domenica 9 ottobre 2016

ITALIA A MANO ARMATA

ITALIA A MANO ARMATA

La violenza irrompe in ogni luogo della quotidianità degli italiani. La strada sotto casa, il quartiere. Persino la scuola

ITALIA A MANO ARMATA
Non accade tanto nemmeno nei barrios di Caracas
Va a chiudersi una settimana in cui il Palazzo è stato scosso dalle fondamenta di mille veleni sul referendum del 4 dicembre. Ma, anche, durante la quale l’Italia ha assistito impotente ad una esplosione di violenza che non può passare inosservata.
A Foggia un 17enne è stato ucciso a colpi di pistola. A Napoli, dove peraltro è in atto una sanguinosa faida interna alla malavita, un 15enne è stato accoltellato fuori dalla scuola da un coetaneo. A Novara, un uomo ha ucciso la compagna, poi si è costituito chiamando i carabinieri. A Crotone, ancora un dramma familiare, con una giovane donna che ha soffocato la madre, malata terminale, con un sacchetto di plastica. Ancora, risponde al classico schema del femminicidio la storia di Riccione, con lui che, accecato dalla gelosia, la strangola e poi cerca di togliersi a sua volta la vita, senza riuscirci, con antidolorifici.
Non accade tanto nemmeno nei barrios di Caracas, verrebbe da dire.
Per chi fa cronaca sono tanti episodi. Per chi ha il dovere di guardare l’insieme, sono mille rivoli che vanno a congiungersi in una tragedia più grande. Non è una questione di statistiche, ma di valori. Quelli che dovrebbero impedire il proliferare delle mafie, laddove l’onestà fosse ancora una stella polare, che dovrebbero scongiurare il ripetersi di reati contro le donne, perché la prepotenza va combattuta e non certo coltivata, e via dicendo.
Invece no. La violenza irrompe in ogni luogo della quotidianità degli italiani. La strada sotto casa, il quartiere. Persino la scuola, con quella storia di Napoli che fa tremare i polsi perché lascia intravedere adolescenti che si fanno giustizia da soli, coltello alla mano. E ancora, la famiglia, con una figlia che sopprime la madre malata. Viene davvero l’urgenza di farsi una domanda angosciata: dov’è lo Stato? Quello che aiuta chi è rimasto indietro, che garantisce cure dignitose alle persone che hanno lavorato una vita, che sorveglia sull’educazione e sulla sicurezza dei nostri ragazzi, che li tiene lontani dalla criminalità, dallo spaccio di droga, dalla morsa del bullismo?
Sembra scomparso, in quella sua impellenza continua a guardare ai bilanci. Mentre invece al bilancio, quello fatto di morti e feriti di una guerra sempre più sanguinosa da Nord a Sud, non guarda più nessuno, ad iniziare dal Governo, troppo preso nel battibecco quotidiano a scaricare responsabilità e accreditarsi meriti che però nessuno vede.
Un Paese allo sbando dove i più giovani si fanno giustizia da soli, mentre sono oltre centomila stando alle ultime stime, gli italiani che solo nel 2015 hanno deciso di abbandonare la propria terra, la stessa che viene riempita e invasa da stranieri più o meno regolari e che a loro volta fuggono dalle terre natie.
Un’Italia, quella degli ultimi anni, che ha avuto tanti cattivi maestri, da quei politici che sanno solo insultare e che pensano unicamente a carriere rapide e ben remunerate, fino ai criminali che usano la rete per postare video e foto raccapriccianti; è l’Italia schiava dei poteri forti, quelli finanziari e dei grandi gruppi internazionali con i quali si pone a capo chino; che tollera le “zecche” che devastano intere città ma che usa il pugno forte con le forze dell’ordine.
Un’Italia a rovescio e sempre più a mano armata che se non ritrova i suoi riferimenti valoriali, ad iniziare dalla famiglia, fino alla creazione di un vero Stato sociale a difesa dei più deboli,  sarà destinata ad un cupo e rapido declino.
roberto buonasorte
DA 




                                                                                                                                                     

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