domenica 6 giugno 2021

LE FIAMME BIANCHE. EPIGONI DEL VOLONTARISMO GIOVANILE ITALIANO

 LE FIAMME BIANCHE. EPIGONI DEL VOLONTARISMO GIOVANILE ITALIANO


Arnaldo Fracassini
 
 

     Il desiderio di partecipare alla guerra accanto ai più "grandi" è un fenomeno di tutti i tempi e di  quei popoli in cui i giovani sono stati educati all'amor patrio ed alla fede verso un ideale.
    Nella sua storia anche l'Italia ha numerosi esempi di "volontarismo" giovanile. Come non  ricordare il gesto di Perasso, ragazzo genovese, noto come Balilla, che scagliando una pietra contro  gli invasori della sua città dette inizio alla loro cacciata?... Ed i numerosi ragazzi accorsi sulle  barricate durante i moti risorgimentali?... E così, dagli studenti toscani che nel 1848 si coprirono di  gloria a Curtatone e Montanara, fino ai "picciotti siciliani" che si unirono ai "Mille" di Garibaldi.
    Quando nel 1915 l'Italia entrò nella prima guerra mondiale il fenomeno si ripeté ed i giornali ed i  bollettini dell'epoca ce lo confermano: esempi significativi tra tanti, le due Medaglie d'Oro al valor  militare conferite una allo Scout romano Alberto Cadiolo, "il più giovane combattente insignito della  massima onorificenza" e l'altra a Vittorio Montiglio, figlio di emigranti, imbarcatosi clandestinamente  per tornare in Patria ove, a soli 14 anni, riuscì ad arruolarsi per combattere su tutti i fronti e  promosso S. Tenente a 17!... Ed i leggendari "Ragazzi dei '99 accorsi al fronte dopo Caporetto?...
    Anni dopo, nel '35, durante la campagna in A.O. non pochi ragazzi tentarono di imbarcarsi per  unirsi alle truppe in partenza e con gran delusione si videro respingere. Fu allora che il Luogotenente  Generale della M.V.S.N. Renato Ricci, Presidente dell'Opera Nazionale Balilla, costituì, presso  ogni Comitato provinciale dell'Ente, "manipoli" di Avanguardisti moschettieri, selezionati per doti  fisiche e morali, i quali, in caso di necessità, avrebbero potuto essere impegnati nella campagna  coloniale. Ebbero una divisa speciale ed un armamento che li distinse dagli altri Avanguardisti, un  particolare addestramento premilitare; furono convocati a Bolzano per dimostrare la loro  preparazione, ma la campagna terminò il 9 maggio '36 con la proclamazione dell'Impero ed i  moschettieri rimasero come formazione speciale dell'O.N.B.
    Quando nel 1940 l'Italia entrò nuovamente in guerra circa 24.000 Giovani Fascisti (inquadrati  nella GIL, l'ente che aveva assorbito l'ONB) accorsero volontari per la "Marcia della Giovinezza"  per dimostrare la loro preparazione ed il desiderio di combattere. Nel tardo autunno i 22  Battaglioni nei quali erano confluiti furono sciolti ma molti vollero andare al fronte con le FF.AA.  Nacque il Reggimento "VOLONTARI GIOVANI FASCISTI" che, regolarmente inquadrato  nell'Esercito, si coprì di gloria in Africa settentrionale a Bir el Gobi. Altri Battaglioni di "Volontari  della G.I.L." furono impegnati a fianco delle FF.AA. distinguendosi per valore ed entusiasmo.
    Nel '43, come è noto, il Regio Governo di Badoglio proclamò l'armistizio (8 settembre) e fuggì al  Sud abbandonando l'Italia e tutte le FF.AA. al loro destino. Nel caos che ne seguì le FF.AA.  germaniche, tradite dall'improvviso voltafaccia, con 14 loro Divisioni neutralizzarono 33 delle nostre  ormai allo sbando senza direttive centrali; e dei 900.000 soldati sbandati sui vari fronti circa  400.000 furono "cautelativamente" internati in Germania. Solo circa 180.000 fra Ufficiali, sottufficiali  e soldati (prevalentemente della M.V.S.N.) rimasero al loro posto, a fianco dei Tedeschi, per  salvare l'"Onore d'Italia" e costituirono il primo nucleo delle nuove FF.AA.
    Liberato con ardita operazione dalla prigione sul Gran Sasso, Mussolini formò la Repubblica  Sociale Italiana e fra le molte iniziative per normalizzare la vita della Nazione volle la ricostruzione  delle FF.AA. e ovviamente, riapparve il fenomeno dei volontarismo giovanile: la stampa dell'epoca è  piena di notizie di fughe di giovani da casa e le foto ritraggono molti ragazzi arruolati in Unità  combattenti. Una fra tutte quella del Btg. "BARBARIGO" della Xa Divisione, schierato a Roma  prima di partire per il fronte di Nettuno: in essa si notano due ragazzi in uniforme, accanto al padre,  e la "mascotte" accanto al trombettiere
