secolo i Fugger furono i veri imperatori nascosti dell’Europa. I Fugger furono i principali creditori dei Medici e a partire dal 1508  presero la gestione della zecca romana e coniarono le monete dei papi fino al 1524.
La pratica delle indulgenze era in uso già da parecchi secoli e rappresentava una sorta di condono delle pene che il credente avrebbe dovuto scontare nel Purgatorio. Ai fedeli pentiti, disposti a compiere particolari penitenze (pellegrinaggi, opere meritorie, ma soprattutto donazioni monetarie) il Papa concedeva uno “sconto” sulla pena, proporzionato all’importo del denaro dato alla chiesa e certificato in un documento firmato dalle autorità ecclesiastiche. L’indulgenza poteva essere comprata non solo per i vivi ma anche per i defunti.
Di solito i soldi raccolti con le indulgenze servivano alla costruzione di una chiesa o di un monastero. Ma il Papa che poi doveva elargire i soldi ne riceveva di solito non più di un terzo; se andava proprio bene, la metà di tutte le entrate. Prima dovevano essere pagati quelli che organizzavano tutto, i predicatori e quelli che raccoglievano i soldi. C’erano tasse, permessi e anche tangenti da pagare: una campagna di indulgenze era una cosa complessa e costosa e doveva essere preparata con cura. I principi, conti e margravi, i cardinali e gli arcivescovi dei territori nei quali si faceva la vendita degli indulti avevano una loro quota garantita. Anche la banca che alla fine mandava i soldi a Roma si tratteneva una fetta e, non raramente, c’erano dei soldi che sparivano attraverso canali oscuri.  Fu proprio Jacob Fugger che guadagnò, più di qualsiasi altro concorrente in occidente, nel favoloso affare delle indulgenze.  I Fugger si inventarono sempre nuovi motivi per chiedere altre indulgenze – che prontamente furono concesse: per la costruzione o ricostruzione di ospedali, chiese e monasteri.
La vendita delle indulgenze alimentò la Riforma protestante.
Il protestantesimo contestò l’Eucarestia Cattolica, sovvertì l’ordine gerarchico del Sacro Romano Impero per cui l’autorità politica non era più eticamente subordinata all’autorità religiosa, e promosse la costituzione delle Banche Centrali come promotrici della moneta-debito. Infatti il parlamento inglese approva nel 1673 il Test Act: l’editto con cui viene dichiarata illegittima l’Eucarestia Cattolica e la Transustanziazione. Successivamente nel 1694 viene fondata la Banca d’Inghilterra che trasforma il popolo da proprietario in debitore ineluttabilmente insolvente del proprio denaro. Quando il Protestantesimo entra in Europa continentale non fonda una chiesa, ma una banca: la Banca Protestante il cui presidente, il Neker, diventa consigliere di Luigi XVI. Tutte le monarchie cattoliche della vecchia Europa si disintegrano perché si indebitano senza contropartita verso i banchieri per la moneta satanica da questi emessa a costo nullo e che avrebbero potuto emettere gratuitamente per proprio conto senza indebitarsi.
Non a caso la differenza essenziale tra Sacro Romano Impero e Commonwealth Britannico è nella moneta e nel concetto giuridico dei territori conquistati: nel primo gli abitanti delle “provincie” sono “portatori” della moneta, nel secondo gli abitanti delle “colonie” ne sono “debitori”. Oggi tutto il mondo è Commonwealth. Tutto il mondo è «colonia monetaria».
SUPPLICA ALLA MADONNA DI FATIMA :
“ Madre Santissima, oggi i popoli del mondo sono soffocati e oppressi sotto il peso della grande usura che li espropria del loro denaro e dei loro beni.
I popoli del terzo mondo, prima di essere dilaniati dalla fame, sono dilaniati dal debito.
Noi ti supplichiamo, Madre di DIO e Madre nostra, di intercedere presso il Tuo Santissimo Figlio perché liberi l’ umanità dall’ angoscia imposta dai padroni del denaro.
Fa che sin dall’ emissione ogni popolo sia riconosciuto proprietario e non debitore del suo denaro.
Fa che si sostituisca finalmente alla moneta-debito la moneta proprietà, al numero della bestia il numero dell’ uomo,   e che l’ umanità possa vivere  tempi nuovi  a  dimensione umana “.
- Supplica composta da Giacinto Auriti -

                                                                                                                                                

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