L' INGLORIOSO TRAMONTO DELL' OCCIDENTE
Di : Filippo Giannini
Il dott. Riccardo Korherr era
un bavarese, nato nel 1903 a Regensburg. Dopo aver frequentato
l’università nella facoltà di legge e sociologia, scrisse: Dominazione delle nascite: morte dei popoli. Di Korherr si è detto: <Più
libero nella lotta che intende condurre in difesa della civiltà
occidentale, minacciata da un complesso di idee mendaci che vanno dalla
fratellanza universale, alla felicità dei più, dall’edonismo
pacifondaio, al controllo delle nascite>.
E’ ovvio e accettato che il
regresso delle nascite attenta, in un primo tempo le capacità di
sviluppo dei popoli e in seguito li conduce all’estinzione e alla morte.
Vale la pena riportare uno stralcio dello studio di Riccardo Korherr,
dal suo volume, dove l’autore esamina la situazione demografica italiana
dell’epoca: <Il massimo
coefficiente di natalità si ebbe nel quadriennio 1881-’85, con trentotto
nati per ogni mille abitanti. Poi cominciò la discesa lenta, ma
continua (…). Nel 1915 il quoziente di natalità è già al 30,5 per mille.
Nel 1920 si spinge a 31,8 per mille (…). Ma dopo questa punta comincia
il movimento regressivo, che giunge al quoziente del 26,9 per mille nel
1927. Mentre per perdere otto punti ci sono voluti prima della guerra
trent’anni, sono bastati sette del dopoguerra a farne perdere
quattro>.
Uno dei cavalli di battaglia di Benito Mussolini fu proprio il problema demografico in uno studio riguardante questo problema nelle
varie età, dalle antiche e, man mano sino a quella contemporanea. Ecco
come il Duce, quasi ottant’anni fa intravide la sorte dell’Europa. (Da Il Popolo d’Italia del 5 maggio 1934 XXI): <La
dimostrazione che il regresso delle nascite attenta in un primo tempo
alla potenza dei popoli e in un successivo tempo li conduce alla morte, è
inoppugnabile. Anche le varie fasi di questo processo di malattia e di
morte sono esattamente prospettate ed hanno un nome che le riassume
tutte: urbanesimo e metropolismo. A un dato momento la città cresce
meravigliosamente, patologicamente non certo per virtù propria ma per un
apporto altrui. Più la città aumenta e si gonfia la metropoli e più
diventa infeconda. La progressiva sterilità dei cittadini è in relazione
diretta con l’aumento rapidamente mostruoso della città. Berlino che in
un secolo è passata da centomila a oltre quattro milioni di abitanti è
oggi la città più sterile del mondo. Essa ha il primato del più basso
quoziente di natalità non più compensato dalla diminuzioni delle morti.
La
metropoli cresce, attirando verso di essa la popolazione della
campagna, la quale, però, appena inurbata, diventa, al pari della
preesistente popolazione, infeconda. Si fa il deserto nei campi: ma
quando il deserto estende le sue plaghe, abbandonate e bruciate, la
metropoli è presa alla gola. Né il suo commercio, né le sue industrie,
né il suo oceano di pietre e di cemento armato possono ristabilire
l’equilibrio, ormai irreparabilmente spezzato; è la catastrofe.
La
città muore, la nazione senza più linfe vitali della giovinezza delle
nuove generazioni non può più resistere – composta com’è ormai di gente
vile ed invecchiata – al popolo più giovane che urla alle frontiere
abbandonate. Ciò può ancora accadere e accadrà. E non soltanto fra città
e nazioni, ma in un ordine di grandezza infinitamente maggiore.
L’intera razza bianca, la razza dell’occidente può venire sommersa dalle
altre razze di colore che si moltiplicano con un ritmo ignoto alla
nostra.
Negri e gialli sono dunque alle porte?>.
Questo fu scritto, ripeto, quasi ottanta anni fa. Quanto profetizzato è accaduto, sta accadendo, spinto da un demagogico principio di solidarietà sapientemente manovrato da speculatori, dal grande capitale che vede nelle braccia degli immigranti possibilità di speculazione sottopagando coloro che vengono sradicati dalle loro terre per essere immessi in un contesto a loro sconosciuto e, troppo spesso, ostile. Questi infami individui sono i novelli schiavisti.
Chi scrive queste note porta al polso un orologio pagato cinque o sei
Euro. Lo stesso orologio se prodotto in Italia costerebbe almeno
cinquanta Euro, perché su questa cifra gravano le spese dei versamenti
contributivi a favore dei lavoratori che lo fabbricano. Il mio orologio made in China
costa così poco perché i lavoratori asiatici, come ben sappiamo, non
godono di alcun beneficio sociale, in altre parole, e lo ripeto, gli
imprenditori asiatici considerano i loro dipendenti come schiavi e lavorano, come ben dovrebbero ben sapere i buonisti, anche venti ore al giorno per una paga assolutamente irrisoria.
Propongo un nuovo esempio e
mi è stato riferito da mia moglie: il suo parrucchiere le ha detto che
al centro del paese dove vivo c’è un parrucchiere cinese che fa la messa
in piega per un solo Euro. <Come faccio io a sopravvivere di fronte ad una simile concorrenza?> ha confidato il povero parrucchiere e ha concluso: <ho alle mie dipendenze anche una aiutante per la quale pago i contributi, mentre “loro” non pagano nulla!>.
Questa denuncia non vale solo per i parrucchieri, ma per ogni attività industriale e commerciale.
Signori miei, se non ci liberiamo IMMEDIATAMENTE da questa classe politica non avremo più scampo!
E tu, lavoratore europeo, non
capisci che chi si accontenta di una paga più bassa della tua, ti
toglierà il lavoro? Questo processo gia ampiamente radicato in Italia, è
ancora più sentito in Germania, in Olanda ovunque in Europa. La Gran
Bretagna, una volta la Perfida Albione,
ad esempio mostra evidente questo fenomeno, forse più che altrove, data
la bassissima natalità. Andate in giro per Londra: quel che una volta
era la razza bionda oggi mostra una sfilata quasi senza fine, di abbronzati.
E questo, ripeto, è un danno
anche per africani e gialli perché Iddio o la Natura ha imposto loro un
assetto territoriale che l’uomo non dovrebbe alterare. Nel contempo
però, la nostra civiltà cristiana, romana dovrebbe imporci di andare
nelle zone sottosviluppate ed insegnare agli autoctoni il miglior modo
di lavorare, impiantare, se il caso, nuove industrie per arricchire quei
paesi, importare dove necessario, tutte le tecniche per alleviare i
loro bisogni che sono tanti.
C’è una formula per fermare
la corsa verso il baratro preannunciata da Mussolini. Forse non è ancora
troppo tardi. Per salvare il salvabile, perché il danno è ormai palese,
fermare gli speculatori, i falsi buonisti, tutti coloro che predicano i
valori del multietnico.
Filippo Giannini
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