FESTA SULLA NAVE DEI FOLLI
In questo 2.016 la
parte finale del mese di Aprile ha riservato molti giorni festosi per la classe
dirigente politica italiana per molti cittadini. Partiamo nel descriverli in
ordine cronologico: il ventitre Aprile si è commemorata la
Pasqua ebraica, ricorrenza che ha visto la partecipazione emotiva di tutti i
capi dei maggiori partiti italiani, parlamentari e non. Su molte questioni
infatti assistiamo a liti furiose nei vari salotti televisivi, ma quando si tratta di rendere omaggio al
popolo giudeo l’arco parlamentare si unisce compatto e dimentica tutte le
divisioni.
Ecco quindi che un coro unanime accompagna gli ebrei nei loro
festeggiamenti, fatti svolgere in alcune circostanze, come ad esempio nella città
laziale di Fiuggi, presso alberghi lussuosi dove, temendo che oltre centinaia di
abbracci potessero celarsi pericolosi antisemiti, sono stati impiegati decine
di agenti dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e addirittura della
Forestale, sottraendoli al loro compito di difesa del territorio nazionale
italiano nei loro ambiti di competenza.
Ogni anno in Italia
questo è il quadro che si registra in corrispondenza della data in cui cade la
Pasqua ebraica, col presidente della Repubblica di turno, in questo caso
Mattarella, che compie le solite dichiarazioni ormai rituali, cosi come tutto
il resto delle maggiori cariche istituzionali.
Quest’anno però si assiste alla concretizzazione
di un preoccupante ma purtroppo alquanto prevedibile scenario. Se il servilismo
del mondo politico e in senso più ampio dirigenziale di questa Italia è
talmente reiterato da non suscitare più in noi alcun sentimento di meraviglia,
appare oggi chiaro che bisogna fare i conti, oltre che con un sostegno che
possiamo definire per comodità di linguaggio di tipo “ideologico-spirituale” di
una parte consistente del popolo italiano verso il complesso mondo ebraico, con
una vera e propria voglia di conoscenza che giunge nei casi più estremi a
livelli di immedesimazione ed idolatria.
Si pensi in questo
senso che la prima edizione del Talmud edito in italiano è andata esaurita in
soli tre giorni.( sullo sperpero dei soldi degli Italiani per questo atto di
vassallaggio ad Israele, si legga : http://edoardolongo.blogspot.it/2016/04/il-popolo-non-ha-pane-dategli-talmud.html
).
Questo è un segno lampante del fatto che la
propaganda decennale a cui siamo stati sottoposti dai vincitori della Seconda
Guerra Mondiale sta dando i suoi frutti.
Nel momento in cui infatti
una stirpe che a stento nella migliore delle ipotesi o per nulla nella sua
maggioranza conosce la propria storia non solo non dimostra alcun interesse nel
farlo ma mostra il desiderio di conoscere quella di altri sperando di trovare
in essa la propria identità, c’è un problema che va oltre l’ignoranza
propriamente detta e riguarda più in generale la coscienza storica del popolo
di sé, del proprio passato e della propria missione futura sullo scenario
politico internazionale.
Ma come si è scritto
all’inizio di questo testo la fine del mese di Aprile presenta per la colonia
Italia un’altra festa. Giusto il tempo di
utilizzare il giorno ventiquattro al fine di riprendersi dalla Pasqua e
riposare la schiena dopo i soliti inchini davanti ai padroni giudei e
immediatamente di corsa a commemorare quella che comunemente ed erroneamente
viene chiamata liberazione.
In realtà le nazioni
uscite sconfitte dal secondo conflitto mondiale sono le uniche a festeggiare
una sconfitta militare e politica. Ma anche in questo caso, quando si tratta di
un qualcosa di antinazionale l’Italia arriva prima delle altre. Il 25 aprile
infatti il paese si ferma, certo, non che quando si muova le cose vadano meglio
verrebbe da dire ironicamente ma non troppo, e ogni anno le bugie propagandate
durante la giornata in questione aumentano la loro grandezza.
Col passare dei decenni
infatti diventa sempre più difficile sostenere un castello di menzogne che,
malgrado censure e leggi liberticide vogliano impedirlo, rischia di sgretolarsi
alla luce dei soli fatti presenti, e quindi è necessario per i contraffattori
della storia rinforzare le falsità aggiungendone altre. Per dare a chi legge un
idea dello scarsissimo spessore umano e politico di chi oggi detiene potere nel
nostro paese riportiamo solo a tale scopo le parole utilizzate dal Presidente
della Repubblica Sergio Mattarella per commemorare questa ricorrenza: “La
libertà del popolo italiano si fonda sulla resistenza, è sempre tempo di
resistenza, ovunque sia tirannia vanno affermati valori di Resistenza, perché
esistono ancora guerre ai confini d’Europa, in Medio Oriente”.