    Per disciplinare queste fughe, evitare il decadimento morale e non tradire le aspettative di questi  giovanissimi volontari, il Gen. Renato Ricci, Comandante della Guardia Nazionale Repubblicana e  Presidente della ricostituita Opera Balilla (già forte di circa 650.000 iscritti) riprese l'idea del 1935,  disponendo la formazione presso ogni Comitato provinciale dell'Ente di Reparti di  "AVANGUARDISTI VOLONTARI MOSCHETTIERI", di età non inferiore ai 15 anni (limite che  conobbe qualche deroga in difetto da parte di qualche ragazzo che per prestanza fisica "barò"  sull'età), di sana e robusta costituzione e di ineccepibili doti morali, con l'avallo dei genitori. I reparti,  pur nati nell'O.B., furono posti alle dipendenze del Comando Generale della G.N.R. I giovani  ebbero uniforme simile alle altre dei reparti combattenti ma si distinsero per le "Fiamme bianche" sul  bavero della giubba e dalle quali trassero il nome. Dopo un severo addestramento presso le sedi di  reclutamento il 20 maggio '44 i Reparti furono concentrati in un Campo a Velo d'Astico (VI) per un  ulteriore impegno. Già in quei primi tempi alcuni giovani caddero; come i 7 dei Reparti toscani  falciati da un mitragliamento della tradotta che li trasportava al Campo nazionale presso Canàro  (RO). A Velo d'Astico i circa 6000 FF.BB. furono ripartiti in 6 Legioni. Impegnati diuturnamente in  severe attività cantavano, con la spensieratezza giovanile: "i sedici anni li consumiamo fra la gavetta e  le scarpinate!..." ardenti d'entusiasmo e desiderosi di combattere per mostrare il loro valore. E ben  presto lo dimostrarono: il 18 luglio a Tonezza il I° Battaglione, accantonato nella Caserma della  ex-Scuola A.U. fu attaccato da 60 partigiani, ma i ragazzi, cantando "Fratelli d'Italia", combatterono  valorosamente. Caddero il Ten. PETTINATO e le Fiamme bianche CECCARELLI, NASUTI e  TREVISAN, ma anche tre partigiani.
    Come ha scritto Pisanò: "i giovani che avevano anelato al battesimo di fuoco contro nemici esterni  si trovarono a combattere contro connazionali, ma caddero nella disperata ultima trincea della  Patria, quella che abbracciava la migliore Gioventù d'Italia!... " Quel Battaglione si era dato il motto:  "RENDICI L'ONORE! " e veramente dimostrò di esserne degno.
    Il 10 agosto il Campo fu sciolto, i giovani più idonei furono immessi in due Battaglioni inviati  prima al Albavilla (CO) poi a Marzio (VA) e quando nacque la Divisione "ETNA" della G.N.R. i  ragazzi furono smistati prima nel I° Btg. Ciclisti d’assalto “ROMA", poi in reparti di Difesa  contraerea. Altri passarono in altre formazioni combattenti della R.S.I. ovunque distinguendosi per  l'impegno ed il valore. Citando ancora il Pisanò:... "dove mancò l'esperienza dei vecchi combattenti  supplì il coraggio spesso temerario, e dove non poteva prevalere il numero supplì l'entusiasmo!..."
    L'ultima prova delle "Fiamme bianche", come è noto, avvenne a Bagnolo S. Vito (MN) il 24  aprile'45. La Compagnia "CACCIATORI DI CARRI", ripiegando sotto la pressione nemica, lasciò  alcuni giovani ex-Moschettieri a contrastarla. Rifulse il loro valore, una colonna nemica dovette  arrestarsi ma tre giovani caddero: BASSANI, BRIZZI e DELLA ROCCA, dopo una difesa  disperata!
    Anche se per troppo tempo ignorate, causa la perdita di ruolini e documenti ufficiali, le "Fiamme  bianche" col loro entusiasmo, il loro coraggio, il loro sangue generoso, hanno dimostrato  ampiamente di essere degni dei loro fratelli maggiori e dei loro padri. E tutti coloro che in Italia,  oggi, parlano di COSCIENZA o di VOLONTARISMO per trovare scappatoie al servizio militare  di leva o pretesti per usufruire di sovvenzioni pubbliche, e spesso irridono, con incolpevole  ignoranza, un periodo storico (ipocritamente tenuto loro nascosto o alterato per certi opportunismi  politici) e quelli che combatterono dalla "parte sbagliata", dovrebbero tacere e far tanto di cappello  di fronte a chi, quando in Italia sembrava tutto perduto e gli stranieri, al Sud ed al Nord, ne  calpestavano il territorio, accettò di combattere non per paghe speciali, ma per l'amore e ]'Onore  della Patria. Particolarmente i giovanissimi!
 

 

 
 

Nessun commento:

Posta un commento