Prendiamo ad esempio
queste dichiarazioni: La prima frase è completamente priva di ogni verità in
quanto la libertà del popolo italiano semmai è stata tolta da una resistenza
eterodiretta e avente scopi del tutto contrari all’interesse nazionale, e tale
disinteresse per le allora prospettive avveniristiche dell’Italia è stato concretamente manifestato
dal fatto che il primo provvedimento adottato lo stesso venticinque aprile dal
comitato nazionale di “liberazione”, che comprendeva tutti i partiti
antifascisti, fu quello di abrogare la legge sulla socializzazione delle
imprese varata dal governo della Repubblica Sociale Italiana.
La seconda parte del
suddetto pensiero invece sembra, se per un attimo fingessimo di non sapere chi
ha proferito tali parole e ci limitassimo ad analizzare le stesse in quanto
tali, essere un attestato di stima nei confronti dei palestinesi in quanto tra le due parti in causa sono
proprio loro quelli che stoicamente resistono contro le angherie israeliane,
quindi suggeriamo sommessamente a Mattarella di non utilizzare il termine
resistenza in relazione all’annosa questione medio-orientale, in quanto si
potrebbe cadere in doppi sensi pericolosi, specialmente per lui visto la
posizione che occupa nella gerarchia istituzionale e politica italiana .
[ la famiglia Adams con una nuova Mummia for president ]
Come in occasione della
pasqua ebraica anche in questo caso oltre al Presidente della Repubblica non
sono ovviamente tardati ad arrivare gli interventi colmi di ringraziamenti
all’indirizzo dei “liberatori” da parte dell’intero arco politico, e se non
desta scalpore il fatto che questi attestati di stima possano provenire rispettivamente da una
sinistra estrema che ancora oggi si ostina a sventolare una bandiera rossa resa
immobile dallo sgretolarsi del marxismo-leninismo e da un centro-sinistra e un centro destra liberali
che hanno per anni illuso il popolo facendo riferimento al un modello Statunitense,
continua a meravigliare i più disattenti che atteggiamenti parimenti ossequiosi ci
siano da parte di una destra che si definisce sociale e neofascista la quale è ben
rappresentata da chi da una parte si rende protagonista di operazioni nostalgiche quando
si avvicina il periodo elettorale, ma dall’altra
non esita poi a tornare sul carro “vincente” nei giorni cruciali, forse
per paura di essere escluso dal gioco politico nazionale. In realtà si tratta
di una strategia che va avanti da anni.
L’area in questione
infatti usa il fascismo come una carta da giocare in determinati momenti ma di
cui subito disfarsi in altri. Non devono quindi stupire affatto le dichiarazioni
di Giorgia Meloni, che ha trascorso il suo venticinque aprile in quel di
Auschwitz, e da quel luogo ha lanciato un monito contro le violenze perpetrate
dai Nazionalsocialisti e ha rimarcato il suo affetto per la democrazia,
giustificato forse, aggiungiamo noi, dal lauto stipendio che percepisce.
Proprio il diverso modo di approcciarsi alla Resistenza di cui prima si
scriveva provoca contrasti anche all’interno di cortei che dovrebbero essere
finalizzati al festeggiamento. Da una parte infatti coloro culturalmente più ancorati
alla sinistra rimarcano la matrice comunista della lotta partigiana contro i
Fascismi europei, dall’altra i giudei e i liberali di ogni sorta esaltano il
contributo di inglesi, americani e appunto ebrei, che trovano rappresentanza,
all’interno del variegato mondo di coloro che si contendono il titolo di
“liberatori”, per mezzo della Brigata Ebraica.
Le tensioni
registratesi in alcune delle manifestazioni messe in scena nelle più importanti
città italiane, sfociate in alcuni casi dalle parole ai fatti e che hanno
costretto a dare luogo a eventi separati per evitare il contatto ci pongono
politicamente socialmente e storicamente tre punti da analizzare.
Il primo è quanto,
anche tra chi ne esalta le gesta, le dinamiche interne al movimento partigiano
risultino essere sconosciute, e questo è evidente dal continuo maturare di
posizioni diverse riguardanti il medesimo periodo storico, a sentire i fautori
tutte ugualmente plausibili e quindi presumibilmente errate allo stesso modo. Il secondo consiste nel dover constatare
ancora una volta l’opprimente influenza ebraica in Italia, se è vero che un
numero cosi ristretto di uomini ha oggi il potere mediatico e istituzionale per
sottrarre virtualmente una festa nazionale, per quanto essa sia errata in tutto
e per tutto, all’Italia e prendersene la completa paternità. Il terzo e più
squisitamente politico sta nel riscontrare
il carattere patetico di una sinistra che si sforza di dichiararsi
antisionista per ottenere facili consensi a livello giovanile ma sa bene che
facendo cosi contravviene a quella che è stata una storia di complicità
assoluta col giudaismo nella sua totalità, come dimostra il fatto che molti dei
protagonisti della “rivoluzione” bolscevica erano giudei,(senza contare che di
razza ebraica era lo stesso Karl Marx), e con il sionismo in particolare, come
comprovato dal voto favorevole dell’Urss e degli altri suoi stati satelliti
aventi diritto in occasione della risoluzione Onu con la quale di fatto Israele
venne creata.
Aquila Nera
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